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Final Fantasy XIV, cinque ragioni per giocarlo (ancora)

Vi diamo cinque, ottimi motivi per pagare quella sottoscrizione mensile e giocare il miglior Final Fantasy da dieci anni a questa parte

SPECIALE di Christian Colli   —   15/08/2019
Final Fantasy XIV: Shadowbringers
Final Fantasy XIV: Shadowbringers
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Snobbato da tanti fan a causa del genere di appartenenza, della sottoscrizione mensile di circa 11€ e di un esordio semplicemente disastroso, Final Fantasy XIV è diventato negli anni uno dei migliori MMORPG sul mercato, l'unico a tenere testa contro lo strapotere di World of Warcraft, se non addirittura a superarlo, secondo molti giocatori. Il titolo Square Enix, resuscitato dall'abisso del fallimento da uno straordinario Naoki Yoshida, è giunto recentemente alla sua terza espansione, intitolata Shadowbringers, che stiamo ancora giocando e apprezzando ogni minuto di più. Consapevoli che molti appassionati si stanno perdendo un vero e proprio capolavoro, abbiamo deciso di elencarvi cinque ottimi motivi che potrebbero farvi cambiare idea e scoprire - o riscoprire - quello che è, a mani basse, uno dei migliori Final Fantasy mai realizzati, ricordandovi che è disponibile cross-platform su PC e PlayStation 4 e che è in corso una campagna che offre fino a sei giorni gratuiti a chi non ha mai giocato prima o ha sospeso l'abbonamento da qualche tempo.

La storia

Non serve aver giocato alcun Final Fantasy per apprezzare Final Fantasy XIV, sebbene soprattutto l'inizio della storia - il rilancio sottotitolato A Realm Reborn - faccia numerosi riferimenti alla prima e fallimentare versione del gioco, della quale è effettivamente il seguito. A differenza di molti altri MMORPG, in questo la trama ha un'importanza preponderante: essa scandisce la progressione, sbloccando mappe e meccaniche in modo logico e organico. Non è possibile raggiungere le zone delle espansioni senza prima aver completato la storyline - detta anche Main Scenario Quest - che le precede, a meno che non si decida di acquistare il servizio a pagamento che permette, appunto, di saltare interi archi narrativi. Ma perché farlo? Final Fantasy XIV racconta una delle avventure più coinvolgenti della saga. Nel gioco impersoniamo il Guerriero della Luce, prescelto dal mondo di Hydaelyn per proteggerlo da ogni sventura, e in particolare dall'impero di Garlemald che intende conquistarlo con la forza.

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Nel corso delle nostre peregrinazioni, affronteremo centinaia di missioni che ci faranno conoscere meglio questo strano mondo fantasy e i suoi abitanti. Pian piano si unirà alla nostra causa un variopinto cast di personaggi intorno ai quali ruoterà tutta la storia e che diventeranno gli ingranaggi fondamentali di questa macchina narrativa: i comprimari di Final Fantasy XIV sono caratterizzati attentamente, intervengono spessissimo nelle conversazioni e nelle sequenze d'intermezzo e intrecciano le loro vite con la nostra. Alcuni di loro moriranno, altri ci saluteranno temporaneamente salvo poi tornare al momento opportuno con qualche colpo di scena mozzafiato, qualcuno diventerà un avversario e qualche nemico, viceversa, deciderà di allearsi con noi. È un intreccio da gioco di ruolo nipponico che pecca solo nel ritmo - alcuni passaggi sono effettivamente molto lenti - ma che regala enormi soddisfazioni sulla lunga corsa, instaurando un legame profondo tra il giocatore e i comprimari come raramente se ne vedono nei titoli multigiocatore online.

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L'ultima espansione, Shadowbringers, perfeziona questo modello narrativo con una svolta geniale. A questo punto il Guerriero della Luce e i suoi alleati stanno combattendo la battaglia finale contro l'impero, che abbiamo scoperto essere nelle grinfie degli Ascian, una stirpe antichissima che ha orchestrato tutti i nostri problemi. All'improvviso, però, siamo trasportati in una dimensione parallela dove il potere della Luce ha soverchiato l'equilibrio naturale, instaurando un secolo senza notti. Il nostro compito sarà quindi quello di ristabilire l'ordine prima che questo caos influenzi anche gli altri "riflessi" del nostro mondo di origine, e per farlo dovremo diventare i Guerrieri dell'Oscurità. Shadowbringers, ancor più delle precedenti espansioni, calca la mano sui rapporti tra i comprimari che ci accompagneranno passo dopo passo per tutta l'avventura.

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Sono soprattutto i dialoghi straordinari a reggere il gioco dello storytelling. È importante precisare che Final Fantasy XIV non è stato tradotto in italiano e che la lingua inglese impiegata non è esattamente scolastica. La maggior parte dei personaggi usa un dizionario forbito e solenne, talvolta intriso di espressioni arcaiche o desuete che, tuttavia, delineano con una precisione incantevole caratteri e contesti. Chi conosce l'inglese sufficientemente bene, però, non potrà fare a meno di notare la qualità della scrittura e dell'interpretazione, da parte dei doppiatori, ma anche i giochi di parole, le citazioni, i riferimenti ad altri videogiochi, alla fiction, alla cultura pop. I momenti più emozionanti hanno un altro complice di primo livello: la colonna sonora composta per la maggiore da Masayoshi Soken, ma anche dal famosissimo Nobuo Uematsu. E stiamo parlando di una colonna sonora straordinaria che ci regala perle come il brano Drangonsong che potete ascoltare proprio qui sotto.

