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Astro's Playroom e DualSense PS5: Provato il primo livello!

PS5 è finalmente arrivata in redazione insieme al DualSense e al primo gioco next-gen, Astro's Playroom: abbiamo provato il primo livello, Cooling Springs!

PROVATO di Raffaele Staccini   —   29/10/2020

Provare Astro's Playroom suscita una certa emozione: non solo si tratta del primo gioco PS5 su cui mettere le mani, ma rappresenta anche il primo approccio con DualSense. Non è un caso che il nuovo controller Sony sia il fulcro dell'esperienza creata da Asobi Team di Japan Studio: la novità del feedback dell'erede del DualShock è tale e tanto evidente che non si può fare a meno di rimanere a bocca aperta già nel tutorial.

Ma limitare Astro's Playroom a semplice showcase per trigger adattivi e feedback aptico sarebbe un peccato mortale. Dietro quella che appare come una demo tecnica, infatti, c'è uno degli studio più sorprendenti e originale della passata generazione, che è stato capace di creare una delle esperienze imprescindibili di PlayStation VR e della realtà virtuale in generale: Astro Bot Rescue Mission. Per questo ci siamo approcciati con grande attenzione a quest'opera, convinti che possa nascondere molto di quello che si possa immaginare.

Ho un AstroBot dentro PS5!

Nessuno o quasi ricorda The Playroom: la demo pubblicata nel 2013 al lancio di PlayStation 4 non era altro che un simpatico espediente per presentare il Dualshock 4; non introduceva nulla di davvero nuovo o memorabile, se non una serie di buffi robottini che sembravano vivere all'interno del controller. Per questo fu una sorpresa incredibile rendersi conto che uno di quei robottini era diventato protagonista di un titolo cult, un must-have della libreria esclusiva di PlayStation VR che risponde al titolo del già citato Astro Bot Rescue Mission.

Astro's Playroom nasce proprio da queste esperienze, e unisce l'idea di uno showcase del controller di The Playroom alla vena creativa di Asobi Team. Inutile dire che una combinazione simile rende difficile calibrare le aspettative, specie quando la stessa Sony presenta il gioco come un'esperienza completa, ma pensata per mostrare le potenzialità di DualSense. Una definizione perfetta per causare l'emicrania a qualsiasi critico! Lasceremo quindi l'incombenza di inquadrare il gioco nei giusti confini a chi si occuperà della recensione e in questa sede ci limiteremo a descrivere l'esperienza del primo livello: Cooling Springs. La premessa che muove le vicende non è esplicita, ma facilmente intuibile: i robottini Sony sono approdati sulla nuova console e si preparano ad esplorarne le componenti. E come lascia intendere il nome dello stage si parte proprio da uno degli elementi più chiacchierati della macchina: l'impianto di raffreddamento. L'ambientazione non può quindi che essere a tema: ventole un po' ovunque, blocchi di ghiaccio qua e là e una verticalità che non è altro che la controparte in campo di level design del movimento dei flussi d'aria interni alla macchina. Non si può certo dire che non sia una premessa originale.

Gameplay e Easter Egg

Astros Playroom Kratos God Of War

Il gameplay alla base di questo primo mondo non è invece nulla di particolarmente rivoluzionario. Si viene accolti da un laghetto invaso di robo-turisti, dove si fa la conoscenza dei primi nemici e di tre diverse tipologia di collezionabili: classiche monete d'oro, pezzi di puzzle e artefatti, ovvero riproduzioni 3D di console, supporti per giochi e accessori che hanno fatto la storia di PlayStation. Non è certo questo il titolo dove mettere alla prova la potenza tecnica di PS5: tuttavia il lavoro di Asobi Team gira fluido a 4K e 60 fotogrammi al secondo, vanta caricamenti rapidissimi grazie all'SSD e mostra un sistema di illuminazione e riflessi sempre molto convincente. I cattivi sono piuttosto variegati, e spaziano da semplici kamikaze disarmati a minirobot dotati di spuntoni, fino a pallottoli dotati di poteri elettrici che colpiscono ad area. Nel mezzo una miriadi di "fratelli" del nostro protagonista, impegnati nelle attività più assurde e imprevedibili: c'è chi prende semplicemente il sole e chi fa surf, chi dipinge e chi è impegnato in party fuori di testa, con tanto di imitazione delle gesta di Guglielmo Tell e della sua famosa prova della mela. Ma non è tutto, perché gli scenari e i ricchi fondali del livello sono pieni zeppi di easter egg che richiamano le avventure vissute su PlayStation 4: in un'area c'è un richiamo al minigioco Ocean Descent di PlayStation VR Worlds, mentre in mezzo al laghetto c'è chi gira una delle scene più iconiche di PlayStation 4. Vediamo infatti un camerabot alle prese con la ripresa della traversata di Kratobot e Atreobot, controparti robottose dei più famosi eroi di God of War, Kratos e Atreos per l'appunto. Per chi ha vissuto l'ultima generazione da protagonista è un vero piacere scovare questi piccoli dettagli, forse persino più dell'attraversare il livello per intero. E per la cronaca, i nomi assegnati ai singoli robot sono quanto di meno ufficiale esista su questa terra: tuttavia non crediamo esista un modo più efficace di questo per caratterizzarli.

