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House of Ashes, il provato della terza avventura antologica di Supermassive Games

Abbiamo provato per circa un'ora House of Ashes, la terza avventura horror dell'antologia Dark Pictures di Supermassive Games. Vi raccontiamo le nostre impressioni

PROVATO di Emanuele Gregori   —   03/09/2021

Nonostante le mille difficoltà e un'accoglienza non certo strepitosa, Supermassive Games sta riuscendo nella sua opera di realizzare una collezione antologica di avventure horror. Sulla falsariga di quanto vediamo in TV da diversi anni con serie come American Horror Stories e Fargo, anche il videogioco tenta la strada antologica e lo fa proprio con un team che da sempre si dedica a realizzare più dei film interattivi che del gameplay vero e proprio.

Dopo il successo di Until Dawn, la Dark Pictures Anthology - pubblicata da Namco Bandai - è in dirittura d'arrivo con il terzo capitolo: House of Ashes. Abbandonato l'ambiente ristretto delle navi in Men of Medan e il folklore delle streghe in Little Hope, questa volta veniamo catapultati nel bel mezzo del conflitto in Iraq, una scelta coraggiosa e stimolante, visto il setting originale per un horror.

Abbiamo avuto modo di passare un'oretta scarsa con questo nuovo episodio e di confermare aspetti positivi e negativi di quanto ormai sappiamo da tempo. In attesa di tirare le somme con la recensione, prevista tra poco più di un mese, vi parliamo della prima prova di House of Ashes.

La guerra in Iraq, ma horror

House Of Ashes Screenshot 3

Partiamo dalla dovuta premessa: ciò che abbiamo visto e provato con mano è un piccolissima porzione dell'esperienza completa, nonché posizionata nel corso dell'avventura, ed è quindi impossibile dare un giudizio sensato sulla qualità della storia e le sue conseguenze. Fermo restando questo punto nodale, è evidente che quel che ci è stato permesso provare fosse comunque una sezione iniziale, magari subito dopo il prologo e che fa da introduzione ai vari gruppi di personaggi e alle entità che ci daranno la caccia in House of Ashes.

Chiunque abbia giocato un precedente titolo di Supermassive, ma soprattutto uno della Dark Picture Anthology, si sentirà più che a casa. Il motore è quello, gli asset sono lì belli in mostra, hud e menù rispecchiano quel che già conosciamo e anche la scrittura è evidentemente figlia delle stesse penne, nel bene e nel male. Se c'è qualcosa che non ha mai fatto breccia nei cuori dei giocatori nel corso di questi due anni di pubblicazioni è proprio l'incapacità degli sceneggiatori di Supermassive Games di dare mordente ai propri personaggi e alle situazioni che vivono. Questo ha portato i titoli dell'antologia ad annaspare un po', come se lanciati su un lungo rettilineo con il freno a mano a metà corsa.

House Of Ashes 03

House of Ashes, in questo senso, sembra voler provare a metterci una pezza, quantomeno per quel che concerne il ritmo dell'azione. Anche se non siamo in grado di sapere quanto questo si protrarrà nel corso delle ore, la sezione da noi giocata cambiava costantemente punto di vista. Ci ha lanciati nel mezzo di un rapporto gerarchico militare, poi nei panni di un soldato iracheno, poi in quelli di una coppia di esploratori sull'orlo di una crisi sentimentale, saltando dall'una all'altra situazione senza soluzione di continuità. Seppur rischiando un po' l'indigestione dei momenti cardine, questo aspetto ci ha dato un feeling positivo nei confronti di scelte di montaggio che potrebbero tenere il fiato sospeso, ricordando ancor di più la serialità televisiva di questi ultimi anni.

