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Copie fisiche: non è ora di festeggiarne il funerale?

Visti gli ultimi dati sulla crescita del mercato digitale, non è arriva l'ora di festeggiare il funerale delle copie fisiche dei videogiochi?

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   05/03/2021

Gli ultimi dati sulla crescita del mercato digitale ci suggeriscono che è quasi arrivata l'ora di festeggiare il funerale delle copie fisiche, senza troppi rimpianti.

Quando Valve decise di rendere obbligatorio Steam per giocare ad Half-Life 2 scatenò un vero e proprio putiferio tra i giocatori PC, che la videro come una mossa per imporre il suo client e il suo neonato negozio digitale. Pensare che all'epoca molti "saggi" del settore ipotizzarono il probabile fallimento di Valve perché "il digital delivery non soppianterà mai il mercato fisico" fa quasi tenerezza, così come mette nostalgia ricordare quelli che urlavano alla fine dei videogiochi per la sparizione di scatole e manuali (ai tempi già ampiamente ridotti all'essenziale).

La storia ci dice che Steam ha invece fatto un gran bene al mercato PC, rinato e cresciuto proprio grazie al negozio di Valve. Se oggi il PC viene vista come una piattaforma appetibile anche da produttori hardware di console come Sony e Microsoft, è perché il suo mercato è cresciuto enormemente nel corso degli anni, praticamente solo in digitale. Il mercato fisico PC è morto da anni e oggi nessuno lo rimpiange davvero. C'è qualche nostalgico delle mappe di stoffa e dei manuali di 400 pagine, ma si tratta di una nicchia rispetto alla massa di persone che non sente più alcun disagio nell'affidarsi completamente agli acquisti immateriali.

Il mercato console è stato più lento ad abbracciare questa novità, vuoi per l'hardware, che essendo fisso e aggiornato con grande lentezza non ha permesso la rapida introduzione di molte innovazioni che su PC sono state rese disponibili in tempi molto rapidi, vuoi per l'utenza stessa, che fatica sempre parecchio a fare dei salti in avanti.

Parliamone

Fortunatamente le cose sono cambiate e le ormai superflue copie fisiche stanno per diventare un retaggio del passato. I motivi per cui le definiamo superflue dovrebbero essere evidenti a tutti, ma ricordiamone qualcuno. Il primo è che il gioco che si trova su disco spesso è obsoleto prima che lo stesso arrivi nei negozi. Senza pensare a casi clamorosi come quello di Cyberpunk 2077, considerate tutti i titoli live service usciti negli ultimi anni. Obiettivamente, oggi il supporto ottico che contiene Destiny 2 a cosa serve più? Infilando quel disco nel lettore quanta parte dei dati che contiene è ancora utilizzabile?

Se però non vogliamo prendere in considerazione i live service, pensiamo a tutti i giochi che comunque vengono aggiornati nel corso dei mesi / anni, alcuni spesso al lancio stesso, con patch gigantesche. La verità è che ormai sono davvero pochi quelli che giocano con i dati contenuti sui supporti fisici, cioè con i gioco della build Gold, perché sono pochi quelli che non li aggiornano, soprattutto in caso di immancabili problemi. Anzi, diciamo meglio: un gioco che non venisse aggiornato sarebbe considerato abbandonato e fallimentare, perché poco supportato.

Quindi, nonostante le resistenze di alcuni, certi dati non stupiscono neanche un po'. Parliamo ovviamente di quelli del Regno Unito, dove nel 2020 l'85% delle vendite è stato digitale. Immaginiamo che in altri mercati la situazione non sia troppo diversa. Con il passare degli anni anche gli utenti console hanno scoperto la comodità del digitale e hanno iniziato a percepire le copie fisiche come un orpello inutile, retaggio di un passato che non tornerà mai più. Certo, alcune sacche di utenti fedeli alla scatola con fogliettino e disco rimarranno e le edizioni speciali non mancheranno mai (se scopri che la paccottiglia ha un mercato, continui inevitabilmente a produrla), ma diverranno sempre più piccole, fino a trasformarsi in nicchie ininfluenti.