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Cocoon: abbiamo provato il gioco-rivelazione dell'anno?

Cocoon ha rubato la scena alla Summer Game Fest, rivelandosi un'avventura elegante e magnetica, con un design innovativo e un'estetica eccezionale.

Cocoon: abbiamo provato il gioco-rivelazione dell'anno?
PROVATO di Vincenzo Lettera   —   16/06/2023

Nella frenesia di una settimana densa di grandi conferenze e nomi celebri come Starfield, Avatar: Frontiers of Pandora e Star Wars Outlaws, sarebbe un sacrilegio perdere di vista quello che è stato indubbiamente uno dei videogiochi più interessanti e incantevoli della Summer Game Fest. Un'esperienza dalle dimensioni infinitamente più contenute e dal nome sconosciuto, ma tra le più preziose ed eleganti che abbiamo provato in tempi recenti, con un pedigree di tutto rispetto.

Durante la trasferta a Los Angeles abbiamo provato Cocoon, un delicato intreccio di avventure ed enigmi, pubblicato da Annapurna e creato da Jeppe Carlsen, sviluppatore che ha ricoperto il ruolo di gameplay designer dietro Limbo e Inside, due giochi con cui questa nuova avventura condivide un mondo ricco d'atmosfera, dove le parole lasciano il posto a un'esperienza che sorprende tanto nell'estetica quanto nel design degli enigmi. La mezz'ora passata col gioco ha lasciato pochi dubbi: Cocoon potrebbe essere la grande sorpresa indie di quest'anno e anche di più.

Il multiverso di Cocoon

Non c'è ancora una data d'uscita di Cocoon, ma il gioco appare già estremamente curato e solido
Non c'è ancora una data d'uscita di Cocoon, ma il gioco appare già estremamente curato e solido

Cocoon ci catapulta in un'avventura minimalista su un pianeta alieno, dove il protagonista è una curiosa creatura, ibrido tra umano e insetto. Al giocatore non viene suggerito chi è e qual è il suo ruolo in questa strana ambientazione, e così l'unica cosa che può fare è esplorare in giro e interagire con tutto quello che gli capita sotto mano. Il protagonista non può saltare o volare, né tantomeno può combattere: facendo vibrare le sue ali può attivare dei congegni, oppure può afferrare e tirare delle leve e degli oggetti, ma il design dei livelli e degli enigmi ruota soprattutto attorno all'utilizzo di una misteriosa sfera magica.

Il giocatore può raccogliere la sfera magica sulle spalle e spostarla per lo scenario, farla passare attraverso dei tubi e inserirla in alcune cavità per attivare dei meccanismi. La sfera può illuminare percorsi nascosti, oppure può fungere da calamita per degli oggetti dello scenario, e chissà in quali altri modi potrà essere utilizzata andando avanti.

Tuttavia il vero colpo di genio si scopre poco dopo l'inizio del gioco, quando ci si rende conto che il mondo in cui abbiamo giocato fino a quel momento era contenuto esso stesso all'interno di un'altra sfera. È come se stringessimo tra le mani una di quelle palle di vetro con la neve dentro, e improvvisamente realizzassimo di essere a nostra volta all'interno di una sfera di vetro. È il finale di Man in Black, ma trasformato in un videogioco con delle ambientazioni affascinanti e degli enigmi sopraffini.

E se vi sembra sorprendente già così, preparatevi al colpo di grazia: non solo il giocatore può proiettarsi dentro e fuori queste sfere, scoprendo di volta in volta ambientazioni diverse, ma può addirittura prendere una sfera e portarla con sé all'interno di un'altra. Altro che multiversi. Carlsen ha immaginato i livelli di Cocoon come fossero dei dungeon di The Legend of Zelda, con tanto di enigmi e boss, ma con la possibilità di "trasportare" ciascun dungeon per portarlo dentro a un altro dungeon. È un'idea molto astratta che a parole suona senza senso, ma che appare di una disarmante semplicità quando la si vede realizzarsi in Cocoon. Più che game design, sembra un gioco di prestigio.

