158

The Outer Worlds: cinque aspetti che lo rendono imperdibile

Scopriamo cinque aspetti che rendono The Outer Worlds un gioco imperdibile, o comunque da provare, soprattutto se si amano i giochi di ruolo

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   26/10/2019

The Outer Worlds è uno dei giochi più chiacchierati dal momento, nonché uno di quelli complessivamente più interessanti per costruzione e per temi. Cerchiamo di analizzare cinque punti che lo rendono un gioco da provare, a prescindere da tutte le altre considerazioni fattibili. Per avere un quadro più ampio del gioco, vi invitiamo comunque a leggere la nostra recensione di The Outer Worlds, dove troverete molti altri dettagli e un giudizio complessivo più mirato a indicare la qualità generale del titolo di Obsidian.

Pochi giochi di ruolo d’azione negli ultimi anni

Il primo motivo per cui vale la pena di giocare a The Outer Worlds è il fatto che negli ultimi anni di giochi di ruolo d'azione di alto profilo ne sono usciti davvero pochi. Molti credevano che l'enorme successo di The Witcher 3 avrebbe fatto rifiorire il genere, ma non è andata esattamente così. Anzi, gli alti costi produttivi e la deviazione del mercato verso i giochi come servizi ha creato una specie di desertificazione del genere in ambito tripla A e bisognerà attendere Cyberpunk 2077 per avere qualcosa dello stesso livello produttivo. Fortunatamente tra i doppia A la situazione è migliore e i giochi di ruolo d'azione sono di più, anche se è difficile parlare di abbondanza (Vampyr, Greedfall, Kingdom Come: Deliverance, Elex, tanto per citarne alcuni).

3O

Comunque sia The Outer Worlds è uno dei migliori, nonché tra i più compiuti usciti di recente. Evidentemente l'esperienza di Obsidian, studio formato da gente che fa giochi di ruolo da decenni, ha aiutato. La sostanza è che gli appassionati del genere non possono davvero fare finta di niente, se vogliono continuare a considerarsi tali.

Testi ben scritti e molto divertenti

The Outer Worlds è un titolo divertente da giocare e da leggere. I testi di cui è pieno il gioco, soprattutto dialoghi e documenti, ma anche alcune insegne, sono scritti con un gusto comico raro nel mondo dei videogiochi. Non stiamo parlando di quella scrittura eccessiva e un po' adolescenziale di cui sono permeati titoli come Postal 4, per fare un esempio recente, ma proprio di un modo di costruire i testi che finisce per arricchire il mondo di gioco nel suo complesso, facendosene descrittore, anche nei dettagli minimi. Così l'ennesimo personaggio che parla citando a memoria gli slogan della multinazionale che gli dà lavoro finisce per apparire come l'ingranaggio di qualcosa di più grande e profondo, ruolo sociale che emerge con maggiore forza quando si trovano personaggi di contrasto, ossia quelli che la lotta con il controllo culturale ha reso o troppo imbambolati, o troppo scontrosi.

Comunque, anche senza puntare troppo in alto, va detto che alcuni testi di The Outer Worlds sono semplicemente divertenti e aiutano non poco a far scorrere il gioco.

Theouterworlds E3 Nyoka 01

Speriamo solo che presto Obsidian faccia presto qualcosa per la dimensione dei caratteri, in modo da renderli leggibili da tutti.

I temi affrontati

Partendo dal punto precedente, un altro elemento per cui vale la pena giocare a The Outer Worlds è la profondità di alcuni dei temi che affronta. Sotto la patina di commedia fantascientifica disimpegnata, c'è una costruzione intellettuale notevole, che per certi versi ricorda alcune cose del primo Fallout, cui non a caso lavorarono Timothy Cain e Leonard Boyarsky, il duo al timone anche di questo titolo. Non solo il mondo di The Outer Worlds appare come una distopia in cui le multinazionali al comando della colonia di Alcione hanno preso il controllo completo delle coscienze individuali della maggior parte degli abitanti, ma da questo ne derivano una serie di conseguenze sociologicamente accurate, come l'aumento di criminalità dovuto alle pessime condizioni economiche in cui versa la popolazione, oppure fenomeni di marginalizzazione dovuti alla perdita d'interesse economico nello sfruttamento di alcuni territori, che rendono The Outer Worlds un'esperienza unica, nonché una delle poche in cui la costruzione generale e quella particolare vivono in un'armonia quasi perfetta.

Notevole anche il ruolo che viene dato al giocatore, che può scegliere da che parte stare, facendosi di volta in volta agente dello status quo oppure un quasi terrorista che per demolire il potere costituito innesca crisi economiche e sociali. Determinante anche il contrasto tra le azioni minute e alcuni degli obiettivi principali che si possono perseguire, con il giocatore che per andare avanti deve consumare una grande quantità di oggetti prodotti da quelle multinazionali che il sistema di scelte gli consente di combattere. Insomma, Obsidian ha definito The Outer Worlds un gioco non politico, ma sinceramente fatichiamo a crederle.

Le sparatorie sono migliori di quel che si dice

Alcuni si sono lamentati per come funzionano le sparatorie di The Outer Worlds, affermando che non sono soddisfacenti. Certo, se si utilizza come metro di paragone un FPS vero e proprio le critiche possono anche starci, ma se si contestualizza lo sparare all'interno dei numerosi sistemi di gioco è indubbio che il giudizio non può che essere positivo, anche in virtù delle numerose armi e dei tanti oggetti consumabili utilizzabili in combattimento. Per inciso: i nemici hanno danni localizzati e protezioni che reagiscono in modo diverso al tipo di colpo che ricevono, mentre le armi stesse sono potenziabili aggiungendo kit (innesti) o manipolandole sui banchi da lavoro.

Theouterworlds E3 Mantiqueen 01

Esistono inoltre armi dalle caratteristiche speciali, come quelle scientifiche, e altre uniche che troveranno solo quelli che esploreranno a fondo tutte le mappe da cui è composto il gioco.

Anche gli oggetti sono moltissimi: tutti i consumabili che si trovano in giro producono effetti di intensità e durata differente che aiutano in combattimento o nei dialoghi. Insomma, la varietà è tanta, i fattori da considerare sono molti e, anche se il feedback dei colpi non è da DOOM e soci, parlare di un sistema di combattimento poco soddisfacente è più un pregiudizio che la realtà. Comunque, per valutare al meglio le sparatorie di The Outer Worlds vi consigliamo di giocarlo a un livello di difficoltà alto, perché effettivamente la troppa semplicità dei primi due livelli di gioco potrebbe farvi credere di trovarvi di fronte a qualcosa che in realtà non è.

Rigiocabile più volte

The Outer Worlds dura tra le trenta e le quaranta ore, se si svolgono tutte le missioni secondarie e se si esplorano con attenzione le mappe. Comunque sia, il gran numero di scelte compibili durante l'avventura permette di rigiocarselo senza annoiarsi almeno una seconda volta, magari selezionando un livello di difficoltà superiore per rendere il tutto più impegnativo.

Quello di Obsidian è il classico titolo che non si esaurisce al primo passaggio, ma che può riservare sorprese anche ai passaggi successivi, se lo si gioca nel giusto modo.

In linea generale vi consigliamo di giocare la prima partita come più vi aggrada, guardare quale dei finali avete sbloccato e, quindi, rigiocare una seconda volta facendo scelte che consapevolmente portino verso l'altro finale. Non dovrebbe essere troppo complicato, visto che la storia mette ben presto in contatto con le due possibilità, anche se in modo non esplicito.