È senza dubbio difficile garantire il successo di ogni release in un mercato zeppo di prodotti di valore a tutti i livelli come quello dei videogiochi, pertanto negli ultimi anni Frontier ha optato per una strategia più furba e diversificata: puntare su titoli più orientati verso una nicchia, ma sviluppati da team che hanno già dimostrato il loro valore in passato conquistando la fiducia di un discreto numero di fan. Questo tipo di piano garantisce, di norma, almeno di rientrare negli investimenti fatti e ha la possibilità a volte di inserire nel parco titoli della propria azienda dei piccoli cult.
Certo, difficilmente lavori simili possono esplodere ed eliminare da soli le necessità economiche del publisher, ma se non altro la loro varietà garantisce un'esperienza sempre fresca per qualunque giornalista decida di coprirli, ed è stato proprio questo il caso dell'ultimo evento digital a cui la casa ci ha invitato. Dopo il promettente Deliver Us Mars e il brutale, ma curiosissimo Western Front, abbiamo provato una demo di Stranded: Alien Dawn e non esitiamo a dire che, tra i tre giochi, forse era proprio questo quello con più potenziale.
Già, perché Stranded non solo è opera degli Haemimont Games - team bulgaro già molto noto per lo sviluppo degli ultimi Tropico e del valido Victor Vran - ma sembra anche voler seguire il filone dei "gestionali ingestibili" ultra complessi alla Rimworld o Dwarf Fortress.
Quando peraltro nella descrizione inseriamo la parola ingestibile, non lo facciamo per via di problemi alle meccaniche di gioco... semplicemente i titoli che hanno preso forma da basi simili a Dwarf Fortress sono spesso così ricchi di variabili da risultare pressoché impossibili da controllare in toto, ed è proprio questa caratteristica a renderli così appetibili per i giocatori che li affrontano. Alien Dawn, però, ci ha dato l'impressione di voler abbassare la marcia e offrire un'esperienza sì simile a quelle appena citate, ma anche marcatamente più accessibile. Proprio questa scelta, tutto sommato, potrebbe essere il suo vero punto di forza.
Nel deserto è tutto più difficile
Come detto, Stranded: Alien Dawn ha una struttura riconoscibilissima fin dai primi minuti di gioco. Al comando di un gruppetto di dispersi sulla superficie di un pianeta alieno, dovrete inizialmente raccogliere materiali, metterli da parte e utilizzarli per costruire quelle strutture fondamentali a sopravvivere alle intemperie degli ecosistemi dove le vostre scialuppe sono malamente atterrate. Laddove in survival classici, peraltro, il recupero di oggetti e la costruzione di edifici tendono ad essere molto facilitati, il lavoro di Haemimont non vi dà un controllo diretto sui sopravvissuti, bensì solo la possibilità di dare ordini e organizzare i ruoli, dato che ogni personaggio ha routine comportamentali specifiche che portano a sensibili variazioni nell'approccio a ogni compito.
Da una parte può sembrare un approccio caotico, ma è proprio da qui che spuntano le variabili di cui parlavamo prima: la parziale indipendenza dei protagonisti dell'avventura dà vita a "storie" che si sviluppano in un frattale di eventi spesso divertentissimo da osservare, anche quando le cose vanno più storte che mai. Stranded cerca però di limitare un po' il livello di caos con un ritmo iniziale in generale più pacato, e un'interfaccia semplice e ben costruita che permette abbastanza facilmente di capire come mettere da parte materiali o cosa costruire per non soccombere. Nel gioco, ad esempio, viene chiarito subito come le variazioni climatiche siano pericolosissime in certi ecosistemi, e risulti indispensabile avere a disposizione fonti di calore per non vedere qualche superstite congelare durante la notte.
Per l'esattezza, la nostra prova ci ha visti alle prese con un nuovo ecosistema del gioco: i pianeti desertici. In assenza di grosse fonti di legno, qui il fulcro della raccolta sono le pietre e i materiali delle scialuppe, e la strategia iniziale - quasi sempre legata a protezioni e capanne in legname - deve cambiare completamente, con rifugi più raffazzonati all'inizio per assicurare poi un graduale passaggio a mura ben più solide. La nostra prova ovviamente non è bastata ad analizzare un gioco simile a fondo (in un'ora si raschia a malapena la superficie di un videogame simile), eppure è stato piacevole constatare la presenza anche in questo assaggio di vari eventi legati al carattere dei vari personaggi, tra cui una curiosa "festa della sopravvivenza" organizzata da una delle nostre cacciatrici per tirare su il morale dei compagni (con risultati invero non eccezionali).
La luna neeeeeera
L'accessibilità del sistema potrebbe ad ogni modo essere un'arma a doppio taglio. Stranded è persino troppo diretto rispetto ai giochi a cui si ispira e un'eccessiva facilitazione delle fasi avanzate potrebbe venire a noia a giocatori abituati a titoli nettamente più ricchi e brutali. Anche per questo motivo, gli sviluppatori hanno inserito un sistema molto simile al "narratore" visto spesso nel genere, che porta le variabili di una partita a mutare periodicamente in base alla difficoltà desiderata. Parliamo delle lune: la scelta del satellite di ogni pianeta svolge infatti la stessa funzione dei narratori appena nominati, portando i pericoli a incrementare enormemente dopo poco tempo per chi vuole una vera sfida, o ad essere rarissimi per chiunque voglia solo godersi in tranquillità la costruzione di una colonia di sopravvissuti da zero.
Da quanto visto, comunque, già questo primo aggiornamento ha messo in campo personaggi aggiuntivi, una serie di nuove strutture, e una discreta massa di nuove opzioni e chicche che dovrebbero soddisfare anche i giocatori più veterani: una roadmap chiaramente pensata per raggiungere, dopo molte ore di gioco, una stratificazione più soddisfacente senza abbandonare l'ottimo equilibrio raggiunto con l'interfaccia e le meccaniche attuali.
Come già detto, difficile valutare quanto gli sforzi del team siano già a buon punto in tale aspetto, ma ci sembrano avere se non altro le idee chiare. E c'è peraltro un ulteriore punto di forza in questa produzione: a livello tecnico disintegra letteralmente sia Dwarf Fortress che Rimworld. Certo, non è un gioco graficamente straordinario, tuttavia le ambientazioni planetarie sono ricche e dettagliate e, in generale, si tratta di un impatto visivo a cui i fan di questo genere non sono abituati. Chissà che l'ultima opera di Haemimont non riesca a conquistare una grossa fanbase proprio per via di questa spesso ignorata qualità.
Graficamente ben più di impatto rispetto ai pilastri del genere e pensato per risultare anche molto più accessibile ai neofiti, Stranded: Alien Dawn, potrebbe catturare anche giocatori normalmente estranei alla formula "gestionale" resa famosa da Dwarf Fortress e Rimworld. Difficile, purtroppo, fare analisi approfondite dalla nostra limitata prova, ma quanto giocato sembra solido, e gli Haemimont sono un team affidabile. Il potenziale per un'esperienza di tutto rispetto c'è eccome.
CERTEZZE
- Il primo aggiornamento ha già aumentato esponenzialmente i fattori in gioco
- Interfaccia più cristallina e ben calcolata rispetto al resto del genere
DUBBI
- Impossibile al momento valutare gli aspetti più complessi