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Diplomacy is Not an Option, il provato di un RTS con il protagonista spietato e annoiato

Il provato di Diplomacy is Not an Option, uno strategico in tempo reale con il protagonista annoiato dalla vita che desidera solo massacrare i suoi nemici.

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   09/02/2022

Questa è la storia di un feudatario ricco e annoiato dalla vita, che non trae più alcun piacere da feste e orge. Il poveretto passa il tempo a bere e mangiare nella sua stanza, indifferente a ciò che gli accade intorno, finché un giorno non gli arriva una notizia che lo risveglia: dei contadini, insoddisfatti degli sprechi del re e della corte, si sono ribellati e vogliono prendere il potere. Il nostro arma quindi il suo esercito ordinandogli di difendere il suo castello, eccitato dalla prospettiva di spargere il sangue dei ribelli, armati di torce e forconi. Il massacro dei poveracci gli riesce così bene, da fargli ottenere complimenti e onori a corte, oltre a un nuovo incarico: conquistare un continente poco conosciuto, di cui si dice che trabocchi di risorse e minerali preziosi. Naturalmente c'è il piccolo dettaglio di dover massacrare la popolazione indigena per arrivare a ottenere i propri scopi. Ma è un'inezia: strage più, strage meno, cosa cambia?

Inoltre, in caso di vittoria, le cronache faranno passare i soprusi come atti eroici e i massacri come battaglie epiche in cui il bene ha avuto la meglio, con la complicità del popolo festante che acclamerà l'assassino come un condottiero. Certo, oltre agli esseri umani il continente sconosciuto è pieno di mostri e altre creature magiche, non proprio felicissime della nostra presenza, ma la realtà non può certo frenare l'ambizione e la sete di sangue. Inoltre siamo certi che il nostro feudatario meriti solo i complimenti del re e non di diventare re egli stesso, spodestando il tiranno con un colpo di stato?

Queste e altre domande ci opprimono da quando abbiamo provato Diplomacy is Not an Option, un RTS tipico dallo scenario atipico, intriso di cinismo.

Gameplay

Le battaglie campali sono la parte migliore del gioco
Le battaglie campali sono la parte migliore del gioco

Il gameplay di Diplomacy is Not an Option non offre in realtà molti spunti originali. Diciamo che imita pesantemente gli Age of Empires, alleggerendo il lato strategico per puntare maggiormente sulla costruzione delle fortificazioni e sulle battaglie campali. Di Fatto il gioco inizia a decollare quando ci si trova a dover fronteggiare gli attacchi di centinaia di nemici contemporaneamente, in scontri che solitamente vengono determinati più dalla preparazione che dalle scelte che si faranno in battaglia. Quindi, se le difese sono adeguate e l'esercito è abbastanza numeroso si riesce a fronteggiare la sfida, altrimenti non c'è niente da fare e qualsiasi tattica alternativa si provi ad applicare risulterà comunque in una sconfitta.

Partendo dalle basi, il giocatore è chiamato a prendere in mano il regno e l'esercito del feudatario annoiato di cui sopra, per farlo sviluppare in una serie di missioni che formano la campagna single player.

Le fasi classiche del genere ci sono tutte: raccolta automatica delle risorse, sviluppo della base tramite la costruzione di nuovi edifici e la crescita del castello, ricerca tecnologica, costruzione di mura con torri e cancelli e, ovviamente, accumulo di truppe per formare un esercito il più ampio e vario possibile. Naturalmente più il castello viene sviluppato e fortificato, più si ottengono unità migliori da schierare in battaglia. Comunque sia, il rapporto tra crescita della base e potenza dell'esercito dovrebbe essere ormai noto a tutti gli appassionati di strategia in tempo reale.

Qualche spunto originale

Lo sviluppo delle basi è importantissimo se si vuole vincere
Lo sviluppo delle basi è importantissimo se si vuole vincere

Ad aggiungere un po' di condimento alla formula classica, ci pensano alcuni aspetti che solitamente negli RTS non vengono molto curati. In particolare pensiamo alla simulazione fisica dei vari oggetti, con ad esempio i materiali con cui sono costruite mura ed edifici che rispondono in modo realistico alle sollecitazioni delle armi (es. le frecce rimbalzano sulle mura di pietra) e le unità che agiscono in base a ciò che vedono (ad esempio tengono conto dei punti morti quando schierate sulle torrette). Interessante anche il lato socio economico della simulazione, che ad esempio richiede di costruire un cimitero, con tanto di personale specializzato (leggasi becchino) per seppellire i morti, non creare malcontento e non far diffondere le epidemie. Se vogliamo questi piccoli dettagli sono il lato più interessante di Diplomacy is Not an Option, perché pur non rivoluzionando, creano delle situazioni inedite da tenere in considerazione se non si vuole perire e che rendono interessanti le partite. Proprio per questo gli sviluppatori hanno fatto una scelta abbastanza radicale sulla progressione: unità, edifici e meccaniche di gioco sono tutti disponibili sin dalla prima missione, senza limiti di sorta. L'obiettivo è quello di lasciare al giocatore l'onere di sperimentare e fare le sue scelte liberamente, a partire dal momento esatto in cui termina il tutorial.

Grafica Low-poly

Fortificare è una delle chiavi del successo, perché spesso i nemici saranno soverchianti per numero
Fortificare è una delle chiavi del successo, perché spesso i nemici saranno soverchianti per numero

Dal punto di vista tecnico il titolo di Door 407 offre una grafica low-poly di ottima fattura, che consente cose ottime in termini di quantità di unità in movimento sullo schermo, con alcune battaglie delle fasi avanzate combattute letteralmente tra migliaia di unità, che risultano spettacolari ed esteticamente appaganti. Vedere queste immense nuvole di soldati nemici avventarsi contro il nostro castello e cozzare contro le mura e i nostri soldati ben schierati da una certa soddisfazione, così come è soddisfacente vedere un colpo di ballista ben piazzato far saltare letteralmente in aria decine di nemici. Di miracoloso c'è poco, ma quello che c'è è fatto davvero bene e lo stile particolarmente asciutto scelto per costruire i vari elementi che compongono lo scenario e i centri abitati ben si sposa con i toni generali del gioco, intrisi di un disincanto che, dopo qualche ora di gioco, entra a far parte di prepotenza dell'esperienza, pur senza esplicitarsi mai.

In generale Diplomacy is Not an Option c'è piaciuto, anche se bisogna attendere la versione definitiva per esprimere un giudizio più assennato e completo. Nelle ore che lo abbiamo provato abbiamo apprezzato alcune scelte di design e alcune trovate per cercare di differenziarne la formula dagli altri RTS, anche se non abbiamo sentito quel senso di rottura che ci hanno trasmesso in passato i titoli più innovativi. Diciamo che sembra essere una buona variante di una formula ben rodata, il che non è necessariamente poco.

CERTEZZE

  • Scenario interessante
  • Battaglie campali
  • Qualche spunto nuovo c'è

DUBBI

  • La formula sembra essere quella ben conosciuta