Il Job System

La maggior parte dei MMORPG vincola il giocatore alla scelta di un mestiere o di una classe specifica, consentendogli al massimo di personalizzarne alcuni aspetti, magari orientandola in una direzione precisa piuttosto che in un'altra. Final Fantasy XIV, invece, impiega l'Armory System, evoluzione del Job System già visto nel precedente MMORPG, Final Fantasy XI, e in altri titoli come Final Fantasy V e Final Fantasy Tactics. I giocatori iniziano scegliendo una classe appartenente a due categorie, i Discepoli della Guerra e i Discepoli della Magia: esse comprendono gli archetipi, come il Gladiatore o il Taumaturgo, che raggiunto un certo livello si evolvono nei Job tradizionali, come il Paladino oppure il Mago Nero. Soddisfatti i requisiti necessari, il giocatore può sbloccare ogni Job e cambiarlo a sua discrezione quando non sta combattendo. Così facendo, cambia anche l'interfaccia, riflettendo le abilità e gli incantesimi impostati precedentemente sui tasti rapidi. Alcuni Job, oltretutto, una volta sbloccati partono da un livello molto più alto.

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Il Job System garantisce una versatilità e una libertà senza precedenti: possiamo scegliere se affrontare le missioni nel ruolo che preferiamo, adattandoci all'occorrenza senza dover ricominciare il gioco da capo. Ovviamente questo vantaggio ha un prezzo, e cioè che ogni Job cresce individualmente e ha bisogno di armi e accessori adatti, quindi sarà necessario procurarsi l'equipaggiamento giusto e scegliere se concentrarsi o meno su un Job piuttosto che un altro, oppure rimboccarsi le maniche e alzare più Job contemporaneamente. In questo senso, però, Final Fantasy XIV offre un'ottima varietà di meccaniche che distingue sensibilmente ogni Job da tutti gli altri, ma sempre rispettando la tradizione Square Enix. Il Dragoon, per esempio, combatte con le lance, salta in testa ai nemici e attinge ai poteri dei draghi per sferrare i suoi attacchi, mentre il Machinist colpisce con gadget, armi da fuoco e automi da battaglia. L'espansione Shadowbringers ha aggiunto alla risma di Job altri due mestieri, il Gunbreaker - ispirato a Squall di Final Fantasy VIII - e il Dancer.

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Dungeon e raid

Il giocatore può accumulare punti esperienza in diversi modi: completando le missioni, partecipando agli incarichi pubblici chiamati FATE, semplicemente combattendo o esplorando nuove aree delle mappe. Un'ottima fonte di punti esperienza è rappresentata dai contenuti di gruppo che includono i dungeon da quattro giocatori e i raid da otto o ventiquattro giocatori. Alcuni di essi sono obbligatori e vanno affrontati e superati per proseguire nella storia, ma fortunatamente esiste uno strumento, chiamato Duty Finder, che permette di riunire automaticamente o manualmente un gruppo di giocatori interessati a quello specifico contenuto. L'espansione Shadowbringers, oltretutto, consente di giocare i dungeon insieme a tre PNG controllati dall'intelligenza artificiale attraverso il cosiddetto Trust System, un'ottima soluzione per chi non vuole mettersi in coda e preferisce giocare da solo. Per agevolare i giocatori che vogliono crescere più Job, però, Square ha implementato anche la cosiddetta Roulette, un sistema geniale che premia i giocatori una volta al giorno con una generosa quantità di punti esperienza: in pratica, ci si mette in coda e il gioco sceglie per noi un dungeon, un raid o un altro contenuto di gruppo completamente a caso.

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La Roulette è geniale per due motivi. In primo luogo, impone al giocatore una restrizione di livello che incide non solo sui suoi parametri, ma anche sulle abilità imparate, che vengono disattivate temporaneamente in base al livello raggiunto. In questo modo, il gioco bilancia il livello di difficoltà, garantendo ai giocatori di livello virtualmente più alto soltanto il vantaggio dell'equipaggiamento migliore. Contemporaneamente, questo sistema incentiva un continuo ricambio di giocatori, risolvendo il problema delle code prolungate per i nuovi arrivati quando il grosso della community si sposta verso l'endgame. Quest'ultimo si snoda principalmente attraverso una gran varietà di dungeon e raid che ricompensano i giocatori con i bottini e le valute da scambiare che permettono di migliorare l'equipaggiamento e affrontare sfide sempre più difficili. È un loop che i giocatori MMORPG incentrati sul PvE conoscono molto bene, ma che dà sicuramente soddisfazioni a chi affronta questi contenuti insieme agli amici.

