Alcuni genitori inferociti per gli acquisti in gioco dei figli hanno fatto partire una class action contro Apple, che è stata ammessa dalla corte della California (badate bene che non equivale a una condanna, ma solo che la class action finirà in tribunale).
Apple aveva chiesto che la causa fosse archiviata per i recenti cambi apportati ai contratti di licenza e per l'aggiunta possibilità di disattivare completamente gli acquisti in gioco, ma non è bastato. Il giudice Edward Davila ha deciso che la causa deve proseguire.
Di base i genitori si lamentano di quelle applicazioni per i più giovani che li inducono a spendere soldi, superando l'autorizzazione dei genitori.
L'avvocato dell'accusa ha anche dato un'ottima lezione di game design, che descrive benissimo come funzionano i giochi free2play: "Questi giochi creano dipendenza e sono progettati per indurre i bambini ad acquistare grosse quantità di moneta di gioco, permettendo di spendere più di 100$ per transazione."
Bisognerebbe dire anche che se i giochi free2play non fossero progettati in questo modo, non esisterebbero, ma questa è un'altra storia.
Comunque il vecchio sistema di Apple metteva solo una password a protezione dei singoli acquisti, che potevano essere fatti ogni 15 minuti circa. Questo avrebbe portato Apple ad accumulare milioni di dollari da transazioni eseguite da minori senza l'autorizzazione dei genitori.
Fonte: Games Industry