Tutti quelli con qualche anno alle spalle devono qualcosa a Gran Turismo. Guardate me, condannato a ricordare tutto della prima notte con il gioco Polyphony Digital, e niente del mio primo bacio: quando è successo e con chi? Ma della mia storia con Gran Turismo non mi sfugge nulla, se non il giorno esatto nel quale il disco è finito dentro la PlayStation. Anzi, era una notte e faceva anche un freddo cane.
Generazione PlayStation
Ed io ero voi, voi eravate me, tutti eravamo noi, noi appassionati di videogiochi sempre più numerosi proprio grazie al successo di PlayStation; sferzati nell'immaginazione da nuovi eroi e nuovi mondi, proiettati nel futuro fluorescente e acido dei novanta in punta di quel joypad grigio, tanto alieno quanto rassicurante. Anche se abbiamo vissuto esperienze diverse, in posti diversi e in età diverse, i giorni della PlayStation ce li ricordiamo tutti allo stesso modo. Quella con la console Sony è stata davvero un'esperienza collettiva unica nel suo genere, capace di unire personaggi diversissimi tra loro, accomunati sotto questa unica grande passione resa improvvisamente democratica da una pirateria sempre più rampante. Davanti alla bancarella con i giochi masterizzati ci vedevi di tutto e ci incontravi ogni genere di umanità, gente che si trascinava con gli Alice in Chains nelle orecchie e sopravvissuti al minutaggio assassino di Music For The Jilted Generation dei Prodigy, nerd e protonerd, padri e nonni.
Un garage in tasca
Tutti, ma non io. La pirateria l'ho sfruttata e anche tanto in certi momenti della mia carriera di videogiocatore, però non ho mai amato la copia da strada perché mi è sempre sembrata svilente, "sono un videogiocatore migliore di così!", mi dicevo. Quando dovevo servirmi del mercato parallelo, lo facevo cercando veri professionisti, gente che riusciva a darti una copia del gioco più atteso poche ore dopo il suo arrivo nei negozi giapponesi, ed è così che misi le mani su Gran Turismo poco dopo Natale, ovvero a meno di una settimana dal suo debutto ufficiale e ben cinque mesi prima della versione ufficiale per l'occidente. E rimase nella borsa a lungo quel disco ancora caldo di masterizzatore, accompagnandomi l'intera giornata e poi per tutta la sera, finita in un pub di periferia. All'ultima pinta possibile eravamo rimasti in due: io e questo amico passeggero perso da tempo di vista. Ho qui Gran Turismo, hai presente immagino, vuoi venire da me a provarlo?
Immagini in movimento
Fino a quel momento, Gran Turismo era stato prevalentemente una manciata di immagini stampate sulle pagine delle riviste specializzate. Nel 1997, Internet per tutti era ancora uno slogan, i siti web erano composti prevalentemente da testo e non potevi collegare il modem per guardarti una live, o puntare il browser su Youtube che sarebbe nato solo otto anni più tardi. Dovevi così fidarti delle informazioni che arrivavano in edicola, sperando che le foto a corredo fossero simili al prodotto finale. "Gran Turismo sarebbe stato all'altezza delle aspettative?", ci chiedevamo chiudendo lo sportellino della console. "Vediamo!", e a seguire il duro clanck del pulsante Power.
Qualche anno fa, parlando di cellulari, dissi durante una live su Twitch una cosa piuttosto scontata, oltre che facilmente riscontrabile con un giro su wikipedia o anche solo attraverso la ricerca per immagini su Google: iPhone aveva rivoluzionato il mondo dei cellulari, che prima del suo avvento avevano tutt'altra forma. Apriti cielo, specialmente i più giovani, alfieri dei loro device Android impazzirono dicendomene di tutte. Ma era così, prima di iPhone, i cellulare professionali erano un incubo da utilizzare, e quelli normali avevano forme che invecchiarono di colpo, accanto al tutto schermo multi touch del "telefono" Apple. Vi racconto questo perché con Gran Turismo accade la stessa cosa, e se provi a ribadirne il suo peso storico viene sommerso da versioni distorte di quel che è davvero accaduto.
