Leggere buona parte della stampa italiana parlare di videogiochi fa sempre una certa impressione, non tanto perché si trovano le solite denunce contro la violenza o la pericolosità di alcuni titoli, quanto perché, nonostante gli anni di vita del medium videoludico, molti articoli sembrano essere scritti da persone cadute dal pero, per usare un'espressione popolare, che non si sono accorte di quanto i videogiochi abbiano influito sulla cultura di massa della società occidentale e di quanto siano ormai diffusi tra moltissime fasce d'età.
Prendiamo un articolo che oggi sta facendo il giro della rete, scritto dalla pediatra Sabrina Salvadori sul suo blog, La Ventisettesima Ora, ospitato dal Corriere della Sera.it. Ovviamente è facile essere sconvolti dalla superficialità con cui la donna si approccia all'argomento, ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire, invece di lanciarci in facili e, francamente, stupide invettive.
Il figlio di undici anni le chiede di comprargli Grand Theft Auto V spacciandolo per "un gioco di corse di macchine e di inseguimenti". La donna non batte ciglio e lo accontenta, prenotandolo con tanto di caparra perché esaurito nel negozio dove si sono recati. Quando le arriva il messaggio che l'avverte della disponibilità del gioco, decide di non avvertire il figlio e di non andarlo a prendere, illuminata sulla via di Damasco. Nel mentre le arriva una comunicazione che la informa di una conferenza di divulgazione sul Progetto Pinocchio di Umberto Galimberti, cui decide di partecipare. Indovinate un po' cosa apprende? Riportiamo:
"In quella occasione sono venuta a conoscenza di una cosa ancora più inquietante: il gioco GTA V che stavo per regalare a mio figlio, è un'istigazione alla violenza anche sessuale, al crimine e al femminicidio. Ci hanno fatto vedere un pezzetto di scena del gioco, senza audio: sconvolgente. Ci hanno fatto leggere i commenti di due ragazzini che godevano e ridevano e si compiacevano di avere ucciso una prostituta e di averle anche rubato i soldi che aveva appena guadagnato con una prestazione sessuale. Ero incredula."
All'incredulità segue l'indignazione:
Ma come è possibile che esistano dei giochi simili, che delle persone possano inventare e programmare dei giochi così, e che oltretutto questi giochi possano essere messi in vendita nei negozi? Senza parlare del fatto che i ragazzi possono anche scaricarlo da internet, quindi completamente al di fuori del controllo dei genitori, molti dei quali non sanno nemmeno che questo si possa fare."
A questo punto molti di voi avranno già capito uno dei problemi di tutta questa storia, ma lo evidenziamo per renderlo noto anche alla preparatissima Sabrina Salvadori. Come ben visibile nell'immagine riportata in fondo all'articolo, che riproduce il packshot ufficiale di Grand Theft Auto V, il titolo di Rockstar è consigliato per persone maggiorenni, ossia di diciotto anni o più, dal sistema di classificazione PEGI. Come la pediatra saprà, il PEGI non ha forza di legge perché il legislatore italiano, dicasi parlamento (lo chieda alla sua cara amica), non si è mai preoccupato di dare supporto all'industria videoludica stabilendo dei limiti precisi per la vendita dei videogiochi ai minorenni, quindi l'industria si è autoregolamentata, lavorando a livello europeo, per creare un proprio sistema di classificazione. Al genitore spetta solo l'onere di leggere un numero, solitamente messo bene in evidenza come in questo caso, ed evitare di acquistare per i figli titoli sconsigliati per la loro età, come si fa da sempre con film, libri e ogni altra opera.
