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Perché tutti ce l'hanno con EA?

Una riflessione sulla guerra degli utenti a EA

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   23/11/2017

Secondo Paradox c'è un diffuso sentimento di odio nei confronti di Electronic Arts ormai sedimentato nell'utenza videoludica, che parte da prima della recente e vasta polemica sulle famose micro-transazioni di Star Wars: Battlefront II. Si tratta di un publisher che "gli utenti amano odiare", ha affermato Daniel Goldberg di Paradox, un'etichetta peraltro piuttosto vicina all'utenza, in particolare per quanto riguarda l'ambito PC. C'è effettivamente una certa tendenza a polemizzare sul colosso di Redwood City, visto spesso come nemico pubblico numero uno dai videogiocatori più appassionati e dagli utenti che seguono le vicende dell'industria e tendono a farsi sentire su forum e social media. Da un certo punto di vista si tratta della posizione tradizionale della "evil major" che esiste in qualsiasi settore dell'industria dell'intrattenimento, che nell'ambito videoludico ricade perfettamente sulle spalle di Electronic Arts, e il fatto di essere additata come origine dei mala tempora currunt del panorama videoludico rientra semplicemente nel ruolo del grande publisher.

C'è da dire, a questo proposito, che lo stesso trattamento non viene condiviso (o almeno non a questi livelli) da altre compagnie che pure sguazzano in certe politiche discutibili tipo micro-transazioni e serializzazioni selvagge, come Activision o Ubisoft, che si prendono la loro buona quantità di polemiche ma solitamente senza strascichi di vasta portata come accade con EA, per non parlare di Sony e Microsoft che ormai si sono ampiamente adeguate anche loro alle dinamiche di mercato odierne e "deviate", almeno secondo la visione tradizionalista. Anche il fatto di aver ricevuto per un paio di anni consecutive il poco onorevole riconoscimento di "compagnia peggiore d'America" secondo il sondaggio annuale di Consumerist deriva da decisioni piuttosto arbitrarie perché le accuse sulla "mancanza di innovazione" o sull'utilizzo di DRM e micro-transazioni possono essere tranquillamente girate a diverse altre compagnie, ma nessuna sembra capace di attirare antipatie come EA. C'è dunque una sorta di scelta "politica" nel dare contro a Electronic Arts, presa più come simbolo delle pratiche di business moderne piuttosto che generatrice effettiva di alcuni specifici malanni?

Perché tutti ce l'hanno con EA?


Il dubbio un po' sovviene, soprattutto vedendo il trattamento effettivamente diverso riservato ad altre compagnie con comportamenti simili e considerando anche la buona volontà dimostrata nel venire comunque incontro ai feedback dell'utenza. Tuttavia, la situazione attuale non può essere limitata solo a una questione "epidermica" o tendenziosa. Gran parte dell'antipatia attirata su di sé deriva in effetti proprio dagli strascichi del comportamento classico da multinazionale senza scrupoli che ha caratterizzato l'andamento della compagnia fino a qualche anno fa, all'espansionismo esagerato che ha portato ad acquisizioni non troppo strategiche, a scelte sbagliate negli investimenti e nella gestione delle produzioni dai budget stellari che hanno poi portato a decisioni assolutamente impopolari come l'abbandono di alcuni franchise dopo capitoli al di sotto delle altissime aspettative del management o addirittura alla chiusura in blocco di interi team di sviluppo, e su questo fronte EA ha effettivamente alle spalle una lunga scia di studi storici che hanno visto giungere la loro drastica fine sotto le cesoie dell'etichetta di Redwood Shores.

Con tutte le ragioni economiche valide che possono esserci dietro a queste azioni, è chiaro che l'utenza non può che vederle sotto una luce estremamente negativa e se a queste si uniscono pratiche considerate "anti-consumer" come micro-transazioni sospette è facile prevedere il sentimento montante nella massa. Tutto questo porta ad oscurare le iniziative positive che pure ci sono state, come il supporto continuativo ai titoli online, le espansioni gratuite di Titanfall 2 e Star Wars: Battlefront II e l'organizzazione dell'EA/Origin Access, tanto per menzionarne alcune. Ovviamente non possiamo pensare di poter suggerire noi a Electronic Arts delle soluzioni valide per risolvere questa situazione, ma viene da pensare che un recupero di alcuni brand storici rimasti troppo a lungo dormienti, produzioni di dimensioni più umane in termini di budget e quindi di ricavi necessari e una gestione più oculata dei team interni, con un freno imposto all'espansionismo aggressivo potrebbero tutti andare nella migliore delle direzioni per il futuro di Electronic Arts, agli occhi dei giocatori più agguerriti.