La vera storia
Per farla breve, prima di Gran Turismo non esisteva nulla come Gran Turismo, e quel Real Driving Simulator sparato sotto al titolo era altisonante ma comunque giustificato. A metà degli anni '90 il genere dei racing game viveva un momento di calma piatta: su console non esistevano simulazioni di alcun tipo, erano tutti arcade, e su Pc dominavano la scena i simulatori della Papyrus Design (suo uno dei migliori giochi di guida di tutti i tempi, Grand Prix Legends del 1998) e l'altrettanto meticolosa Formula 1 del genio inglese Geoff Crammond. Nel 1997 non esistevano vie di mezzo, ancora meno vagamente convincenti: o la prendevi a ridere in perenne derapada tra fischiabotti di fine anno, oppure dovevi inevitabilmente dare una possibilità al realismo estremo - occhio: quello ridicolo possibile venticinque anni fa - montato su una "spettacolare" grafica 3D a 20 frame al secondo e che forse erano pure di meno.
Presentazioni indimenticabili
Quando la lente della PlayStation aggiusto il tirò sul con il suo solito amichevole ronzio, acchiappando gli uno e gli zero necessari per accendere i motori, rimanemmo in silenzio, al buio. Pochi secondi d'attesa e... lo sapete tutti, no? Gran Turismo inizia con degli alberi che nella notte ondeggiano nel vento, l'asfalto che scorre lentamente sotto la telecamera, in sovrapposizione un passero si poggia su un semaforo e il semaforo si accende; la camera butta un occhio sulla pista, poi riprende un garage per tornare subito dopo sull'asfalto, questa volta sorvolando una griglia di partenza e mentre le immagini si alternano, sempre più veloci inseguendo la musica in accelerazione, spunta il logo Sony Computer Entertainment e iniziano a cadere dall'alto tutti i marchi di automobili presenti nel gioco. The Real Driving Simulator, Gran Turismo e boom: la musica si ferma ed esplode in un motore di un Honda NSX, ora è tutto gioco, niente CG e niente più dubbi. Gran Turismo era realtà e non ci staccammo dalla Tv prima dell'alba, una gara ciascuno, una patente a testa, con una regola soltanto: vedere tutti i replay.
Un capolavoro all'improvviso
La presentazione di Gran Turismo, che abbiamo ostinatamente voluto ripercorrere dall'inizio alla fine, già bastava per certificare l'inizio di una nuova epoca videoludica. Mai si era vista un'apertura simile in un racing game, e mai si erano viste delle vetture in grado di comportarsi così realisticamente sulla pista, anche alla guida ma in particolar modo nei replay. Quanto era avanti Gran Turismo? Ancora oggi dopo venticinque anni, il modello fisico che domina l'atterraggio di una vettura dopo un salto è migliore di tanti giochi recenti e recentissimi; il peso con il quale queste affrontano i cordoli, s'appoggiano sulle loro sospensioni nelle uscite più dure, rappresentavano primi e impressionanti vagiti di fotorealismo. Un altro esempio? Polyphony Digital è maestra indiscussa nell'illuminazione e il dominio tecnico di Gran Turismo in questo campo dura ininterrotto praticamente da sempre. Senza dimenticare i contenuti offerti, e da questo punto di vista l'avvento di Gran Turismo è stato come alzare il volume da uno a dieci, così "di botto e senza senso".
Un arcade come test
Un salto quantico rispetto a quanto offerto dalla concorrenza reso possibile da cinque lunghissimi anni di sviluppo, tempi più unici che rari a quei tempi e un lusso ancora oggi, oltre a un budget faraonico in grado di annichilire in partenza ogni tentativo di fare di meglio e di più. Elemento chiave nella riuscita del progetto è il ventisettenne Kazunori Yamauchi, passione bruciante per i motori e diverse idee per i giochi che avrebbero dovuto accompagnare PlayStation nei negozi. Polyphony Digital inizia così un percorso di ricerca e sviluppo che si concretizza al lancio della prima console Sony con Motor Toon Grand Prix, spensieratissimo racing game arcade che servirà soprattutto per testare la tecnologia alla base di Gran Turismo, in quel momento già in sviluppo.
