È ormai da qualche giorno che la quarantena per il Coronavirus continua, la necessità di mantenere le distanze si fa sempre più dura, ed risulta sempre più difficile prevedere quando questa assurda situazione verrà risolta. Noi di Multiplayer ovviamente vi auguriamo ogni bene, sperando che tutto passi nel modo più indolore possibile... e, in assenza di alternative, vogliamo continuare con i consigli videoludici da spolpare mentre si è costretti a rimanere tra le proprie quattro mura. Oggi abbiamo quindi deciso di tirare in ballo una piccola lista di videogame sottovalutati, o per le vendite non proprio eccezionali o perché presi ingiustamente a schiaffi in faccia dalla critica nel periodo d'uscita. E ancora una volta, lo faremo cercando di coprire per lo più titoli abbastanza particolari. Cominciamo!
Il “classico che non ha venduto abbastanza”: Psychonauts
Opera del brillante Tim Schafer, con tanto di seguito finanziato dagli utenti - tramite la piattaforma Fig - in arrivo (anche se non è ancora chiarissimo il quando), Psychonauts era una piccola gemma dal gameplay riuscito, dall'art direction particolarissima (forse tanto da averlo penalizzato nelle vendite) e dalla brillante narrativa. Merita ancora tantissimo di essere giocato, e seppur dal punto di vista puramente meccanico non si tratti di un platform tridimensionale al livello di altri classici, la sua varietà, l'ottimo design di certi livelli, e la sua appassionante campagna ricca di personaggi ed eventi memorabili lo rendono un must play. Se non sapete come recuperarlo, poi, sappiate che lo si trova a cifre davvero irrisorie un po' ovunque in digital, specialmente su Steam. Davvero assurdo che si tratti di un titolo così di nicchia se si considera la sua qualità (ha quasi ucciso i Double Fine per il flop al lancio), ma se non altro è riuscito a diventare un piccolo cult negli anni.
Il “classico che non ha preso abbastanza”: God Hand
Non finiremo mai di ripeterlo: God Hand è uno degli action più brillanti mai congegnati, e fu massacrato all'epoca del lancio per via della sua estrema difficoltà e del comparto tecnico tutt'altro che grandioso. Se si passa sopra a questi elementi (e a un po' di ripetitività strutturale dei livelli), si può scoprire un titolo dal sistema di combattimento mostruosamente complesso, personalizzabile e soddisfacente, dall'umorismo assurdo e demenziale, e dotato di una gestione del livello di sfida assolutamente geniale che premia i giocatori disposti ad addentrarsi davvero nelle meccaniche. L'unico problema? Risulta assai arduo recuperarlo ad oggi se non avete a disposizione una Playstation 2 o una Playstation 3 col gioco scaricato. Peccato, perché si tratta davvero di un'esperienza favolosa per i giocatori hardcore, e consigliatissima. Chissà che Capcom non capitoli, decidendo di portare questa eccentrica opera di Mikami in qualche modo nella nuova generazione.
Il “classico nuovo”: Prey
Per via di una gestione tutt'altro che oculata di marketing e comunicazione, e di svariate recensioni che lo hanno penalizzato paragonandolo a degli sparatutto che strutturalmente con lui c'entravano poco o niente, Prey ha venduto davvero una miseria, e riteniamo che sia imperdonabile per un gioco della sua qualità. Vero, il lavoro di Arkane non è perfetto, e la sua gestione della difficoltà può renderlo seriamente ostico in certi frangenti... tuttavia si tratta della cosa più vicina a un vero erede di System Shock vista nel panorama attuale. Anche in questo caso gli Arkane hanno dimostrato di essere maestri del design, e sono riusciti a congegnare un sistema che offre un'infinità di approcci all'azione, contornato da una gestione spesso geniale delle mappe. Approcciatelo con l'intelligenza che merita e troverete ad attendervi un'opera di raro spessore, che meritava indubbiamente di più.
Il “GDR che tentò di essere un classico”: Alpha Protocol
Quest'opera di Obsidian che cercava di approcciarsi ai giochi di ruolo in modo simile ai blockbusteroni Bioware del "periodo d'oro" fu un mezzo fallimento, e dal canto nostro ci rendiamo perfettamente conto delle sue enormi mancanze (inoltre è uno di quei titoli capaci di validare il soprannome "Bugsidian"). Alpha Protocol, tuttavia, era un gioco seriamente complesso e ben fatto dal punto di vista narrativo, capace di sfruttare un'ambientazione quasi mai utilizzata a dovere - un gdr in cui il protagonista è un agente segreto alla 007 è una vera rarità - e non era privo di momenti notevoli. Dategli una chance e non abbandonatelo una volta affrontati i suoi tutt'altro che straordinari combattimenti: potreste trovarvi ad affrontarne più volte la campagna quasi inconsapevolmente.
Il “JRPG che doveva essere un classico”: Lost Odyssey
L'opera magna di Sakaguchi e dei Mistwalker sotto l'ala protettrice di Microsoft non è forse uscita al 100% come sperato: troppo attaccata a una formula classica, la sua campagna risulta a tratti fin troppo lenta e tediosa, e ciò gli impedisce di svettare tra i tanti grandi capolavori del genere. Se ci si adatta al suo ritmo un po' compassato, però, si può ritrovare tutta la genialità del suo creatore (che peraltro aveva portato con sé alcune delle migliori menti della grande Square del passato per svilupparlo), una narrativa di spessore, e nel complesso un JRPG che merita indubbiamente di essere ricordato per le sue qualità, più che ignorato per le sue mancanze. Siamo ancora oggi convinti che questo titolo dovesse avere ben altra risonanza al lancio, e questa quarantena è un'ottima occasione per riscoprirlo.