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Come già anticipato, le meccaniche che muovono questo simpatico platform non sono particolarmente innovative: si salta e si fluttua in aria, si usa un tasto per attaccare con più o meno impeto, e in alcune sezioni si usa il giroscopio per indirizzare il movimento. Di tanto in tanto si usa il microfono per soffiare su una girandola, oppure il touchpad per chiudere una cerniera, ma nulla più. Al di là delle trovate citazioniste, il sistema di gioco non fa nulla di particolare per conquistare il giocatore. Il bello, però, è che non ne ha bisogno! Il DualSense offre infatti tutto quello che serve per sorprendere e riempire di meraviglia chi si avvicina per la prima volta alle sue tecnologia. Da una parte, infatti, il feedback aptico restituisce una vibrazione ancor più precisa e potente di quella delle HD Rumble dei Joy-Con di Nintendo Switch; dall'altra le sezioni nei panni di una molla fanno sperimentare per la prima volta la resistenza dei trigger adattivi, che rappresentano qualcosa di davvero mai sperimentato prima d'ora in un videogioco.

La rivoluzione del DualSense

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È quindi davvero il DualSense la vera next-gen di Sony? È presto per dirlo: ciò che è certo è che il nuovo controller PS5 è l'elemento che spicca di più durante i primi minuti in compagnia di Astro's Playroom. La precisione della resa nell'alternanza dei passi con la vibrazione che passa da sinistra a destra in corrispondenza con lo spostamento del baricentro del robot, il diverso feeling sulle superfici più o meno morbide degli scenari e la riproduzione dell'impedimento del vento agli spostamenti sono solo una parte di quello che permette di sperimentare il pad. Al contempo la resistenza variabile dei trigger è stupefacente: muoversi nei panni di una robomolla attraverso il giroscopio non è certo una passeggiata di piacere, anzi il più delle volte risulta frustrante; non si può però nascondere che attivare il saltello attraverso i grilletti sia una vera libidine. Si finisce a trascorrere più tempo del dovuto a spostarsi a destra e a sinistra per il solo piacere di mettere alla prova la corsa e la durezza del trigger, con un sorriso ebete sul volto a ogni errore o morte che allunghi di qualche secondo in più quest'esperienza catartica. È chiaro che una situazione simile non possa durare a lungo, e che l'effetto novità andrà via via scemando. Tuttavia è difficile non notare le potenzialità di una tecnologia simile nei generi più disparati, a partire da sparatutto e giochi di guida. Difficile azzardare ora se sarà o meno un elemento in grado di spostare gli equilibri della console war, ma non ci sorprenderebbe ritrovarci a sentirne la mancanza una volta che ci avremo fatto l'abitudine.

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Il primo livello di Astro's Playroom non prelude a un platform rivoluzionario: in questo stage introduttivo Asobi Team si è limitato al classico compitino, senza provare in alcun modo a introdurre elementi innovativi. Il citazionismo autoreferenziale e stucchevolmente piacevole la fa da padrone, e le meccaniche sono semplice e scolastiche, in alcuni tratti persino irritanti. Non sappiamo se gli altri mondi oseranno di più, lasciando emergere il talento cristallino di uno dei team che si sono più abili nell'utilizzo della realtà virtuale. Ciò che è certo è che il DualSense da solo riesce a dare compiutezza a tutto questo, trasformando uno scenario ricco di elementi di contorno ma poca sostanze in un'esperienza di gioco senza precedenti. E non è certo poco.

CERTEZZE

  • I robottini sono adorabili nelle loro attività
  • Fondali molto curati
  • I trigger del DualSense sono un "guilty pleasure"

DUBBI

  • A Cooling Springs non c'è nulla di davvero nuovo
  • I sensori di movimento a tutti i costi
  • L'effetto wow di trigger e vibrazione quanto durerà?