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Baby Steps, abbiamo provato questo pazzo simulatore di camminata che cita Death Stranding

Dopo Ape Out, Bennett Foddy, Gabe Cuzzillo e Maxi Boch tornano con un videogioco che pare quasi uno scherzo.

PROVATO di Fabio Di Felice   —   12/06/2025
Nate è il protagonista di Baby Steps, un vero e proprio simulatore di camminata
Baby Steps
Baby Steps
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Baby Steps nasce da una sorta di sfida tra Gabe Cuzzillo e Bennett Foddy. I due sono buoni amici e hanno già collaborato qualche anno fa, insieme al compositore Maxi Boch, al folle Ape Out, un videogioco nel quale si mescolano i tempi e i ritmi del jazz alla sete di sangue di un gorilla impazzito. Ma torniamo alla sfida: tutto inizia quando Cuzzillo si presenta da Foddy affermando di essere in grado di realizzare una versione del suo QWOP nella quale il giocatore possa controllare la fisica del corpo, anziché subirne passivamente gli effetti.

Per rispondere alla domanda che sicuramente vi sarà venuta in mente: QWOP è uno dei due videogiochi più famosi di Bennett Foddy (l'altro è Getting Over It with Bennett Foddy), in cui, attraverso i tasti della tastiera, si muovono gli arti di un atleta. I tasti Q e W muovono la parte superiore delle gambe, mentre O e P controllano i polpacci. Sembra tutto facile sulla carta, ma vi assicuriamo che è un inferno in terra. Foddy, infatti, è un po' l'alfiere di quei rage game che per molto tempo sono stati di gran moda, specialmente su YouTube, dal momento che sembravano realizzati per avere un solo scopo: far impazzire di rabbia e frustrazione chi ci gioca.

Ecco Nate, il nostro simpatico (?) protagonista
Ecco Nate, il nostro simpatico (?) protagonista

Sentitosi punto sul vivo, Foddy gli dice che è impossibile, sarebbe troppo difficile realizzare quell'idea. In tutta risposta, due ore più tardi, Cuzzillo ha un prototipo di gameplay. Quel prototipo diventerà Baby Steps, un videogioco nel quale la cosa più scontata di qualsiasi altro titolo, ovvero camminare, si trasforma nella sfida principale. Con un umorismo tutto suo, uno straordinario cattivo gusto e una difficoltà al limite dell'esaurimento nervoso, Baby Steps è ora disponibile alla prova con una breve demo che può essere completata in fretta. A patto di riuscire a mettere due passi in fila e di non abbandonarsi a peso morto, rotolando fino ai piedi della montagna.

Nate, un uomo che non sa camminare

Qualche tempo fa, qui in Italia, l'ex ministro dell'economia Padoa-Schioppa, utilizzò un termine un bel po' infelice per indicare tutti quei giovani adulti che non avevano lasciato ancora la casa dei genitori. Disse che erano dei bamboccioni. Ci rincresce dover utilizzare un termine che non abbiamo molto in simpatia, ma è forse l'immagine più corretta di Nate, il protagonista di Baby Steps: un uomo di trentacinque anni che indossa un orribile pigiama macchiato, unto e attillato e passa tutte le sue giornate sul divano dei suoi. Ormai ridotto a un porcile, con resti di cibo e sporcizia varia, quel luogo è il posto sicuro di Nate, che da lì esplora mondi avventurosi esclusivamente attraverso il televisore. Ora, però, sembra proprio che dovrà prepararsi ad affrontare una lunga strada sulle sue gambe, perché all'improvviso la TV lo risucchia al suo interno, catapultandolo in un videogioco open world. Qualcuno ha già parlato di isekai, ovvero le narrazioni giapponesi nel quale il protagonista muore e si ritrova in un mondo fantasy, e in effetti le premesse ci sono tutte... anche se Nate non si reincarna mica in un eroe senza macchia. Resta il solito bambinone svogliato che sta in piedi per miracolo.

