In questi giorni c'è stato un grandissimo parlare di Metro Exodus e dell'annuncio a sorpresa da parte di Koch Media della distribuzione esclusiva per un anno sull'Epic Games Store per quello che concerne la versione PC. Come insomma avevamo predetto in tempi non sospetti, il negozio messo in piedi dalla società a cui si deve il fenomeno globale di Fortnite sta già scuotendo dalle fondamenta un mercato che fino a pochissime settimane era dominato da Steam. E sembrava ammettere solo pochissimi concorrenti con numeri enormemente più piccoli.
Visto che reputiamo interessante lanciare ogni tanto qui su Multiplayer.it qualche nuovo esperimento video, chi scrive ha provato a mettere in piedi questa rubrica inedita che tenta di spiegarvi senza troppi fronzoli e con degli esempi concreti, un argomento caldo del momento. E la scelta per la puntata pilota è ricaduta proprio sull'Epic Games Store. Dando un'occhiata al video che trovate qui sopra, potrete così ascoltare e vedere una rapida panoramica sulle caratteristiche fondamentali di questa piattaforma di digital delivery e soprattutto assistere a una serie di considerazioni sullo stato del mercato PC e sulla gestione delle royalties.
Ma questo è solo l'inizio quindi fateci sapere tra i commenti se l'iniziativa è di vostro gradimento e su cosa vorreste ci focalizzassimo nelle prossime puntate.
Cos’è, come si scarica e dove?
L'epic Games Store è stato lanciato ufficialmente il 6 dicembre del 2018. È completamente gratis, non presenta un abbonamento e può essere sia consultato online sul sito ufficiale di Epic, sia utilizzato attraverso il programma dedicato che serve anche, tra le altre cose, a far partire in concreto i giochi acquistati e scaricati dal negozio.
Si tratta ovviamente di una piattaforma di digital delivery, che serve cioè a comprare e giocare titoli in versione digitale, senza dover andare in negozio a comprarli fisicamente. Si tratta di un concorrente diretto dei vari Steam, GoG e degli store esclusivi di Electronic Arts, Bethesda, Blizzard e così via. Al momento è completamente sbilanciato verso i titoli indie, al di fuori di pochissime eccezioni. Dimenticatevi cioè di trovarci i vari Call of Duty, FIFA, Assassin's Creed e Skyrim.
Epic Games Store vs Steam: le differenze
Nella situazione attuale il negozio Epic Games Store ha moltissime funzionalità in meno rispetto a Steam. Un po' per questioni di rodaggio, essendo uscito da pochissimo, e un po' per scelta.
Non ci sono gli obiettivi, manca un sistema di progressione degli utenti e non è neanche possibile lasciare delle recensioni o discutere di un gioco specifico visto che non ci sono bacheche. È assente qualsiasi supporto alla realtà virtuale e al momento non è neanche possibile cercare dei titoli o applicare dei filtri alla libreria: c'è solo una grande pagina principale con i giochi suggeriti e scelti manualmente da Epic. Fino alla seconda metà del 2019 non sarà infatti possibile sottoporre i giochi sviluppati: sarà Epic Games stessa a scegliere i titoli che potranno entrare nello store.
Ci sono però anche un paio di elementi molto positivi. Innanzitutto Epic non obbliga gli sviluppatori a utilizzare dei DRM, i software di protezione delle copie non autorizzate. Esattamente come avviene su GOG, molti giochi possono essere scaricati e trasferiti liberamente su altri PC. Inoltre ogni due settimane lo store regala un gioco nuovo di zecca, per sempre. Un po' come avviene su console per chi è abbonato ai vari PlayStation Plus e Xbox Gold. Ma nell'Epic Store il gioco è davvero gratuito.
Royalties: perché rischia di modificare il mercato PC?
Tutti gli store digitali si basano su un sistema di royalties in base a cui il gestore della piattaforma paga dei soldi a chi ha sviluppato e prodotto il gioco in funzione degli acquisti che sono stati effettuati. Lo stesso sistema si applica ai vari Apple Store, Play Store, Spotify, Netflix e così via. Solitamente queste piattaforme, compreso Steam, si basano su un sistema di royalties 70/30: ovvero il 70% finisce nelle tasche di chi ha prodotto il contenuto, mentre il 30% rimane nella cassa del gestore della piattaforma.