Ciò che abbiamo potuto comprendere è abbastanza semplice: in Iraq, a conflitto ormai quasi terminato, una serie di personaggi si ritrovano loro malgrado intrappolati sotto terra, in una sorta di tempio sumero che farà da sfondo all'orrore. Le leggende del posto, il folklore e la mitologia si uniranno, mettendo in secondo piano il conflitto e le divergenze culturali spingendo i protagonisti ad unire le forze contro un male ben peggiore della guerra.

Non nascondiamo che l'idea alla base di questo terzo episodio dell'antologia - ne dovrebbe contenere almeno altri due - ci abbia stimolati fin dall'annuncio. Sfruttare un momento così tragico e ancora fresco nelle memorie di tutti (ironicamente ancor di più nelle ultime settimane) ci è sembrata una scelta coraggiosa ed inusuale e, proprio per questo, interessante da approfondire e attendere con sufficiente curiosità. Vorremo potervi dare un giudizio totale su quanto questa scelta abbia pagato, ma è decisamente troppo presto per esporsi e preferiamo attendere di avere tra le mani l'opera completa per tessere o meno le lodi di Supermassive.

Gameplay sempre poco pervenuto

House Of Ashes 01

Inutile girarci attorno: chiunque conosca Supermassive e sia interessato a queste esperienze è evidente che sia pronto a mettere il gameplay in secondo piano. Nonostante questo il team, con Little Hope, aveva tentato di andare a rifinire una parte interattiva che nel primo episodio rasentava davvero l'inutilità cosmica. Complice forse una pandemia che non ha aiutato nell'aumentare il carico di lavoro, l'impressione di House of Ashes è che ci troviamo di fronte ad un'esperienza ludicamente sullo stesso piano, senza grandi aggiunte di peso e inserendo nuovamente tutti quei quick time events e simili che già conosciamo dallo scorso anno.

Ciò che purtroppo continua a farci storcere il naso e che ci sentiamo liberi di affermare già da ora, è la realizzazione dell'interfaccia a schermo, che punta alla visibilità e la chiarezza, piuttosto che all'eleganza dell'evitare troppe sporcature a schermo, con la conseguenza diretta di mettere costantemente a rischio l'immersività e l'aspetto cinematografico della produzione. Basterebbe davvero poco: ridurre due tasti a schermo qua e là, rimpicciolire l'interfaccia del battito cardiaco che ora occupa la quasi totalità della metà inferiore del display.

Poco da dire invece su controlli e avanzamento negli ambienti di gioco. Anche lì il passo avanti rispetto a Men of Medan è evidente e tangibile, seppur siamo ancora lontanissimi da animazioni e fluidità tipiche di eccellenze come un The Last of Us Part II. Discreto il doppiaggio in italiano: inferiore di gran lunga all'originale - forse più distante di quanto non lo fosse in Little Hope - non sempre azzeccato in tono e mix finale, ma è evidente la volontà di muoversi nella direzione della qualità e questo non può che farci piacere.

House of Ashes è ormai alle porte. I lavori sono quasi conclusi e siamo tutti pronti a lanciarci nella solita avventura horror in uscita giusto in tempo per Halloween. Se siete tra coloro che hanno apprezzato i precedenti capitoli (magari giocati insieme ad altre persone) e che non sono ancora stanche della formula, House of Ashes potrebbe fare al caso vostro. Al contrario il consiglio, seppur ancor lontano da un giudizio definitivo, è di stare molto attenti a non credere di trovarsi di fronte qualsiasi di nuovo e differente dal passato. La Dark Picture Anthology è onesta e schietta e sapete a cosa andate incontro.

CERTEZZE

  • Ottimo setting della storia
  • Il ritmo della vicenda sembra più serrato e avvincente
  • Le implicazione di alcuni rapporti interpersonali e della contrapposizione delle due fazioni in guerra potrebbero portare a più di una sorpresa

DUBBI

  • L'interattività, almeno in questa sezione, è sempre ai minimi termini
  • Tecnicamente continua a non sembrare eccelso
  • Il rischio di indigestione si fa sempre più pressante