Il primo inimitabile GT
Come il primo Gran Turismo però non ce ne sono stati più. Ammettetelo anche voi: il secondo era praticamente identico ma con più roba, il terzo anche ma ha avuto la fortuna di sfruttare l'effetto nextgen visto che fu il primo su PlayStation 2. Con Gran Turismo 4 invece inizia un peculiare processo di trasformazione che ridurrà Gran Turismo in una sorta di crisalide. Nuovi e più complessi simulatori iniziano ad affacciarsi sul mercato, la concorrenza diretta marca sempre più stretto e Gran Turismo rimane immobile, apparendo a ogni sua successiva release sempre più imbolsito. Quel che non sapevamo, e che molti ancora non capiscono, è che Yamauchi e il suo team stavano lavorando non tanto per far crescere il Gran Turismo videogioco, ma per costruire il Gran Turismo istituzione, strategia che ha portato anche a diversi riconoscimenti della FIA e a strutture agonistiche come la GT Academy. Nessun altro videogioco può vantare una simile organizzazione, collegamenti così stretti con lo sport di riferimento.
Opere d'arte su ruote
Tutti avremmo voluto vedere la serie crescere anche dal punto di vista videoludico, e per certi versi questa assonanza con il mondo dell'automobilismo ha sia aiutato che danneggiato il Gran Turismo videogioco. I danni, sempre così limitati nella serie Polyphony, sono uno degli elementi che più contraddistinguono questo mutuo rispetto perché la vettura va rispettata sempre e comunque in quanto opera d'arte. Non avere danni graficamente più realistici è una scelta deliberata, sicuramente anche di comodo, ma che ha un senso nella visione di Kazunori Yamauchi. Inoltre, questo permette di focalizzare l'esperienza sulla parte più sportiva di una gara, che è poi il concetto su cui si basa Gran Turismo Sport.
Un ritorno coraggioso
Gran Turismo Sport è stato un punto di svolta per la serie, è a tutti gli effetti il capitolo del risveglio dove vengono introdotte diverse novità di gameplay, svecchiato il sistema di guida e viene finalmente raggiunto il pieno riconoscimento del mondo dell'automobilismo del quale oramai Gran Turismo fa ufficialmente parte. Il problema di Gran Turismo Sport è che non è un Gran Turismo classico, almeno inizialmente è tutto incentrato sulla competizione online, tagliando fuori chi vorrebbe un esperienza più rilassata. E in parte questo spiega anche il motivo per cui c'è così tanta voglia di Gran Turismo 7, che sarà il primo a montare sulla struttura classica i nuovi sistemi di guida e lo farà a distanza di quasi dieci anni da Gran Turismo 6, l'ultimo fatto in questo modo e decisamente quello meno riuscito.
Tutti i GT in uno
Gran Turismo 7 è un capitolo particolarmente interessante perché è quello che promette di unire insieme i tanti passi in avanti fatti in questi venticinque anni di storia, spesso però apparsi soltanto in un determinato gioco e in forma più o meno parziale, come lo è stato per i fenomeni atmosferici e per la VR (sarebbe davvero un'occasione sprecata non supportare al 100% il prossimo visore). Inoltre, all'interno di GT7 ci sarà l'intero regolamento di Gt Sport che diventa così quello che in fondo è sempre dovuto essere: una delle tante modalità del Gran Turismo perfetto che fino a un anno fa potevamo solo immaginare. Per la storia, per i ricorsi storici e per l'impegno che sembrano averci messo, non deve quindi sorprendere che l'attenzione del pubblico sia ai massimi livelli da parecchi anni a questa parte.
Gran Turismo per sempre
E a poco valgono le chiacchiere sul modello di guida che può e deve migliorare ma nemmeno stravolgere se stesso. Non c'è niente di più sterile e inutile che chiedere al gioco Polyphony di diventare rFactor, iRacing o Assetto Corse perché non gli serve e non gli interessa. Gran Turismo vuole continuare a essere estremamente accessibile, per certi versi più verosimile che davvero realistico, un prodotto che t'accende la passione se non ce l'hai, ma che può anche traghettarti nel mondo del professionismo a patto di averne le capacità. È ovvio che questa forza, questa trasversalità non si costruisce in un giorno, né basta creare un buon gioco.
Serve qualcosa in più, quella passione che ti fa rimanere sulla breccia anche se non hai davvero innovato per un ventennio, in attesa di trovare l'occasione giusta per tornare sulle scene con il capitolo definitivo che in molti credono, o semplicemente sperano, possa concretizzarsi con Gran Turismo 7.