Nonostante non sia più quello di un tempo e nonostante faccia figo dire in giro che fa schifo, l'E3 ci manca enormemente. La fiera di Los Angeles era un momento di raccordo di tutta l'industria, una settimana nella quale il mondo si rendeva conto che ci sono i videogiochi. E fanno sul serio. Ma soprattutto era un appuntamento che faceva ordine all'interno delle agende dei publisher. Prima dell'E3 si gettano le basi, all'E3 si annuncia più o meno tutto, tra giugno e settembre si mostrano i giochi, per poi venderli arrivare nei negozi nei mesi successivi.
Con la cancellazione delle principali fiere di settore lo scorso anno è stato un disastro. È vero che il caos poteva essere legato anche ai problemi che Microsoft, Sony e Nintendo hanno avuto a far rispettare le date di uscita, ma diciamo che la frammentazione del palinsesto dei festival estivi non ha aiutato.
Lo diciamo sia da addetti al settore, ma soprattutto da appassionati: lo scorso anno ha fatto schifo.
200 eventi di tutte le dimensioni e forse solo un paio accettabili. Il resto robaccia mal assemblata, molto hype e poca sostanza. Di sicuro tante ore di sonno e speranze buttate. A unire la beffa al danno, alcune delle cose più interessanti sono state annunciate via comunicato stampa, come il DualSense o Xbox Series S.
Nessuno show omnicomprensivo, nessun momento di raccoglimento, nessuna pressione di dover far meglio degli altri. La comunicazione dello scorso anno è stata un susseguirsi di voci, attese e nessun momento di catarsi.
Il ritorno dell'E3, anche se in maniera digitale, potrebbe aiutare a risolvere questo problema. Se Microsoft, Nintendo e gli altri decidessero di onorare lo show con una partecipazione degna degli anni passati, forse, potremo anche ripulire l'agenda dai vari festival estivi. Interessanti magari per fare un qualche focus sui giochi del momento, ma assolutamente incapaci di dare le emozioni a cui siamo abituati.
Quindi, l'E3 è morto, viva l'Electronic Entertainment Experience 2021!