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Resident Evil 2, i giochi più significativi del 2019

Resident Evil 2 è stato uno dei giochi più attesi e dei remake più apprezzati del 2019, ricordiamolo con questo speciale

SPECIALE di Simone Pettine   —   15/12/2019

Il 2019 è stato l'anno dell'attesissimo ritorno di Resident Evil 2, nel remake confezionato da Capcom con tanti fiocchetti e molta cura. A prima vista, potreste obiettare, si tratta di una delle tante riedizioni di un titolo appartenute ad un passato ormai perduto (il debutto del gioco avvenne nell'ormai lontanissimo 1998, del resto): in molti credevano che, riproposto oggi a ventun anni di distanza, Resident Evil 2 non avrebbe avuto più niente da dire. Nulla di più falso, e a dimostrarlo ci hanno pensato da un lato i voti altissimi da parte della critica specializzata (solitamente neanche troppo entusiasta dai remake), dall'altro la calorosissima accoglienza del pubblico. Siamo sicuri che almeno la metà dei nostri lettori avrà già giocato su PlayStation 4, Xbox One o PC il remake di Resident Evil 2, e che anche loro lo considerano uno dei giochi più significativi del 2019, un appuntamento imprescindibile dell'anno che si appresta a concludersi. Intanto recuperiamo però alcune considerazioni sul gioco.

Trama e narrazione: ansia, angoscia, incubo

Resident Evil 2 di certo non viene associato ai prati con fiorellini colorati, bensì alla disperazione più cupa, a zombie desiderosi di mangiarvi la faccia, e a virus mortali per l'umanità. La trama è la stessa del gioco pubblicato nel 1998, e diversamente non potrebbe essere dato che si tratta di un fedelissimo remake. Capcom però ha deciso di recuperare con intelligenza, ma adattando anche alle esigenze della modernità. È quanto evidenziato nella nostra recensione, relativamente alle fasi iniziali dell'avventura, per esempio; qui poche sequenze inedite danno al titolo un taglio decisamente contemporaneo, ammiccando anche ad alcuni passaggi obbligatori della filmografia horror più diffusa (presagi inquietanti, sconosciuti che si fermano ad osservare particolari rivelati, e via dicendo).

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La narrazione prosegue spedita e offre al giocatore almeno una ventina di ore di gioco, a seconda di quante campagne principali voglia portare a termine, a quanto voglia esplorare l'ambiente circostante, e in generale a quanto voglia procedere speditamente evitando gli zombi. Le run sono ufficialmente quattro, articolate con i due protagonisti ormai scolpiti in modo indelebile nella memoria, e stiamo parlando naturalmente di Leon Scott Kennedy e Claire Redfield.

Come ricorderete, le loro avventure nell'angoscia e nell'incubo scorrono in modo parallelo ma complementare, e una volta portate a termine offrono anche delle versioni alternative da rivivere. Per forza di cose il primo completamento sarà quello che vi richiederà più tempo e sforzi: da lì in poi, pur con alcune significative variazioni, il giocatore saprà bene cosa trovare nei corridoi di Racoon City, e anche relativamente quando aspettarselo.

Gameplay: vecchia scuola, e un po’ di modernità

Resident Evil 2 è un gioco con la sua buona dose di anni alle spalle, ed era inevitabile che il suo gameplay invecchiasse: non troppo male, ma a sufficienza da far storcere il naso a gran parte dei giocatori di oggi, abituati a ben altri livelli di difficoltà tendenti verso il basso, e a situazioni molto meno punitive. Al patto di qualche compromesso, Capcom ha comunque deciso di mantenere il "gameplay di una volta", e non saremo di certo noi a criticare questa decisione, perfettamente sensata e finalizzata a non snaturare troppo la produzione di partenza. E quindi è inevitabile che gli zombi ci mettano una vita e mezza a morire, che le munizioni da trovare in giro siano molto scarse, l'orientamento difficile da mantenere, gli scontri ravvicinati sconsigliabili. L'infamata autoriale raggiunge i suoi massimi livelli nelle modifiche del coltello: credevate che fosse eterno come una volta, non è vero? E invece si usura: e se si rompe poi sono fatti vostri.

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Chiaramente due considerazioni derivano automaticamente da quanto appena detto: innanzitutto il livello di appagamento per il giocatore odierno di Resident Evil 2 (e anche per quello di vecchia data) è notevole, proporzionale alle abilità e al livello di sfida richiesto. In secondo luogo, la prima partita è sempre la più complessa, ma poi per chi sopravvive le cose si fanno ben più agevoli, perché si conosce bene o male il mondo di gioco, i suoi ambienti e il comportamento (aggressivo e mai scontato) dei nemici.

Questi ultimi saranno anche i classici zombi, ma nei movimenti sanno realizzare degli scatti in velocità che non è possibile vedere neppure alle Olimpiadi, dunque fate molta attenzione lungo la strada. Altre concessioni che Resident Evil 2 fa alla modernità: le macchine da scrivere sono ancora l'unico modo per salvare i progressi, ma non necessitano più dell'inchiostro da trovare in giro; e poi, se proprio morirete continuamente, potrete abilitare la modalità assistita, con tutti i vantaggi del caso.

Comparto tecnico: zombi più belli che mai

Gli zombi di Resident Evil 2 sono ora più belli e dettagliati che mai, ammesso che un mostro raccapricciante possa essere definito con questi aggettivi. Sia come sia, è evidente l'impegno profuso da Capcom nel lavorare al comparto tecnico del titolo: Resident Evil 2 è una bellezza da vedere, ovunque decidiate di giocarlo. Non parliamo solo del dettaglio grafico e delle prestazioni in sé (tempi di caricamento, frame rate, e via dicendo), ma anche degli effetti particellari, nell'efficienza delle superfici riflettenti (e sono parecchie), dell'illuminazione dei vari ambienti: provare per credere.

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Se a suo tempo avete giocato Resident Evil 2, recuperare il remake di Capcom è un atto di devozione doveroso verso un titolo che sembra non temere il peso del tempo: al più aveva bisogno di qualche aggiustamento nel gameplay e del miglioramento grafico complessivo, riuscito perfettamente. Se invece nel 1998 ve lo siete perso, ora o mai più è il momento di recuperare. Fatelo, magari in occasione dei regali di Natale 2019.