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Microsoft compra SEGA? Perché no, viste le attuali incertezze del mercato dei videogiochi

Cerchiamo di capire come mai non sarebbe poi così strano se Microsoft riuscisse a comprare SEGA sfruttando le attuali incertezze del mercato dei videogiochi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   29/01/2021

Microsoft potrebbe comprare SEGA? Perché no, viste le attuali incertezze del mercato dei videogiochi e le difficoltà della compagnia giapponese sul fronte interno (nel 2020 ha avuto grosse perdite lato arcade per via della pandemia, con numerosi licenziamenti volontari). Sarebbe quindi una soluzione ideale per entrambe le parti: SEGA ha un catalogo di proprietà intellettuali ricchissime sia per console che per PC (pensate a Sonic, gli Yakuza, a tutti i giochi di Creative Assembly) e Microsoft ha i soldi. Naturalmente per ora parliamo soltanto di ipotesi, ma analizziamo meglio la situazione.

Nei primi anni dell'attuale millennio l'industria videoludica giapponese visse un momento turbolento: dopo anni di supremazia, si era trovata improvvisamente sguarnita di fronte all'evoluzione repentina del mercato. I costi di sviluppo erano lievitati e per creare un tripla A non bastavano più piccoli team di sviluppo, pur ben rodati. Inoltre c'era bisogno di investire sempre più capitali in ricerca e sviluppo per stare al passo con il mercato occidentale. Tantissime software house minori non disponevano semplicemente delle risorse adatte a sviluppare tecnologie proprietarie che potessero competere con quanto stava emergendo dall'occidente. Oltretutto non avevano nemmeno il know how per farlo.

Per non sparire nel nulla alcune realtà decisero di avviare delle operazioni di consolidamento. Fu all'epoca che nacquero colossi come Square Enix, SEGA Sammy e Bandai Namco, frutto della fusione di compagnie storiche di grandi dimensioni, che raccolsero intorno a essi una moltitudine di studi minori cui affidavano lavori su commissione (pensate a PlatinumGames). Questi ultimi non avevano abbastanza forza per andare da soli e accettarono loro malgrado la situazione. Si creò quindi una certa stasi a livello creativo, perché la maggior parte dei progetti piovevano dall'alto e non gli si poteva semplicemente dire di no. Per molte software house semplicemente non c'erano alternative: o sceglievano di lavorare con i publisher locali più grandi, o sarebbero fallite.

Attualmente il mercato dei videogiochi mondiale sta attraversando un periodo di grande turbolenza. I singoli tripla A possono arrivare a costare decine di milioni di euro, cifre che semplicente una software house non può permettersi. Per questo gli unici modi per continuare a esistere sono o mettersi sotto l'ala di un publisher, o ridurre le ambizioni. Certo, uno studio piccolo può permettersi di evitare progetti che gli richiederebbero investimenti eccessivi, ma quando si comincia a parlare di studi medio grandi la situazione si complica. Per inciso: se hai quattrocento dipendenti in qualche modo li devi pagare e un progetto con prospettive di vendita di 100.000 copie (numero a caso tanto per far capire) non ti consente di farlo nemmeno raggiungendo l'obiettivo. Le alternative sono ristrutturazioni sanguinose per i dipendenti, con licenziamenti di massa, o il fallimento. Purtroppo negli ultimi anni i publisher stessi stanno subendo la turbolenza dovuta all'aumento dei costi di sviluppo e se realtà affermate come Electronic Arts, Take-Two e Activision Blizzard vivono benissimo vendendo skin, realtà diverse, magari ancora radicate nel mercato tradizionale, o a cui non è riuscito di piazzare sul mercato dei giochi live service degni di nota, si trovano in forte affanno.

In breve, questa incertezza crea un terreno di caccia favorevolissimo a compagnie come Microsoft che hanno miliardi da investire per consolidare il loro business. Attualmente Xbox è soprattutto Xbox Game Pass. Per far funzionare l'abbonamento la casa di Redmond deve fare in modo di sfornare contenuti esclusivi sempre più appetibili con una certa regolarità (il modello è quello di Netflix). Per farlo ha bisogno di un gran numero di studi, che rastrella dove può. Se il mercato fosse stabile, le sarebbe molto più difficile fare acquisizioni come quelle di Bethesda, ma la verità è che l'instabilità è tanta e sempre più realtà iniziano a ritenere che farsi acquisire sia l'unico modo per non essere mangiate. Per questo non saremmo affatto stupiti di sapere che a breve Microsoft annunci l'acquisizione della metà di SEGA dedita all'intrattenimento o di altri studi di sviluppo, come vogliono diverse voci di corridoio. Naturalmente non diamo niente per certo, ma le possibilità ci sono e sono concretissime.