Riportata questa banalità, che a quanto pare non riesce a diventare mai tale, lasciateci anche sottolineare come sia stupefacente che la signora Salvadori abbia avuto bisogno di una conferenza per scoprire Grand Theft Auto V. Non che dovesse averci giocato, per carità, è lecito non amare i videogiochi e non seguirli; ma quando il figlio le ha chiesto di acquistarlo, le sarebbe bastato fare una veloce ricerca su Google per trovare una sterminata quantità di informazioni relative al gioco, tra articoli e filmati, dove non le sarebbero mancati ampi dettagli sui contenuti. Ecco signora, il vero problema è che le è stato necessario un convegno del professor Galimberti per scoprire qualcosa di talmente visibile e influente nella cultura occidentale contemporanea, da essere conosciuto da qualsiasi adolescente e ragazzino sulla faccia del pianeta. Viene da chiedersi se il problema in questo caso, come in molti altri casi del genere, sia davvero la violenza di Grand Theft Auto V, oppure i genitori che non sanno nulla dei figli e si consolano con il mito dei bambini più scaltri di loro e che fanno esperienze a loro insaputa, come se questa esperienza non la traessero da questo mondo, ma da luoghi inaccessibili a chi si compiace di guardarli con perenne stupore.
Sinceramente, signora Salvadori, lei e quelli come lei dove avete vissuto fino a oggi? Capiamo che in Italia il 38% della popolazione non ha mai nemmeno sentito la necessità di accedere a Internet, numero che rende meglio di ogni parola lo stato comatoso con cui viviamo il rapporto con la modernità, ma è possibile che non sia mai stata minimamente curiosa di condividere un po' della vita di suo figlio, indirizzandolo mentre si faceva insegnare un po' del suo presente? Le sarebbe bastato osservare gli altri giochi che gli sono stati regalati nel corso degli anni per scoprire quel magico numeretto che le avrebbe detto subito, senza bisogno di conferenze, che quel gioco tanto desiderato non è consigliato per la sua età. In quel caso le sarebbe bastato negargli l'acquisto e si sarebbe risparmiata un post sul suo blog e tanto allarmismo, allarmismo che deriva non tanto dai contenuti di un videogioco, quanto dal rendervi conto di capire poco o nulla di ciò che fanno i vostri bambini. Che sia semplice senso di colpa?
Fonte: La ventisettesima ora, blog del Corriere della Sera.it
PS. la parola "videogichi" errata nel titolo è così nella fonte.
Aggiungiamo una piccola postilla: è vero che Grand Theft Auto V è scaricabile dalla rete in versione pirata (la versione Xbox 360) e lì il PEGI non è visibile, ma del resto quale contenuto digitale non lo è, porno compresi? Anche in questo caso il controllo spetta ai genitori, non a chi realizza e pubblica il gioco che, anzi, dalla pirateria subisce soltanto danni. Oppure la signora vuole dirci che suo figlio ha il computer pieno di film di Rocco e Valentina e nessuno gli dice nulla?
Altra postilla informativa pedagogica, tratta da Wikipedia: da notare che Ilaria Capua, la parlamentare di Scelta Civica cui la nostra pediatra del cuore si rivolge per denunciare lo scandalo Grand Theft Auto V, è "iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso di ufficio e traffico illecito di virus. L'indagine coinvolgerebbe in tutto 38 persone, tra cui il Direttore Generale dell'Istituto Zooprofilattico, Igino Andrighetto, il Direttore Sanitario Stefano Marangon, alti funzionari del Ministero della Salute tra cui Romano Marabelli, Gaetana Ferri ed Ugo Santucci, oltre al marito della Capua. Il settimanale l'Espresso riporta di una presunta cessione illecita di stipiti virali ad aziende farmaceutiche per la produzione di vaccini veterinari e sfruttamento illecito dei diritti del brevetto DIVA con la costituzione di un cartello di industrie farmaceutiche veterinarie per il controllo di epidemie H7 nel pollame negli anni 1999-2006."
Tutte le accuse sono state rigettate pubblicamente dalla stessa Capua, in una lettera del 6 aprile 2014 al Corriere del Veneto: "Le accuse false e sorprendenti che mi sono state mosse dal settimanale l'Espresso danneggiamo la mia immagine e reputazione. Sono certa che sarò scagionata."
Aggiornamento: segnaliamo, a continuazione della storia, la risposta di Stefano Silvestri alla pediatra Sabrina Salvadori direttamente sul medesimo blog del Corriere Online, che potete leggere a questo link.