Disco Elysium è dotato di quella rara forma di grandezza che ti toglie le parole di bocca quando cerchi di spiegare a qualcuno perché è il tuo gioco dell'anno 2019. La prima parola che ti viene in mente è Planescape, seguita da Torment. Poi ci pensi bene e decidi che non vale, perché è troppo facile: sono stati gli sviluppatori di ZA/UM a suggerirti il parallelo con il gioco di ruolo di Black Isle.
Quindi cerchi qualcos'altro che faccia altrettanto effetto e in testa ti scorrono le decine di sequenze di gioco che ti hanno colpito e ti hanno tenuto per ore in quella che si è rivelata essere una delle più belle avventure che hai mai vissuto in un videogioco. Con un colpo di genio decidi di partire dal trailer, non tanto perché mostri chissà cosa, quanto perché desideri ardentemente confessare che la prima volta che lo hai guardato hai faticato a capire chi fosse il protagonista. Possibile che vogliano farmi giocare nei panni di un investigatore senza nome con la pancia prominente, qualche pelo di troppo e un'incapacità cronica di tenersi lontano dalla bottiglia e dai guai? Siamo in un'epoca piena di eroi patinati in calzamaglia, che al massimo possono avere uno o due tratti caratteriali problematici, perché dovrei immedesimarmi in questo disastro umano? Eppure è proprio questo disastro umano uno dei punti di forza dell'intero gioco, nonché uno dei personaggi meglio caratterizzati di sempre, pur non essendo completamente caratterizzato (la forte amnesia che lo ha colpito serve a giustificare il ruolo del giocatore come sua guida). Il non detto dobbiamo in parte dirlo noi.
Gioco di ruolo
Chi ti ascolta non capisce bene cosa ci sia di bello in ciò che stai provando a raccontargli. Allora provi a spremerti ancora di più, andando alla ricerca della descrizione zero, ambita da tutti i recensori, quella che ti permetta di colpire l'interlocutore dandogli la comprensione totale di ciò di cui stai parlando. Il problema è che ti rendi perfettamente conto che potresti fargli vedere centinaia di video o mostrargli migliaia di immagini, ma Disco Elysium rimarrà per lui in buona parte un mistero, almeno finché non deciderà di giocarci. Non è necessariamente un male, perché quando un'opera è completamente spiegabile, significa che vale poco. Che poi, se ci pensi bene, ciò che ti è piaciuto di più del gioco non è solo quello che è possibile vedere, ma anche tutto quel lavoro sotterraneo che il gameplay compie per ingannarti e spiazzarti appena gli è possibile.
Così tu pensi di star giocando a un normale gioco di ruolo, ma finisci per ritrovarti con un personaggio paranoico per aver fatto crescere troppo certe abilità, oppure un antipatico saccente per averne fatte crescere altre, e tutto questo diventa gameplay in modo spontaneo, quasi invisibile, e finisce per alterare l'intera esperienza come gli eccessi hanno alterato il protagonista.
Gameplay
In fondo quello che vorresti dire al tuo interlocutore è solo "basta parlarne, giocaci", perché pur raccontandogli Disco Elysium pixel per pixel, sai che ti perderesti per strada più di qualcosa, a partire da quel senso di meraviglia generato dalla direzione forte, ma non opprimente dell'intera storia. Qualcuno ti ha dato un mondo completo e sfaccettato e piano piano ti ha fatto capire che le sue regole sono diverse da quelle che ti aspetti. Ha imposto il suo stile, lo ha marchiato con la sua visione, ma non sta lì costantemente a ricordarti della sua presenza, facendosi megafono unico del senso ultimo del suo gioco.
Non ti ha dato solo l'effimera libertà di una scelta A o di una scelta B, ma ha creato un tessuto di possibilità dentro cui le tue decisioni sono inserite in un continuo rapporto di causa / effetto con il resto di ciò che esiste nel mondo in cui stai vivendo provvisoriamente, mondo di cui fai parte ma che non è mai davvero tuo. Puoi provare a decifrarlo, ma non puoi possederlo. Per capirlo ti vengono dati molti strumenti, a partire dal tenente Kim Katsuragi, il tuo compagno di viaggio, nonché la tua coscienza, per passare alla monumentale, a volte quasi stordente, quantità di testo presente, elemento determinante dell'intero gameplay, nonché quello che più viene deformato dalla nostra volontà, che non sempre ci porta dove credevamo di dover andare. Leggere Disco Elysium è affrontare un testo fluttuante meraviglioso, in cui si alternano una miriade di registri linguistici che stimolano sentimenti forti, a volte contrastanti, e che in ultima analisi creano memoria. Proprio ciò che manca al protagonista.
GOTY?
Alla fine non resta che abbandonare l'interlocutore e rinunciare a spiegargli perché Disco Elysium è uno dei giochi del 2019. In fondo conta soprattutto quanto si fida di noi e le parole che possiamo dirgli sono solo condimento.
Di nostro, amati lettori, speriamo di avervi almeno un po' incuriosito, facendovi venire voglia di conoscere questa gemma troppo poco pubblicizzata e troppo poco raccontata. Se invece vi abbiamo annoiato, o via abbiamo portato a fraintendere Disco Elysium, credete che non s'è fatto apposta. Fate finta di aver dormito e che sia stato tutto un sogno. Però svegliandovi, fatevi un favore e andate a comprare il gioco di ZA/UM.