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Dead or Alive 6: video recensione

Dopo il grande successo della versione free-to-play di Dead or Alive 5, Team Ninja rilancia la sua serie di picchiaduro con Dead or Alive 6: la nostra video recensione.

VIDEO di Raffaele Staccini   —   01/03/2019

Come potete vedere nella nostra video recensione di Dead or Alive 6 fa meno leva sull'erotismo rispetto al precedente capitolo, anche se continuano a essere presenti i costumi sbloccabili tipici della serie. A livello di contenuti, il nuovo picchiaduro di Team Ninja è un mix di tradizione e di modernità.

L'offerta in singolo è fin troppo classica e simile a quella di Dead or Alive 5, con il suo story mode a inserti paralleli, il ritorno della missione DOA e un contorno composto dalle modalità arcade, allenamento, versus e survival. La trama della modalità storia non ha grande maturità narrativa, ma il doppiaggio giapponese, al contrario di quello in inglese, riesce a valorizzare l'assurdità di alcune sequenze. Il completamento di tutti i capitoli richiede un po' di tempo, anche se il grado di sfida risulta generalmente banale e bisogna impegnarsi un po' solo quando si arriva alle fasi finali. La Missione DOA consiste invece in una serie di sfide basate su un sistema di progressione tradizionale, in cui bisogna raggiungere specifici obiettivi per guadagnare da una a tre stelle e potersi cimentare in nuove missioni. Portare a termine questi incarichi, progressivamente più complessi, aiuta a prendere dimestichezza con alcune delle meccaniche più raffinate del gameplay, come ad esempio i movimenti laterali, i colpi a terra o le prese.

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Un picchiaduro a incontri moderno deve offrire anche un multiplayer di qualità. Eppure il netcode e la qualità dell'esperienza competitiva di Dead or Alive 6 sono ancora da rivedere. Gli indicatori della qualità della connessione si rivelano spesso poco attendibili e capita di incorrere in vistosi ritardi anche in partite che, almeno sulla carta, dovrebbero funzionare alla perfezione. Al momento, inoltre, non è possibile organizzare partite personalizzate, ma solo cercare sfide classificate, e bisognerà aspettare un aggiornamento gratuito perché la cosa venga sistemata.

Il roster è piuttosto ricco e variegato, ma include soltanto due nuovi personaggi, ovvero Diego e Nico. La caratterizzazione dei combattenti si conferma solida, non tanto nelle categorie estetiche quanto piuttosto negli stili di lotta, che sono riprodotti molto bene anche in termini di animazione e timing. Le modifiche ai vecchi personaggi rientrano nell'ambito delle sfumature, e sono mascherate in parte da un gameplay votato a una maggiore immediatezza e semplificato sotto alcuni aspetti. Con le impostazioni predefinite è infatti possibile accedere alle mosse speciali tramite la semplice pressione di un solo tasto. Queste permettono di eseguire una combo spettacolare, che può concludersi con un devastante colpo finale nel caso si disponga di entrambe le barre della "furia". L'impatto degli attacchi è stato rappresentato molto bene, ma i fan di vecchia data potrebbero storcere il naso di fronte a un approccio che rende più semplice infliggere molti danni, pur introducendo nuovi aspetti tattici. A proposito di danni, torna l'interazione con gli scenari, che produce conseguenze tanto spettacolari quanto dolorose per chi le subisce. Un paio di sequenze in particolare sono davvero fuori di testa, ma vanno a influenzare il bilanciamento dei match.

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A livello di grafica il colpo d'occhio generale è quello di un titolo che non ha fatto grandi passi in avanti rispetto al precedente episodio, e questa impressione viene amplificata anche dalla presenza di molti costumi riciclati. Le migliorie grafiche comunque non mancano: alcuni colpi danneggiano i vestiti dei personaggi, i combattenti vantano una buona espressività e l'effettistica si concentra persino su sudore e polvere. Gli scenari riflettono questa voglia di interazione, ma non tutti brillano dal punto di vista del design. Su PlayStation 4 Pro, infine, è presente un'opzione che permette di enfatizzare la risoluzione o le performance, ma a occhio nudo è difficile notare grosse differenze fra un'impostazione e l'altra. Ciò che si nota, invece, è un frame rate ancorato ai 60 fotogrammi al secondo, anche se soggetto a qualche calo difficile da comprendere.

Per saperne di più su Dead or Alive 6 vi invitiamo a leggere la recensione completa a cura di Tommaso Pugliese.