In una lunga e interessante inchiesta ripubblicata oggi su Kotaku, ma apparsa originariamente su Japan Subculture Research Center, Jake Adelstein e Nathalie-Kyoko Stucky scavano a fondo nella crisi di Sony, partendo proprio dalla sua roccaforte: il Giappone.
I due esaminano i segni del declino della multinazionale di PlayStation, che diversi operatori giapponesi già danno per morta visti i pessimi risultati finanziari dell'anno fiscale 2012 e la situazione apparentemente non certo migliore del 2013.
Le cause del declino sono diverse, ma per molti la più accreditata è stata la ristrutturazione del lavoro operata nel corso degli anni, iniziata con il CEO Nobuyuki Iide, che ha portato alla "cacciata" di personalità e competenze che avevano reso grande la multinazionale nei suoi anni d'oro, per inseguire i minori costi produttivi garantiti dal lavoro a basso costo dei paesi emergenti.
Stando a un veterano, i tecnici e gli ingegneri mandati via hanno lasciato il posto a una generazione più giovane e insicura, impaurita da ogni fallimento, capace di lavorare soltanto sulle tecnologie preesistenti e non di costruirne da zero.
Nonostante l'amore dei giapponesi per i prodotti Sony, l'aprirsi del mercato e l'entrata in scena di altri operatori ha aumentato la possibilità di scelta, facendo diminuire lo spazio a disposizione.
Insomma, le cause del declino sono molte e la questione ha diverse sfaccettature che vanno a toccare anche la situazione storica ed economica del Giappone e del mercato globale tutto. Se volete saperne di più vi consigliamo di leggere l'articolo completo cliccando qui: How Sony Is Turning into a Ghost in Japan and Around the World