E qui arriva la novità dell'Epic Game Store: le royalties sono fissate all'88% e se si utilizza l'Unreal Engine per sviluppare il proprio gioco, uno dei motori più utilizzati al mondo, non bisogna neanche pagare i diritti d'uso a Epic se si distribuisce il gioco su questo store. Tutto questo è possibile perché prima di tutto Epic è la società che sviluppa e distribuisce l'Unreal Engine e, in seconda battuta, esiste Fortnite.
L'incredibile campione d'incassi, il battle royale più giocato al mondo e in grado di produrre centinaia di milioni di dollari di incassi ogni mese grazie agli acquisti in-game, è anche lui realizzato da Epic e ha permesso a questa società di avere abbastanza soldi e cassa per entrare sul mercato del digital delivery praticamente a gamba tesa.
Cosa succede agli altri store digitali?
L'ingresso di Epic Games nel mercato delle piattaforme digitali di vendita dei videogiochi sta già avendo delle importanti ripercussioni.
Discord, probabilmente il software più famoso per la comunicazione vocale e la gestione delle community, ha iniziato a vendere videogiochi da questa estate ma, a pochissimi giorni di distanza dall'annuncio dello store Epic, ha deciso di fare una mossa possente abbattendo le sue royalties ad appena il 10%. Per tutti i giochi presenti sul suo store. Diventando di fatto la piattaforma di digital delivery più vantaggiosa per gli sviluppatori.
Persino Valve con Steam non è rimasta a guardare, evidenziando ancora una volta quanto il mercato sia a un punto di svolta epocale. Anticipando di pochissimi giorni l'annuncio dello store di Epic, probabilmente grazie a una soffiata, Valve ha infatti modificato il suo schema delle royalties introducendo due traguardi per gli sviluppatori. Nel momento in cui le vendite di un videogioco e di tutti i contenuti aggiunti ad esso collegati superano i 10 milioni di dollari, le royalties diventano 75%-25% invece del consueto 70%-30% e se un gioco raggiunge i 50 milioni di vendite i diritti salgono all'80%. È evidente che siamo ben lontani dall'88% garantito dall'Epic Games Store ma se anche Valve ha deciso di muoversi, nonostante la sua posizione da monopolista, è evidente che l'aria stia cambiando.
Oggi il mercato digitale PC è troppo frammentato?
Un aumento della concorrenza è sempre buona cosa, ma allo stesso tempo è evidente che negli ultimi due anni il mercato digitale PC si sia trasformato ed oggi la situazione può apparire davvero complicata. Se su console siamo infatti abituati a vedere un singolo negozio online dove poter acquistare i giochi, che sia lo store Xbox, quello PlayStation o il Nintendo eShop, su PC, oltre a Steam, Discord, GOG e il neonato Epic Games Store, troviamo Battle.net dove poter acquistare i giochi Blizzard e Activision, il negozio di Electronic Arts, quello Bethesda e uPlay, lo shop di Ubisoft. E se da un lato avere tutti questi negozi può significare poter mettere le mani su offerte e sconti massicci per via della concorrenza, è anche vero che questo scenario ci costringe ad avere numerosi account diversi e svariati software installati sul PC per accedere alle varie esclusive e poterle giocare. D'altra parte una Electronic Arts, una Bethesda o una Activision hanno tutto il diritto di avere la propria piattaforma di digital delivery così da non dover suddividere le royalties con nessun'altro e il risultato è proprio l'attuale frammentazione del mercato.
Tra l'altro è assai probabile che in futuro la situazione vada a complicarsi sempre più e non troviamo impossibile uno scenario dove ogni publisher abbia la sua piattaforma dove lanciare le proprie esclusive e a Steam, Epic, Discord e GOG rimangano da suddividersi il mercato indipendente e quello delle produzioni meno blasonate.