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Censura in Microsoft dopo le proteste: l'azienda blocca le e-mail con i termini "Palestina" e "Gaza"

Alcuni dipendenti hanno scoperto che Microsoft blocca le e-mail contenenti i termini "Palestina" e "Gaza", scatenando polemiche e accuse di censura, ma secondo l'azienda è legittimo: ecco perché.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   22/05/2025
Manifestanti fuori dalla conferenza Build di Microsoft

Nelle ultime ore, è emersa una problematica significativa all'interno dei sistemi di comunicazione interna ed esterna di Microsoft, che sta sollevando interrogativi sulla libertà di espressione e sulle politiche aziendali in merito a contenuti sensibili. Diversi dipendenti hanno infatti segnalato un blocco nell'invio di e-mail contenenti i termini "Palestine" o "Gaza". Questa restrizione, secondo le testimonianze, impedisce la spedizione di messaggi sia a destinatari interni all'azienda che a contatti esterni.

Il gruppo di protesta "No Azure for Apartheid" (NOAA) ha riportato che decine di lavoratori Microsoft non sono riusciti a inviare e-mail con le parole "Palestine", "Gaza" e "Genocide" nell'oggetto o nel corpo del messaggio. Ma cerchiamo di capire nel dettaglio cosa sta succedendo.

La risposta di Microsoft alle accuse di censura

Secondo Hossam Nasr, organizzatore del NOAA, questo fenomeno rappresenterebbe un tentativo da parte di Microsoft di silenziare la libertà di parola dei lavoratori e una forma di censura attuata dalla leadership aziendale per discriminare i dipendenti palestinesi e i loro alleati. L'organizzazione ha anche evidenziato come parole come "Israel" o "P4lestine" non attivano lo stesso blocco.

Microsoft, dal canto suo, ha confermato a The Verge di aver implementato una forma di moderazione delle e-mail per ridurre le "e-mail a sfondo politico" all'interno dell'azienda. Frank Shaw, portavoce dell'azienda, ha dichiarato che l'invio di e-mail a un gran numero di dipendenti su argomenti non correlati al lavoro non è appropriato. Ha inoltre aggiunto che l'azienda dispone di un forum consolidato per i dipendenti che scelgono di occuparsi di questioni politiche.

La spiegazione fornita da Microsoft suggerisce che la misura sia stata adottata per gestire un elevato volume di e-mail a sfondo politico inviate a decine di migliaia di dipendenti in tutta l'azienda, e che le azioni intraprese mirano a ridurre tali comunicazioni a coloro che non hanno aderito esplicitamente a ricevere tali contenuti. Il blocco di questi termini si inserisce però in un contesto di crescenti tensioni e proteste da parte di attuali ed ex dipendenti Microsoft.

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Queste manifestazioni si sono concentrate sui contratti dell'azienda con il governo israeliano, in concomitanza con la conferenza per sviluppatori Microsoft Build. Un esempio emblematico si è verificato durante il discorso di apertura di Build, quando un dipendente Microsoft, Joe Lopez, ha interrotto il CEO Satya Nadella gridando: "Che ne dite di mostrare che i crimini di guerra israeliani sono alimentati da Azure?". Lopez, successivamente, ha inviato una e-mail a migliaia di dipendenti Microsoft ed è stato licenziato lo stesso giorno. Le proteste sono arrivate pochi giorni dopo che Microsoft ha riconosciuto i suoi contratti cloud e AI con Israele, pur affermando che una revisione interna ed esterna non aveva trovato "nessuna prova" che i suoi strumenti fossero stati usati per "prendere di mira o danneggiare persone" a Gaza.

Voi che cosa ne pensate? Microsoft dovrebbe vigilare maggiormente sul modo in cui vengono utilizzati gli strumenti che fornisce ad apparati governativi? Diteci la vostra nei commenti qua sotto.