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Razzismo, minacce di morte, intolleranza: le storie di Daniel Vávra e Bleu, quando le opposte fazioni finiscono per somigliarsi

In molti non vogliono che la politica entri nei videogiochi, ma purtroppo per loro già c'è

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   23/05/2018

Negli ultimi giorni sono successi una serie di eventi decisamente spiacevoli, purtroppo non solo per il mondo dei videogiochi. Da una parte c'è il caso del game director di Kingdom Come: Deliverance Daniel Vávra, subissato di insulti e minacce di morte per le sue posizioni politiche, che ha deciso di non presenziare a un evento pubblico per non creare problemi di ordine pubblico:

"Nella giornata di ieri il fondatore di Gamelab, un evento spagnolo focalizzato sul mondo dello sviluppo, ha comunicato via Twitter che Vàvra ha preferito cancellare la propria conferenza in seguito ai gravi insulti ricevuti sui social.

"Sono spiacente di informarvi che Daniel Vávra ha cancellato il suo talk a Gamelab 2018 dopo aver ricevuto seri insulti sui social network", ha scritto Ivan Fernandez Lobo. "Rispettiamo la sua decisione ma siamo dispiaciuti di perdere le sue interessanti opinioni sullo sviluppo di uno dei migliori giochi europei di quest'anno."

Dall'altra parte c'è il caso della cosplayer cinese Bleu, che dopo essersi vista pubblicare da Naughty Dog su Facebook una foto in cui interpreta Ellie, la protagonista di The Last of Us, si è ritrovata sommersa da insulti razzisti e sessisti, con dei perfetti sconosciuti che l'hanno apostrofata come se fosse una prostituta.

Insomma, molti non vorrebbero che si associassero politica e videogiochi, ma di fatto ciò accade ormai frequentemente e con grande spontaneità, con due fazioni, se così vogliamo chiamarle, che portano avanti i loro temi in modo spesso caotico e intollerante, confrontandosi in ogni possibile occasione.

Il risultato è che sempre più spesso ci troviamo di fronte a censure, fraintendimenti e a personaggi costretti a eclissarsi dalla scena per non alimentare la rabbia degli gli eserciti in guerra, del tutto incapaci di ragionare serenamente e di tornare sui loro passi anche di fronte a palesi errori di giudizio o a valutazioni esagerate. Più che forme di pensiero, sono prese di posizione istintive e irrazionali, che somigliano sempre più a dei linciaggi e che portano a polemiche pretestuose, utili solo per supportare una certa causa. A rimetterci ovviamente sono coloro che si trovano sommersi dai pregiudizi, impossibili da contrastare anche dicendo la verità.

A rimetterci sono anche tutti quelli che vorrebbero frequentare ambienti meno velenosi e che invece sono costretti ad assistere a questi degradanti spettacoli ormai praticamente tutti i giorni.