Alla voce "giochi che meritavano più considerazione" dovrebbe essere obbligo morale trovare sempre una gigantografia del primo Valkyria Chronicles. Il titolo di SEGA è uno dei più fulgidi esempi di brillante mescolanza di sistemi: tattico al punto giusto, complesso senza esagerazioni, e dotato di una elevata curva di difficoltà, con un bel po' di tensione aggiuntiva legata all'imprevedibilità dei suoi campi di battaglia. Tutto ciò che i fan chiedevano alla casa - dopo un paio di spiacevoli passi falsi - era il mantenimento di tali caratteristiche, magari con un ritorno ai toni dei primi capitoli e qualche significativa miglioria generale (d'altro canto, non si parla di titoli perfetti, seppur di alta qualità). Beh, la software house pare aver ascoltato la sua fanbase, perché abbiamo testato Valkyria Chronicles 4, ed è in tutto e per tutto un ritorno alle origini della saga, chiaramente desideroso di portare al limite tutti i suoi elementi. Forse, però, l'attaccamento alle radici del marchio stavolta è stato persino eccessivo.
Non fraintendeteci, noi facciamo parte di quel gruppetto di fedelissimi che non vedeva l'ora di riavere per le mani un Valkyria Chronicles puro e incontaminato, e abbiamo provato solo gioia tornando a gestire le azioni dei singoli membri della nostra truppa e a guidare l'immancabile cingolato che li accompagna in molte missioni. Eppure le innovazioni del sistema sono davvero pochissime: si parla di una nuova classe, il granatiere - una pericolosissima specializzazione in grado di colpire con il mortaio a lunga distanza, il cui utilizzo intelligente può ribaltare le battaglie - di una maggiore varietà di ambientazioni, e della presenza (nelle missioni avanzate) di bombardamenti navali e aerei direzionabili sulla mappa di gioco. Alla base il sistema è del tutto immutato, ed è sempre un misto di combattimento e movimento in tempo reale (i nemici vi sparano se vi spostate nella loro area) e strategia a turni, dove le azioni possibili sono decise dalle barre della stamina dei soldati e da Command Point che possono venir conservati limitando le azioni del turno
Il sistema, lo vogliamo precisare, è ancora tra i migliori in circolazione, e risulta estremamente intuitivo nonostante non perdoni gli errori. Il posizionamento è importantissimo, l'uso oculato delle varie classi fondamentale (sono praticamente le stesse viste in passato, e vanno dai cecchini alle unità di fanteria corazzate), e la presenza di un gran numero di nemici diversificati quanto le vostre truppe costringe ad adattarsi a gran velocità ai pericoli incontrati. Ora, va detto che tale struttura ha sempre avuto un problema di difficile risoluzione: era parzialmente trial and error, a causa di momenti scriptati che mutavano all'improvviso lo status di certe mappe (e condannavano alla morte alcune vostre truppe mal posizionate, senza possibilità di reazione) e di spawn di nemici difficili da prevedere. In Valkyria Chronicles 4 la situazione sembra essere migliorata, ma i granatieri - specie se si ha la sfortuna di finire la stamina all'interno del loro raggio d'azione - possono eliminare con un singolo colpo alcune delle vostre unità migliori, mentre l'elemento casuale non sembra del tutto sparito dalle missioni.
Ora della fine, quindi, sembra di trovarsi davanti a un grosso DLC del primissimo Valkyria Chronicles, anche perché la storia di Claude e della sua truppa sembra svolgersi in parte nello stesso periodo storico del primo capitolo, e ha tematiche e toni estremamente simili (anche i protagonisti dei due titoli condividono numerose caratteristiche). Tecnicamente, poi, questo capitolo è una copia carbone dei precedenti, con uno stile che mescola cel shading e colori acquerello inconfondibile, e la stessa struttura narrativa "a libro". Forse, almeno dal punto di vista grafico, si poteva fare uno sforzo maggiore.
Se cercate un'esperienza "nuova" non la troverete in Valkyria Chronicles 4. Questo capitolo si rifà in tutto e per tutto ai suoi predecessori, e le sue timide innovazioni, seppur interessanti, rappresentano a malapena uno smottamento nella formula tipica del marchio. Per gli appassionati, però, questo dovrebbe esser più che sufficiente per dare fiducia al titolo, poiché l'ottima mescolanza di tattica e meccaniche brillanti della serie è tornata più forte che mai nella campagna del giovane Claude. Non resta, a questo punto, che valutarne la qualità in toto.
CERTEZZE
- Basi della serie sempre solidissime
- Ritorno alle tematiche e ai toni del primo capitolo
- Livello di sfida sempre elevato
DUBBI
- Elemento trial and error di certe missioni ancora presente
- Innovazioni del sistema molto limitate