Un puzzle fuori dal mondo

Non fatevi ingannare: Cocoon sa avere un'atmosfera misteriosa e quasi sinistra
Non fatevi ingannare: Cocoon sa avere un'atmosfera misteriosa e quasi sinistra

Per risolvere gli enigmi bisognerà quindi trasportare le sfere una dentro l'altra, visto che ognuna di esse ha delle proprietà particolari: una sfera in grado di illuminare il percorso sarà utile per svelare i sentieri nascosti all'interno di altri mondi, oppure un'altra permette di camminare sull'acqua; in certi casi per attivare un congegno sarà necessario avere due sfere nello stesso mondo. Come i migliori puzzle game ambientali, Cocoon si basa su un'idea che potenzialmente può creare degli enigmi geniali e intricati, ma allo stesso tempo si spera che il team di sviluppo abbia trovato un buon equilibrio, e che non ci si trovi nelle fasi più avanzate a sbattere la testa contro puzzle troppo astrusi.

La parte iniziale del gioco ha una curva perfetta e introduce via via a cosa è possibile fare con le sfere, senza che sia soverchiante. C'è anche spazio per dei boss da affrontare, con la sfera che viene posizionata e utilizzata per indebolire il nemico mentre si schivano man mano i suoi attacchi: non c'è combattimento, il nostro alter-ego non può dare pugni e calci, ma al massimo può raccogliere da terra bombe da lanciare o direzionare dei getti contro il boss.

Portare una sfera attraverso un livello potrebbe sembrare un'attività noiosa, ma ogni singola interazione della demo era nuova e sorprendente
Portare una sfera attraverso un livello potrebbe sembrare un'attività noiosa, ma ogni singola interazione della demo era nuova e sorprendente

Inoltre, non c'è game over: anziché uccidere il giocatore, il boss lo scaraventa fuori dalla sfera, una meccanica che nella sua semplicità è brillante, oltre che perfettamente coerente col resto del gioco: sottolinea la struttura a più livelli del mondo, e intanto ricorda al giocatore che il suo obiettivo è conquistare la sfera in cui si trova. E poi, uscire e rientrare in una sfera è sempre uno spettacolo da vedere. Ogni singola interazione coi mondi ha un feeling tattile, e in tanti piccoli modi ogni cosa sembra rispondere al passaggio del giocatore.

Il contenuto della sfera oscilla mentre la si porta in spalla, le piattaforme vibrano quando ci si cammina sopra, così come l'acqua che si increspa. Tutto dà una strana soddisfazione, e il merito è anche di Jakob Schmid, responsabile dell'audio e delle musiche del gioco, anche lui precedentemente in Playdead per lavorare a Inside. Ora organici, ora metallici, i suoni e i rumori contribuiscono a caratterizzare ogni ambientazione, riverberando nello spazio dando quasi la sensazione di trovarsi in una... palla di vetro. Nel sottofondo ambient spunta qualche nota giusto per aggiungere ancora più mistero e un senso di irrequietezza, ma senza mai rovinare l'atmosfera con musiche intrusive. Assolutamente perfetto.

Tra tutti i giochi provati alla Summer Game Fest, Cocoon era quello che più di tutti avremmo voluto continuare a giocare. L'atmosfera misteriosa e ipnotizzante si affianca a un'idea di design assolutamente originale e a enigmi sempre stimolanti. Il gioco di Jeppe Carlsen ha mostrato un potenziale magnetico ed elegante che è impossibile ignorare, e l'esperienza breve ma intensa vissuta durante la Summer Game Fest ha lasciato un'impressione indelebile, proiettando Cocoon come potenziale rivelazione indie dell'anno. Cocoon è, letteralmente, un gioco fuori dal mondo.

CERTEZZE

  • Un design elegante e sorprendente
  • L'atmosfera misteriosa e sinistra
  • Enigmi stimolanti e mai banali

DUBBI

  • I puzzle dovranno essere vari e intelligenti ma mai eccessivamente astrusi