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L’Unione Europea abbandona la Digital Services Tax: vittoria per Apple e Big Tech

Un documento interno alla Commissione Europea conferma la rinuncia alla tassa sui servizi digitali. Decisiva la pressione USA durante i negoziati sul commercio transatlantico.

NOTIZIA di Simone Lelli   —   15/07/2025
Commissione Europea

Apple può tirare un sospiro di sollievo. La Commissione Europea ha deciso di ritirare la proposta di Digital Services Tax, la tassa pensata per colpire i grandi colossi tecnologici globali come Apple, Google, Meta e Amazon. La notizia arriva da un documento interno circolato nei giorni scorsi a Bruxelles e ottenuto in esclusiva da Politico, che anticipa i punti principali della futura proposta di bilancio UE 2028-2035.

Secondo la bozza, la tassa sui servizi digitali non è più presente tra le opzioni di nuove entrate fiscali per finanziare il prossimo bilancio pluriennale dell'Unione. Una mossa che segna una retromarcia significativa rispetto agli orientamenti espressi solo pochi mesi fa, quando la tassa sembrava ormai in dirittura d'arrivo. L'imposta era stata pensata per imporre un contributo aggiuntivo alle aziende digitali che generano profitti rilevanti in Europa, pur non avendo una sede fisica nei Paesi membri.

Addio alla tassa digitale

A prendere il posto della contestata Digital Services Tax saranno invece tre nuove proposte fiscali: una tassa sulle apparecchiature elettroniche ed elettriche scartate, un'accisa unica sui prodotti del tabacco a livello UE e un'imposta societaria per le grandi imprese con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro annui nel mercato europeo. Quest'ultima colpirà comunque aziende come Apple, ma in un contesto più ampio, senza distinguere tra settori digitali e tradizionali.

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Tutte le proposte dovranno comunque ottenere l'approvazione unanime dei 27 Stati membri per entrare in vigore. Il documento definitivo della Commissione, che delineerà ufficialmente il bilancio 2028-2035, sarà pubblicato mercoledì 16 luglio.

Una decisione influenzata dal negoziato USA-UE

Dietro questo cambio di rotta c'è, secondo Politico, la volontà di non compromettere i negoziati in corso con gli Stati Uniti per un nuovo accordo commerciale transatlantico. La Digital Services Tax è stata a lungo vista con sospetto da Washington, che la considera una misura discriminatoria contro le big tech americane. Rinunciare alla tassa potrebbe dunque rappresentare un gesto distensivo per favorire un'intesa con l'amministrazione statunitense, in un momento in cui le relazioni commerciali tra le due sponde dell'Atlantico sono più delicate che mai.

iPhone 16, 16 Pro e 16e
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La Commissione, dal canto suo, ha finora mantenuto una linea dura verso le grandi piattaforme, come dimostrano l'introduzione del Digital Markets Act (DMA) e le recenti sanzioni milionarie inflitte ad aziende come Apple e Meta. Ma questa rinuncia dimostra anche un approccio più flessibile, dove la realpolitik commerciale può pesare più delle ambizioni fiscali.