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MotoGP 20, guida veloce

Disponibile su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch, MotoGP 20 introduce diverse novità per la serie Milestone: ecco la nostra guida veloce

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   25/04/2020

MotoGP 20 si pone senza dubbio come uno dei migliori episodi della serie Milestone, capace di offrire non solo un comparto tecnico finalmente adeguato alle aspettative degli utenti (con 60 fps disponibili su PS4 Pro, Xbox One X e ovviamente PC), ma anche un modello di guida profondo e sfaccettato, ampiamente regolabile, e svariate novità sotto il profilo strutturale che arricchiscono l'esperienza, in particolare per quanto concerne il senso di progressione.

Ci sembrava dunque interessante dedicare un approfondimento ad alcuni aspetti del gioco, ai punti fermi del suo gameplay e alle modifiche apportate dagli sviluppatori al fine di rendere le gare più coinvolgenti e meno prevedibili; a costo di sacrificare un po' di realismo simulativo in favore di un approccio che di certo non apre a un'immediatezza di grado arcade, ma fa ciò che è necessario per conquistare il favore di tutti i giocatori, da quelli più smaliziati ed esigenti a quelli più superficiali e annoiati, se vogliamo.

La Carriera Manageriale

Partiamo dal fulcro di MotoGP 20, la rinnovata modalità Carriera che racchiude ora una serie di elementi manageriali al fine di aumentare lo spessore. Di base il percorso che saremo chiamati a compiere è sempre lo stesso, ovverosia partire dal basso con un pilota sconosciuto e una scuderia modesta ma inanellare vittorie e risultati positivi al fine di far crescere la nostra reputazione e puntare così a contratti più remunerativi, nell'ambito di un sistema che tuttavia non si limita affatto a queste semplici dinamiche. Cominciare dalle motorizzazioni meno esasperate, in questo caso la Moto3, consente infatti di familiarizzare in maniera graduale con il modello di guida proposto dal racer Milestone, utilizzando un veicolo sostanzialmente meno prestante e nervoso rispetto alla massima serie, dai comportamenti più prevedibili in pista. Di questo, tuttavia, parleremo fra poco.

Attorno alla Carriera è stato costruito un sistema economico, di competenze e di potenziamenti che ci accompagnerà per tutta la stagione, consentendoci di migliorare le prestazioni sul circuito e di puntare a posizionamenti migliori al termine di ogni gara. La gestione del calendario da questo punto di vista è di grande importanza per avere a disposizione il tempo necessario per far crescere il team, utilizzando il denaro proveniente dall'ingaggio per apportare le prime modifiche alla squadra tecnica e assumere dunque manager, ingegneri e telemetristi in grado di fare la differenza grazie alle loro specifiche capacità. Di settimana in settimana potremo assegnare al nostro team il compito di portare avanti la ricerca relativa a nuovi componenti per migliorare la moto, facendo crescere in tal modo la quantità di punti spendibili poi per l'effettiva realizzazione degli upgrade.

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Grazie all'introduzione dei potenziamenti avremo modo di migliorare le performance in pista, affrontando le sessioni di qualifica puntando alla pole position e chiudendo le gare sul podio, così da incassare denaro da destinare all'eventuale assunzione di nuove e più capaci figure tecniche. Il loro arrivo andrà a influenzare l'indice di efficacia dell'intera scuderia, sviluppandone il potenziale nel corso dell'intero calendario. Potremo tuttavia compiere scelte differenti, valutando con il manager di proporre la nostra candidatura a team più prestigiosi, con obiettivi molto chiari e budget maggiori: una volta innescato il meccanismo virtuoso della crescita, inanellate alcune importanti vittorie e magari vinto il campionato, avremo modo di dar sfogo alle nostre ambizioni con l'unico limite delle immancabili penali da rescissione anticipata del contratto.

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Il modello di guida

Un denominatore comune per i racer targati Milestone risiede nella solidità e nello spessore del modello di guida, capace di adattarsi a qualsiasi tipo di esigenza grazie alla presenza di numerose regolazioni. Questi elementi, nel caso di MotoGP 20, si intrecciano le ulteriori sfaccettature rappresentate dalle opzioni standard, dagli aiuti e dal setup, tanto quello che si effettua ai box quanto quello immediato, in pista, legato all'elettronica. Si parte dunque dalla fisica, con tre impostazioni (facile, normale, difficile) che rendono in maniera più o meno realistica, più o meno impegnativa il comportamento della moto. Al grado più basso si possono affrontare le curve in tutta tranquillità, grazie a un limitatore che impedisce al veicolo di sculettare in uscita, mentre al grado intermedio bisogna prestare attenzione all'erogazione, dosandola delicatamente. Al massimo grado di difficoltà cambia un po' tutto, i comportamenti della moto si fanno nervosi e i freni vanno gestiti separatamente, il tutto in maniera più evidente e concreta a seconda della classe in cui ci troviamo a gareggiare.

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Come detto, a queste tre categorie principali si aggiungono svariate regolazioni ulteriori, che passano dalle opzioni tradizionali (trasmissione automatica o manuale, freni congiunti o indipendenti, traiettorie ideali, livello dell'intelligenza artificiale degli avversari e persino la frenata assistita) ai diversi setup che è possibile effettuare sia nel pre-gara che una volta in pista, agendo in quest'ultimo caso sull'incidenza dell'elettronica e modificando i parametri relativi al controllo della trazione, al sistema anti-impennata, al funzionamento del freno motore e alla potenza dell'erogazione; da valutare attentamente, in quanto incide in maniera importante sul consumo del carburante e può dunque stravolgere le previsioni relative all'autonomia della moto, lasciandoci a piedi a pochi metri dal traguardo. Il modo migliore per utilizzarla varia a seconda delle esigenze: se stiamo inseguendo possiamo impostarla in modalità aggressiva per ottenere maggiore spunto, per poi diminuirne il valore in fase di controllo della gara, una volta creata la necessaria distanza dagli avversari.

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Torniamo però al setup pre-gara, un aspetto che assume un'importanza fondamentale quando le impostazioni della difficoltà sono regolate su valori vicini al massimo, tanto in termini di assistenza alla guida che di capacità degli avversari. Prima di ogni sessione, che si tratti di prove libere, qualifica o gara, possiamo decidere di interpellare il nostro ingegnere di pista, dunque in modalità semplificata, e fargli presenti le nostre perplessità relativamente a specifici comportamenti della moto, così che possa effettuare le modifiche necessarie a risolvere il problema. Diversamente, potremo scegliere di occuparci in prima persona del setup, andando a impostare manualmente le varie voci e verificando la validità dei risultati sul tracciato: la scelta delle gomme, la rigidità delle sospensioni, le regolazioni dello sterzo, la rapportatura del cambio, i freni, la quantità di carburante da imbarcare e la già citata elettronica sono tutte categorie che racchiudono al proprio interno ulteriori regolazioni.

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Viene da sé che l'efficacia degli interventi si rivela maggiore a seconda del tempo che dedichiamo alla pratica: una volta presa confidenza con il modello di guida e aumentata gradualmente la difficoltà in termini di fisica e intelligenza artificiale, disattivando uno a uno gli aiuti, si possono passare letteralmente ore a preparare un evento, modificando ogni singolo parametro per poi verificarlo in pista e salvare il setup migliore così da poterlo richiamare successivamente. Come detto, tuttavia, l'intero impianto può essere scalato sulla base delle esigenze individuali, così da rendere l'esperienza interessante e accessibile anche per chi vuole semplicemente godersi la corsa.