Che Hideo Kojima sia un tipo un po' particolare, una sorta di divo dell'industria videoludica, è cosa nota, pertanto la scelta di un cast così di alto profilo per Death Stranding può sembrare basata sulla volontà di dimostrare le capacità produttive di Kojima Productions.
In un'intervista pubblicata da The Telegraph dopo la presentazione di Death Stranding all'E3 2018 e riportata da WCCFTech, il game designer spiega il suo punto di vista sull'impiego di questi nomi famosi, che non si basa sulla volontà di trovare una legittimazione al videogioco come medium al livello di cinema o altri. Insomma, Kojima non ha chiamato Mads Mikkelsen, Norman Reedus, Lindsay Wagner, Léa Seydoux e Guillermo del Toro semplicemente per dimostrare come i videogiochi possano avere nomi famosi e imporsi così all'attenzione del grande pubblico, ma c'è dietro una precisa scelta creativa e tecnica.
"Per quanto mi riguarda, si trattava soprattutto di lavorare con persone di cui mi fido e con cui amo collaborare", ha spiegato Kojima. "Nel passato non utilizzavamo gli attori, creavamo i personaggi da zero come si va negli anime. Per quanto mi riguarda, ho fatto giochi per 32 anni e con la tecnologia che c'è adesso so di poter creare quello che voglio con il 100% di fedeltà. Tuttavia, questo non è abbastanza interessante perché manca l'elemento analogico, organico, vivente".
Kojima spiega allora cosa cambia nello sviluppo di un videogioco che utilizza un cast di attori di così alto livello al suo interno: "Per esempio, posso dire a Norman che voglio che si sieda su una poltrona e lui può dire no, penso che sia meglio se mi metto qui. E io lo accetto e dico bene, vediamo cosa viene fuori."
"Voglio ottenere quel tipo di reazione chimica che si ottiene utilizzando questi attori, creando e sviluppando il gioco insieme. Lavorare con Norman, con Mads, con Lindsey e con Lea - tutti loro contribuiscono molto e hanno un sacco di idee", ha spiegato Kojima, precisando poi: "Specialmente Mads: prende il controllo dell'intero set a volte!"