Videogiocatori del lato oscuro
Come si è detto, i videogiocatori amano l'online gaming in misura diversa e per motivi diversi: c'è chi non riesce a farne a meno per le relazioni sociali e l'immersione che offre, ma c'è anche chi è spinto da altri fattori, tra cui il desiderio di eccellere o semplicemente di rendere la vita impossibile agli avversari. E' il caso di due temutissime categorie di giocatori, cheater e griefer: la prima accoglie chi è pronto a tutto pur di assicurarsi un vantaggio sugli altri, dal volgare imbroglione all'hacker più ingegnoso; la seconda è rappresentata da individui che, in parole povere, godono nel rovinare il divertimento altrui. Questi comportamenti costituiscono un aspetto dell'online gaming come un altro, ma sono particolarmente interessanti dal punto di vista sociologico e psicologico, poiché dimostrano che le dinamiche sociali della vita reale tendono a riprodursi online e anche nei mondi virtuali si manifestano prepotenze di varia natura, violenza verbale, molestie sessuali, discriminazioni razziali, furti e "omicidi".
Quello dei cheater è un fenomeno in continua espansione e sempre più difficile da contrastare per gli sviluppatori. Valve, cui si devono i celebri Half-Life e Counter-Strike, si ritrova spesso a sospendere temporaneamente giocatori online scorretti, ma nessuna società è afflitta dal fenomeno quanto Blizzard: la versione in rete di Diablo è stata irrimediabilmente compromessa da trucchi che garantivano ad alcuni l'immortalità o poteri illimitati e, per timore che il secondo capitolo della saga subisse la stessa sorte, l'azienda ha espulso 8.500 giocatori di Diablo II l'anno scorso. Poco tempo dopo, ha preso il provvedimento più severo nella storia dell'online gaming, azzerando ben 14.000 account di Warcraft III e sospendendone per due settimane i titolari, che si erano avvalsi di un espediente per visualizzare i territori nemici e avere quindi un enorme vantaggio tattico. L'episodio più grave in assoluto si è verificato nel maggio di quest'anno sui server di Shadowbane, MMORPG targato Ubi Soft: il gioco è stato sabotato da diversi hacker che, invece di limitarsi a concedere ai propri personaggi abilità superiori, hanno sovvertito le regole stesse dell'universo online, scaraventandone gli utenti nel caos. Inizialmente, si sono manifestate piccole anomalie che avevano fatto pensare a un bug: armi e soldi sparivano e i mostri sembravano più coriacei del solito. A un certo punto, però, la popolazione di un intero villaggio è stata trasferita in fondo al mare, dov'è annegata, le guardie cittadine si sono rivoltate contro tutti gli abitanti e creature mai viste prima hanno cominciato a seminare il terrore ovunque, anche nelle zone neutrali e in quelle riservate ai principianti con troppa poca esperienza per avventurarsi nell'ostile mondo virtuale. Dopo aver individuato e perseguito legalmente i colpevoli, gli sviluppatori hanno ripristinato Shadowbane allo stato originario, ma molti hanno dichiarato di essere rimasti impressionati dal massacro di centinaia di avatar inermi e da chi approfittava della situazione per ripulire i cadaveri.
Videogiocatori del lato oscuro
Meno estese ma senz'altro più fastidiose sono le angherie che molti appassionati di MMORPG subiscono da parte dei griefer: anche questi ultimi non perdono occasione di sfruttare eventuali bug a proprio vantaggio, ma la loro attività principale consiste nell'uccidere indiscriminatamente altri giocatori (soprattutto principianti), imbrogliarli, derubarli, perseguitarli e insultarli. Molti dichiarano di trarre un insano piacere dalle reazioni negative degli altri utenti (c'è addirittura chi colleziona e-mail di protesta!) e certi si giustificano spiegando di voler semplicemente interpretare il ruolo del "cattivo" e sfidare i limiti sociali dei mondi online. In effetti, l'uccisione di un altro giocatore - il cosiddetto Player Killing (PK) - è per alcuni una piaga del gioco online e una delle sue massime manifestazioni d'inciviltà, mentre per altri ne è una componente naturale e conferisce maggior realismo. Ecco perché molti MMORPG dispongono di appositi server PvP (Player versus Player) in cui è consentito affrontare e uccidere anche altri giocatori. Qualche sviluppatore ha cercato d'implementare il PvP solo parzialmente, in modo da venire incontro alle diverse esigenze degli utenti: Sony, per esempio, ha incluso alla maggior parte dei server di EQ un interruttore PvP, che rende i personaggi vulnerabili agli attacchi di altri giocatori solo se attivato, ma l'iniziativa non ha riscosso molto successo. Gli scontri PvP sono controversi perché presentano problemi tecnici non indifferenti, primo fra tutti quello del bilanciamento tra i livelli dei personaggi: per esempio, sul server Rallos Zek di EverQuest, un guerriero di quinto livello ha una superiorità schiacciante sui novellini mentre, sul server Darktide di Asheron's Call, tre giocatori di primo livello alleandosi possono sopraffarne uno del quinto e hanno più speranze di sopravvivenza.
