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Bayonetta 3 non subirà conseguenze dalle accuse di Hellena Taylor, ma i doppiatori probabilmente sì

Il caso Hellena Taylor non avrà probabilmente ripercussioni su Bayonetta 3, ma è probabile che alla categoria dei doppiatori non andrà altrettanto bene.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   25/10/2022

Casi come quello di Hellen Taylor fanno più male che bene alla causa che pretendono di rappresentare, perché di fronte a una ritrattazione come la sua finiscono per prendere forza tutte le argomentazioni avverse. Bayonetta 3, invece, non sarà toccato dallo scandalo, ormai rientrato, perché lo studio di sviluppo ne è uscito completamente pulito.

Ricordiamo brevemente i fatti: la Taylor è stata la doppiatrice di Cereza in Bayonetta e Bayonetta 2. Per il doppiaggio di Bayonetta 3 PlatinumGames le ha offerto 15.000 dollari, per venti ore di lavoro complessive, che lei ha rifiutato, considerandole una miseria rispetto all'importanza del personaggio e del franchise, di cui ha sovrastimato il valore a 450 milioni di dollari. Quindi le sono stati offerti 4.000 dollari per un cameo, che ha comunque rifiutato. Al suo posto è stata scelta naturalmente un'altra doppiatrice, anche perché il lavoro qualcuno doveva pur farlo. Non sappiamo lo studio giapponese quanto abbia dato a Jennifer Hale, l'attrice sostituta, ma fino a qui è chiaro che ci troviamo di fronte a delle normali dinamiche lavorative. Francamente non è il caso nemmeno di giudicare il rifiuto della Taylor, perché se secondo lei l'offerta era troppo bassa, non possiamo metterci troppo a sindacare sulle sue aspettative o su cosa pretendesse. In fondo è libera di accettare o meno i lavori che le vengono proposti, per qualsiasi motivo le passi per la testa.

Detto questo, pubblicare un video con un racconto parzialissimo dei fatti, in cui ha provato a far passare i 4.000 dollari del cameo come la cifra complessiva che le è stata offerta, a cui è seguito l'invito a boicottare Bayonetta 3 con la motivazione di andare a colpire la cupidigia di PlatinumGames, rea di sfruttamento dei doppiatori, è tutta un'altra storia. Il problema non è tanto o solo la falsità del racconto, ma il fatto che abbia provato a tirare dentro l'intera categoria, facendo passare la sua come una lotta a difesa dei diritti dei doppiatori tout court e non come una rivalsa personale per quello che ha percepito come un torto subito. Emersa la verità, raccontata prima da un resoconto di Jason Schreier, poi confermata dalla Taylor stessa, che ha giustificato il suo primo video con delle argomentazioni quantomeno zoppicanti, è successo ciò che normalmente avviene in questi casi: la Taylor è stata completamente screditata, così come lo è stato il fulcro della sua protesta. Quindi a perderci non è stata solo lei in prima persona, che comunque sembra non essere più interessata al doppiaggio di videogiochi, ma anche i suoi colleghi, che ora dovranno subire il peso di questo precedente, con tutti i pregiudizi che ne deriveranno. Non che ora le software house offriranno meno soldi agli attori per il loro lavoro, ma la pubblica opinione sarà pronta a sfoderare questa storia ogni volta che si toccherà l'argomento, sterilizzando così ogni possibile dibattito.