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Potete anche usare il Duty Finder per formare un gruppo di sconosciuti, ma le mele marce girano anche nella community di Final Fantasy XIV, perciò state in campana e non fatevi scoraggiare da qualche leone da tastiera abbrutito, soprattutto perché il team di Naoki Yoshida ha perfezionato la sua filosofia e sfornato, nelle ultime espansioni, alcuni tra gli encounter più coinvolgenti e spettacolari che abbiamo giocato in un MMORPG. L'idea è sempre quella che ha sdoganato Blizzard col suo World of Warcraft, ovvero lunghi scontri divisi in fasi durante i quali bisogna interpretare una serie di suggerimenti audiovisivi e anticipare le mosse del nemico per non finire a pancia in giù prima del previsto. Sebbene tutto si riduca a imparare le strategie e a metterle in pratica - cosa più facile a dirsi che a farsi, in molti casi - c'è da dire che gli sviluppatori si sono inventati alcune trovate davvero originali per ravvivare gli scontri: sequenze da rhythm game, cinematiche d'intermezzo, QTE a tradimento e altre piccole sfide che si innestano in battaglie estremamente coreografiche e qualche volta anche un po' caotiche.

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L'artigianato

I giocatori possono dedicarsi anche ai mestieri di artigianato, divisi in due categorie: Disciples of the Land e Disciples of the Hand. I primi includono tutte le professioni di raccolta, per esempio il pescatore o il minatore, mentre i secondi impiegano i materiali racimolati per fabbricare armi, accessori e altri oggetti, per esempio nei panni di un cuoco oppure di un fabbro. L'artigianato di Final Fantasy XIV, detto anche crafting, è uno dei più sofisticati sulla piazza. Praticamente un gioco nel gioco, ogni Job di artigianato impara abilità specifiche che vanno usate nell'ordine giusto quando si lavorano materiali o ingredienti, al fine di ottenere un risultato di maggiore qualità senza fallire nella fabbricazione. Se inizialmente l'artigianato lasciava un po' il tempo che trovava, per quanto appagante, e metteva l'economia - basata sullo scambio tramite casa d'aste - nelle mani dei giocatori con davvero tanto tempo libero e un buon budget da investire nell'acquisto di materiali, oggi l'artigianato di Final Fantasy XIV serve anche a piccoli divertimenti che non influenzano necessariamente il gameplay. Alcuni mestieri possono comporre gli spartiti per l'Orchestrion, ovvero il jukebox personale dei giocatori, mentre altri mestieri permettono di fabbricare mobili e decorazioni per un complicato ma spettacolare sistema di housing oppure bardature diverse con cui agghindare i Chocobo da trasporto. Praticamente l'artigianato di Final Fantasy XIV è un mondo a parte a cui si possono dedicare centinaia di ore.

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Il fanservice

Se c'è comunque un aspetto di Final Fantasy XIV che merita veramente l'attenzione degli appassionati di questa serie, è proprio il fanservice. Il brand di Square Enix si è distinto, in questi trent'anni, per essere ricorso a una serie di icone ormai immediatamente riconoscibili che praticamente ogni episodio propone in una forma o nell'altra. Final Fantasy XIV non è da meno. Pur essendo ambientato in un mondo completamente inedito, i richiami alle origini sono molteplici, a cominciare dal pretesto narrativo del Guerriero della Luce in cerca dei cristalli primordiali. Ben presto ci ritroviamo a cavalcare i Chocobo sulle note della loro memorabile musichetta; a sbrigare faccende assurde per i capricciosi Moguri; a combattere Cactuar, Morbol e Tonberry; ad affrontare i Primal, quelli che nei giochi precedenti abbiamo conosciuto come Esper, G.F. oppure Eoni: Ifrit, Shiva, Leviathan e così via.

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Col passare del tempo, Naoki Yoshida ha maturato una sicurezza di sé che lo ha fatto sbizzarrire sempre di più, non solo introducendo nuove razze giocabili e non come le Viera, i Rothgar o i Nu Mou, ma anche attingendo alla sconfinata mitologia di Final Fantasy per ideare contenuti sempre nuovi. Yoshi-P ha cominciato timidamente con la Syrcus Tower, un raid da ventiquattro giocatori che ricordava l'omonima location di Final Fantasy III, salvo poi ispirarsi al passato per arrivare a progettare insieme al character designer Akihiko Yoshida un intero ciclo di raid ambientato a Ivalice, l'indimenticabile mondo di Final Fantasy Tactics e Final Fantasy XII. Oggi possiamo affrontare addirittura Kefka o il Phantom Train negli appositi raid, giocare a Triple Triad nella Golden Saucer di Final Fantasy VII, dare la caccia al Rathalos di Monster Hunter in un bizzarro crossover tra i due giochi, indossare il costume di Tidus o quello di Yuna, e molto altro. In questo senso, Final Fantasy XIV è una lettera d'amore che Naoki Yoshida ha scritto ai fan della serie, e se è vero che sarà lui a dirigere i lavori su Final Fantasy XVI, allora sappiamo già che saprà come prenderci per il verso giusto.

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