Il primo, traumatico passo di Nate nel mondo fantasy dov'è finito
Il primo, traumatico passo di Nate nel mondo fantasy dov'è finito

Questa è la folle premessa narrativa di Baby Steps e, per quello che abbiamo visto in questa oretta trascorsa in compagnia di Nate - e non possiamo certo dire che sia stata piacevole - non crediamo che diventerà molto più profonda di così. Il videogioco di Cuzzillo e Foddy vive di dialoghi assurdi, di incontri con personaggi, se possibile, ancora più sgradevoli di Nate, che scorrazzano apparentemente senza un senso in questo mondo aperto. Sono uomini come lui, giovani adulti vestiti in maniera stramba, ma dall'animo altruista. Come quello stranissimo tipo con gli occhi pazzi e una bandana in testa che ci si avvicina di corsa non appena mossi i nostri disastrosi primi passi.

Questo losco figuro, Jim, si prodiga con un po' troppa veemenza nell'offrirsi di aiutare Nate non appena questi si ritrova misteriosamente nelle terre deserte. Magari, dice, può provare a procurarsi delle scarpe per Nate in modo che possa camminare in maniera più agile, visto che il terreno e il percorso che gli si prospetta davanti è impervio, ricco di salite e di sassi. Ma Nate è totalmente disabituato al contatto sociale e non riesce a rapportarsi con quell'uomo. In più deve fare pipì, e non è disposto a farla da nessuna parte se non in una toilette come si deve.

No, Jim, non faremo la pipì mentre ci guardi
No, Jim, non faremo la pipì mentre ci guardi

Questo primo scambio di battute, che può sembrare insignificante e che verte a lungo sulla vescica piena di Nate, è in realtà molto importante perché mette in chiaro il tono del racconto: i dialoghi sono pregni di una comicità imbarazzante (oggi la definiremmo cringe) che punta a mettere a disagio il videogiocatore con appena due scambi di battute. Sono divertenti, pur nella loro natura scatologica e nella loro esplicita esagerazione, ma bisogna avere quel gusto e quel senso dell'umorismo lì.

Un passo dietro l'altro

Messo in chiaro il fatto che non faremo pipì mentre Jim ci guarda e tolti di mezzo gli imbarazzanti tentativi di socialità del nostro Nate, bisogna darsi una mossa e cercare il bagno. Il gioco ci dice che inclinando la levetta analogica possiamo camminare. D'altronde è così che abbiamo fatto negli ultimi trent'anni di videogiochi. Ma è un inganno: appena spostiamo l'analogico, il corpo di Nate si protende in avanti e cade rovinosamente dando una fortissima facciata contro il terreno. Dopo di che, lamentandosi, rotola e si rimette in piedi. Ecco come si risolve quella scommessa tra Foddy e Cuzzillo: i due grilletti dorsali del pad sono deputati al movimento delle gambe di Nate. In pratica tutto il gioco si basa su un equilibrio molto preciso che ci vede dover inclinare leggermente il corpo e contestualmente alzare una gamba, quindi lasciare il grilletto e agire sull'altro per muovere l'altra gamba. Imparare a camminare, insomma, come fa un bebè. Da qui il titolo, Baby Steps.

Muoversi in salita è tutt'altro che semplice e richiede ottima coordinazione
Muoversi in salita è tutt'altro che semplice e richiede ottima coordinazione

In effetti Nate ciondola con la stessa goffaggine di un bambino che ha appena imparato a stare in piedi (pur non essendo nemmeno lontanamente altrettanto grazioso, anzi...). È difficile, specialmente all'inizio, capire qual è il ritmo giusto da imporre all'andatura del personaggio, e soprattutto a quale angolazione dobbiamo agire per fare in modo che Nate non si sbilanci troppo - o troppo poco - in avanti. E dire che dapprima il percorso è semplicemente un sentiero dritto e senza ostacoli. Ma ben presto, quando l'orizzonte si spalanca su una vallata irta di insidie naturali... ecco, in quel momento viene fuori tutto il sadismo di Foddy, e capirete che Baby Steps vi spedirà dritti all'inferno.

Bisogna ammettere che, una volta interiorizzata la giusta sequenza dei tasti da premere, le parole di Cuzzillo assumono un senso: con una certa coordinazione i "baby steps" di Nate non sembrano più così impossibili e si ha l'impressione di avere un controllo infinitamente maggiore e più preciso rispetto ai classici rage game di Foddy. Quando si prende il ritmo giusto - e ovviamente se si prosegue su un terreno piano - il nostro bambinone va spedito. Chiaramente Foddy e Cuzzillo ci mettono i bastoni tra le ruote fin da subito: ci sono tronchi da usare come ponti, ripide salite che impongono una coordinazione differente e che, in caso di caduta, potrebbero riportare Nate all'inizio del percorso.

