Un articolo del Corriere.it, scritto dall'esperto di 'politiche ed economia degli Stati Uniti con un'attenzione particolare per le trasformazioni della società americana e l'impatto delle nuove tecnologie digitali sul mondo del lavoro' Massimo Gaggi, ha provato a spiegare il vertiginoso aumento di stragi negli Stati Uniti avvenuto negli ultimi anni con la maggiore diffusione della cultura delle armi, dovuta secondo lui soprattutto ai videogiochi.
La tesi di Gaggi è abbastanza lineare: "Ora dalla finzione della console o del telefonino si passa al realismo dei maxischermi. Succede anche a New York: in un locale del West Side, mentre brindi con gli amici, puoi affittare per qualche decina di dollari la replica di un'arma vera e sparare raggi laser contro un bersaglio in movimento in uno scenario reale. [...] Con qualche dollaro in più si può ottenere un upgrading e sparare a bersagli umani in scenari classici: una banca assaltata, un rapimento per strada e, perché no?, anche una sparatoria in una scuola. "Secondo lui il primo passo da compiere per ridurre il problema delle stragi sarebbe quindi quello di incidere su questa cultura, ridiscutendo il ruolo dei videogiochi violenti e limitandone la diffusione.
Quella espressa da Gaggi è una tesi che va sempre più diffondendosi e a cui non mancano sponde politiche, soprattutto nei partiti interessati a distogliere l'attenzione dal problema vero, ossia l'eccessiva facilità con cui negli Stati Uniti è possibile acquistare armi da fuoco. Attualmente nelle case americane ce ne sono più di 300 milioni e le lobby delle armi non vogliono vedere ridotto il loro floridissimo mercato.
Del resto sarebbe sciocco negare che i videogiochi aiutino a diffondere la cultura delle armi, ma essendo quello delle stragi un problema essenzialmente statunitense bisognerebbe anche riflettere sul perché questa cultura non produca gli stessi effetti anche in altre nazioni. In fondo in Italia giochiamo con gli stessi titoli che giocano negli Stati Uniti. Insomma, probabilmente è anche un problema culturale, ma che riguarda l'intera cultura della nazione, non solo i videogiochi.