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I ragazzi che non spendono in microtransazioni vengono bullizzati, dice uno studio

Secondo uno studio norvegese, sembra che le microtransazioni possano diventare argomento di bullismo tra i più giovani, spinti ad acquistare.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   01/03/2024
I ragazzi che non spendono in microtransazioni vengono bullizzati, dice uno studio

Sembra che il bullismo abbia assunto connotazioni nuove che riguardano anche i giochi free-to-play, con la spesa di denaro in microtransazioni che diverrebbe determinante in questo senso, visto che secondo uno studio i ragazzi che non acquistano in grande quantità tali prodotti verrebbero bullizzati dai pari.

Uno studio condotto in Norvegia, prendendo come campione vari ragazzi tra i 10 e i 15 anni impegnati in particolare in Fortnite, Roblox e FIFA, ha fatto luce sul fenomeno del bullismo legato all'acquisto o meno di contenuti attraverso microtransazioni, svelando che i soggetti meno propensi a spendere in questi prodotti vengono bullizzati e additati come "poveri" da altri soggetti di pari età.

In effetti, sembra un'evoluzione della triste dinamica che ha avuto luogo storicamente anche in passato tra i ragazzi, per cui coloro che non si trovano aggiornati alle ultime mode o non spendono per ottenere i prodotti più in voga vengono marginalizzati o direttamente bullizzati, solo che la dinamica in questione ora si applica anche alle microtransazioni, a quanto pare.

Chi non spende in microtransazioni viene bullizzato

Un'immagine dall'item shop di Fortnite
Un'immagine dall'item shop di Fortnite

La ricerca di Julia Clara Reich e Kamilla Knutsen Steinnes è stata pubblicata in un post da Sciencenorway.com e dimostra come alcuni utenti giovani, tra i 10 e i 15 anni, si sentano sotto pressione, spinti a spendere soldi in microtransazioni per oggetti in giochi come FIFA per stare al passo rispetto ai compagni.

Se a questa spinta da parte dei pari si aggiungono le tecniche psicologiche utilizzate dagli sviluppatori per incrementare l'appeal delle microtransazioni, come dimostrato anche nei casi di Roblox e simili, è facile vedere come tali acquisti possano assumere un carattere compulsivo per gli utenti più giovani.

La dinamica del mercato, d'altra parte, spinge sempre più verso questo sistema di monetizzazione, e anche Sony ha riferito di recente che gli utenti PS5 tendono a spendere più soldi in microtransazioni che non nell'acquisto di singoli giochi, cosa che evidentemente risulta da un complesso di pressioni e spinte provenienti da diverse fonti.