Baby Steps promette di avere delle sfide davvero difficili al suo interno
Baby Steps promette di avere delle sfide davvero difficili al suo interno

Una delle sfide più difficili da superare, per esempio, arriva in chiusura della demo: c'è un piccolo fuocherello da campo su uno spiazzo montano. Una ciotola di cibo tutt'altro che allettante che bolle sopra a un allegro falò. Nate ha tutta l'intenzione di raggiungere e mangiare quella brodaglia, ma per farlo dovrà arrampicarsi sul versante e superare delle scalette di roccia non proprio semplici per la sua claudicante andatura. Ecco, ci abbiamo impiegato dieci minuti buoni, rotolando da un versante all'altro della montagna.

Don't be so serious

Fa strano dirlo, ma c'è qualcosa di Death Stranding dentro Baby Steps. Il videogioco di Hideo Kojima è uno dei più virtuosi esempi di open world in cui bisogna studiare il terreno per capire se Sam Porter Bridges riuscirà ad affrontarlo pur mantenendo il precario equilibrio dei pacchi che porta sulla schiena. Inoltre è filosoficamente uno di quei titoli in cui il percorso è più importante del traguardo. In effetti Foddy ha dichiarato che Death Stranding è stata una grande ispirazione per Baby Steps e che hanno cercato soprattutto di ricreare una sensazione ben precisa: quella che si prova quando si riesce a superare un pendio particolarmente ostico e si ripensa al percorso. Quella vertigine che ti prende allo stomaco e ti fa sentire la fatica nel momento in cui realizzi: ero laggiù un attimo fa. Solo che in Baby Steps rischi concretamente di ruotare un po' troppo il corpo di Nate e di finire per cadere di sotto. Rotolando fino a dov'eri un attimo fa.

Per fortuna Nate non soffre danni da caduta o sarebbe morto decine di volte durante la nostra prova
Per fortuna Nate non soffre danni da caduta o sarebbe morto decine di volte durante la nostra prova

Fortunatamente, in questo videogioco, Nate non riporta danni dalle cadute di cui è vittima. Durante le nostre passeggiate lo abbiamo visto andare giù per decine di metri, sbattendo la testa come un pallone da calcio e poi rialzarsi come se niente fosse. Questo perché, nonostante il "percorso" della demo sia breve e piuttosto lineare, ci viene poi lasciata la libertà di scorrazzare a destra e a manca per esplorare un po' questo mondo desolato. Non c'è alcuna mappa da seguire (e anzi, il videogioco ci scherza su durante una delle scene di intermezzo), ma è facile individuare elementi d'interesse segnalati da paletti con bandierine rosse che sventolano al vento.

In un coraggioso slancio d'iniziativa, ci siamo impegnati a scalare un sottile muretto solo per protenderci e afferrare un cappellino di paglia che Nate ha indossato immediatamente. Molto grazioso. Peccato che subito dopo siamo precipitati dal bastione e il cappello sia volato via chissà dove. Ecco, questa è proprio la beffarda ironia a cui ci ha abituati Foddy.

Baby Steps è un videogioco intriso di umorismo, ma è uno humor dal gusto molto specifico, che bisogna apprezzare veramente molto per essere disposti a soffrire attraverso le sue perfide meccaniche. Nei panni di Nate, ci troviamo alle prese con uno schema di comandi semplice quanto diabolico, e passo dopo passo dobbiamo affrontare il sadismo creativo di Foddy e Cuzzillo che ci mettono davanti a ponti sospesi, ripide salite e scale di pietra. Sicuramente non è un videogioco per tutti, perché la frustrazione è sempre dietro l'angolo, ma abbiamo avuto un assaggio veramente troppo limitato per sbilanciarci con il giudizio. Con l'equilibrio, invece, ci siamo sbilanciati parecchio, finendo a terra e dando delle sonore testate.

CERTEZZE

  • L'umorismo cringe ci ha fatto sghignazzare
  • Vogliamo proprio sapere cos'altro ci riserva questo mondo
  • Le meccaniche sono strane ma divertenti

DUBBI

  • Può provocare fortissima frustrazione
  • A volte può dare la sensazione di essere impossibile
  • Il vero dubbio è: come può reggere sul lungo periodo?