"Be somebody… else!"
Così recita uno slogan di "The Sims Online": la simulazione offre al giocatore la possibilità di essere qualcun altro e soprattutto di fare cose che non potrebbe o non oserebbe mai fare nella vita reale. E' così che molti utenti del popolare titolo Maxis hanno scelto la via dell'illegalità nella loro vita alternativa online: se però nei giochi di cui abbiamo parlato finora i griefer trovano il modo di uccidere e derubare i più deboli, devono essere particolarmente fantasiosi per riuscire a nuocere agli altri in un mondo come quello dei Sims, in cui non esistono armi e lo scopo è sostanzialmente socializzare! Ebbene, sui quasi 100.000 abbonati qualche centinaio è riuscito perfettamente nell'impresa, che avrebbe ritenuto impossibile lo stesso ideatore del gioco, Will Wright, dichiaratosi sconcertato dall'inciviltà e la crudeltà dimostrate da alcuni giocatori: tra le migliaia di esperienze e album fotografici presentati dagli appassionati sul sito ufficiale, figurano anche storie di violenza e vendetta, bambini carbonizzati in incendi domestici, personaggi imprigionati e privati di cibo e sonno, racconti di psicotici che si vantano di aver annegato ospiti in piscina, invitandoli a fare una nuotata e togliendo poi la scaletta (senza, i Sim non escono dall'acqua e nuotano fino allo sfinimento - ammetto di aver sfiorato la tragedia anch'io, una volta, dimenticandomi d'installarla!).
"Be somebody… else!"
Piuttosto che facilitare l'identificazione del giocatore coi personaggi digitali, come avevano pensato gli autori, il realismo di The Sims Online sembra rendere ancora più divertente la trasgressione: c'è chi si diletta nel rovinare la vita del proprio alter ego in ogni modo possibile e immaginabile e chi non si fa alcuno scrupolo a rovinare le vite virtuali altrui. Siccome la popolarità del personaggio è un parametro di successo nel gioco, ci sono buontemponi che si alleano contro qualcuno e fanno in modo di diffamarlo, attribuendogli punti di demerito e accrescendo il numero dei suoi nemici online, segnalati da link rossi tra i personaggi: sono necessarie parecchie ore di gioco per costruirsi una reputazione nel mondo dei Sims e bastano pochi link rossi per distruggerla. Oltre a molestie virtuali di varia natura, si sono verificati anche casi di furti d'identità, o meglio di account, e di liti furibonde fuoriuscite dal mondo online e trasferitesi nella realtà.
