Nella dichiarazione di intenti programmatici pubblicata ieri da Microsoft in vista anche dell'acquisizione di Activision Blizzard si fa chiara menzione di una volontà di aprire maggiormente gli store digitali per venire incontro a sviluppatori e utenti, ma questo come si rifletterà su Xbox e il suo specifico store?
Questo aspetto viene preso in esame oggi in un approfondimento di The Verge, che esplora l'elemento maggiormente relativo agli store che ha una grande importanza, nonostante abbia fatto meno rumore della conferma che Call of Duty rimarrà anche su PlayStation (e potrebbe essere portato addirittura su Nintendo Switch). Microsoft ha difeso il proprio modello di business durante il famoso processo tra Epic e Apple su questo argomento, ma non c'è dubbio che i riflessi di quel movimento comincino a vedersi, a prescindere dai risultati effettivi in tribunale.
La casa di Redmond ha fatto presente come la vendita di console non consenta di trarre profitto nel mercato videoludico, ma che sia trainante però per il fondamentale diffondersi degli store digitali proprietari, che consentono invece i maggiori guadagni.
Una trasformazione radicale di Xbox Store avrebbe conseguenze pesanti su tutto l'ambito di Xbox in termini di console e al momento in effetti non è in esame in maniera totale.
Gli 11 principi elencati ieri dal presidente di Microsoft Brad Smith nel famoso blog ufficiale riguardano lo store relativo a Windows principalmente e in parte anche Xbox Store, il quale si atterrà nell'immediato a 7 di questi 11 punti. In pratica verranno attuati sullo store della console i primi 7 principi, ovvero quelli divisi nei primi tre gruppi:
- Sicurezza e controllo qualità (qualsiasi sviluppatore può accedere allo store purché rispetti alcuni limiti di sicurezza per gli utenti, la continuazione nell'utilizzo di sistemi di sicurezza adottati da Microsoft per garantire questa agli utenti e il rispetto della privacy)
- Responsabilità (gestione delle app third party allo stesso livello delle proprietarie e l'impegno a non usare informazioni o dati dall'app store per competere con le app third party)
- Correttezza e trasparenza (trattamento paritario per app third party rispetto a quelle first party in termini di visibilità e promozione e trasparenza nelle regole sulla promozione e gestione prodotti nell'app store)
C'è dunque una sostanziale parificazione nella gestione della app sullo store Windows con quella dei giochi su Xbox Store, ma l'ultima sezione, quella propriamente dedicata alla libertà di scelta per gli sviluppatori, non verrà applicata alle console, almeno per il momento. Quest'ultima parte riguarda la possibilità, lasciata agli sviluppatori, di utilizzare sistemi di pagamento alternativi a quelli ufficiali dello store in oggetto senza che Microsoft influenzi la scelta con trattamenti differenziati, oltre alla possibilità di stabilire un canale di comunicazione diretto e alternativo allo store con gli utenti.
Questi ultimi aspetti, che sono peraltro emersi in maniera importante durante il processo Epic contro Apple, sono quelli più complicati da far arrivare nelle console ma potrebbero trasformare ulteriormente il panorama di queste. Resta poi da vedere se Microsoft effettuerà l'abbassamento della quota di ricavi del 30% applicata sulle transazioni dello store: sembra che la compagnia abbia in programma di abbassare la propria tassa dal 30 al 12% sulle app del Windows Store, ovvero una quota pari a quella presa da Epic su Epic Games Store, ma l'elemento chiave sarà vedere se tale iniziativa potrà spostarsi anche su Xbox Store, cosa che potrebbe modificare ulteriormente tutto il panorama del mercato videoludico.