Lotta alla delinquenza virtuale: i giustizieri della rete
Ma come reagiscono gli altri giocatori a tutto questo? In casi estremi, le società che gestiscono questi mondi online prendono provvedimenti quali la sospensione o cancellazione di account, ma non possono prevenire ogni prepotenza e comportamento scorretto. All'atto dell'accettazione dei suoi termini di servizio, Maxis invita i giocatori a rispettare anche online le regole che valgono nel mondo reale: in effetti, se gli abusi finora descritti sono virtuali, le persone che li subiscono non lo sono affatto. Molti appassionati di MMORPG e The Sims Online hanno dichiarato di essersi ritirati dal gioco proprio per via di griefer e diffusi episodi d'inciviltà e si sospetta addirittura che sia stato qualcosa del genere a spingere Shawn Woolley al suicidio (la madre ha raccontato che in passato il ragazzo era già rimasto sconvolto dal tradimento di compagni d'avventura). Insieme al timore di dipendenza, infatti, questi sono tra i principali motivi di abbandono, nonché fonti di perdite economiche per gli sviluppatori, che investono ingenti risorse nella lotta contro minacce simili: offrono zone sicure in cui i giocatori non possono essere attaccati e filtri che bloccano contenuti volgari e offensivi, ma griefer e cheater si sono dimostrati altrettanto creativi e risoluti, trovando modi sempre nuovi di nuocere! Si è stimato che ogni dipendente del servizio clienti di Sony dedica a questi spiacevoli fenomeni almeno una delle sue otto ore di lavoro giornaliere. Per monitorare e limitare l'attività di cheater e griefer sono nati anche appositi siti Web, come Counter Hack.
Lotta alla delinquenza virtuale: i giustizieri della rete
Dal canto loro, i giocatori hanno imparato a cavarsela e prendere le dovute precauzioni: stando a un sondaggio svolto da Nicholas Yee, il 77% preferirebbe che i gestori dei server di gioco prendessero provvedimenti più drastici, ma qualcuno si fa giustizia da solo. Tanto per cominciare, anche nei MMOG esistono fonti d'informazioni e pettegolezzi, che danno qualche garanzia e limitano il rischio d'imbattersi in persone poco raccomandabili. Nell'ambito dei giochi di ruolo, si sono sviluppate varie forme di alleanze in cui i giocatori si riuniscono e si tutelano vicendevolmente, come nelle gilde di EverQuest: queste selezionano i propri membri e impongono severi regolamenti, che spaziano dai nomi dei personaggi a rigidi codici di condotta. Nel mondo dei Sims, dove non ci si può difendere sfruttando armi e superiorità numerica, alcuni utenti sono riusciti comunque a vendicare i torti subiti: quest'anno, una coppia di appassionati statunitensi ha fondato il Sim Shadow Government, movimento che conta più di 1000 membri e dispensa giustizia là dove Maxis non può arrivare - spesso con metodi poco ortodossi.
Debellare inciviltà e delinquenza online sarà difficile tanto quanto lo è nella realtà, forse di più, visto che l'anonimato offerto da Internet e la mancanza di conseguenze dirette mettono alcuni nelle condizioni di fare e dire cose che in realtà non si sognerebbero mai. La possibilità di sperimentare identità alternative online, comunque, non ci trasforma tutti in potenziali criminali o bugiardi patologici: un altro studio di Yee ha rivelato che, sebbene un terzo dei giocatori di MMORPG si senta più disinibito e aggressivo online, un altro terzo dichiara di comportarsi meglio che nella vita reale, di essere più generoso verso gli altri e di volersi distinguere per il proprio valore di guerriero.
Vedremo in quanti e quali modi i MMOG possono aiutarci a diventare persone migliori nella prossima parte di questo speciale, dedicata appunto alle "luci" che riscattano la complessa e controversa realtà dell'online gaming...
BIBLIOGRAFIA E RISORSE DI APPROFONDIMENTO:
- D&D Tech News
- Game Research
- Nick Yee Hub
- Entertainment Software Association
- Coping with technology
- Salon
- Wired News
- CBS News
- Ariadne: Understanding MMORPG Addiction
- IGN
- Adrenaline Vault
- La Stampa Web
- TechTV
- PubliWeb
- SMH.com.au
- Counter Hack
- GameSpy
- Los Angeles Times Online
Le risorse del griefer
Toccata e fuga: un giocatore sconfigge un mostro o un potente NPC ma, prima che possa recuperare soldi o artefatti che gli spettano, salta fuori il griefer e gli soffia il bottino sotto il naso.
Adescamento: siccome i mostri sono programmati per attaccare il personaggio più vicino, il griefer ne attira un gruppo verso un altro giocatore e poi scappa.
Mafia virtuale: bande di criminali virtuali bloccano l'accesso a importanti aree del gioco, imponendo un pedaggio.
Persecuzioni e molestie: insulti di ogni genere, da quelli a sfondo sessuale a quelli razziali.