In un'edizione che non sembra destinata a portare con sé enormi novità, il nuovo Need for Speed risalta come uno degli annunci di maggior spessore della Gamescom 2019, visto che per il resto le lineup non lasciano molto spazio a sorprese inedite di grande portata. Un tempo punto di riferimento del catalogo Electronic Arts e del panorama racing in generale, l'importanza della serie si è progressivamente assottigliata con la riduzione registrata in linea di massima nella rilevanza del gioco di corse arcade, anche se resta tutt'ora un genere in grado di attirare fette di pubblico molto importanti. Fatto sta che, dagli anni 90 a questa parte, Need for Speed ha attraversato un certo declino di popolarità che sembra più dovuto a una perdita di direzione e carattere da parte dei nuovi capitoli che a difetti strutturali o tecnici, visto che si tratta comunque di giochi generalmente ben curati.
Il prossimo Need for Speed ha peraltro un'importanza particolare: si tratta del capitolo che corrisponde al venticinquesimo anniversario della serie, dunque dovrà distinguersi in qualche modo o quantomeno sarà al centro di un'attenzione particolare in quel di Electronic Arts. Non si può dire che il publisher non abbia cercato in qualche modo di recuperare Need for Speed o di svecchiarlo, visti i tentativi fatti in precedenza: già nel 2015 è stata giocata la carta "reboot", che ha però funzionato solo fino a un certo punto, dunque la questione del rilancio concettuale a questo punto è archiviata. Per il resto, si è cercato di esplorare diverse direzioni senza però trovare una strada ottimale, di fatto contribuendo inesorabilmente alla distruzione dell'identità originale di Need for Speed, che d'altra parte non era nemmeno facilmente individuabile, visto che con la crescita della concorrenza in ambito racing arcade le peculiarità della serie sono progressivamente venute meno.
Dal punto di vista dell'evoluzione tecnologica, la direzione da prediligere per un gioco di corse di questo tipo potrebbe essere l'open world, con una mappa vastissima e libertà di movimento assicurata, sullo stile di Forza Horizon. Tuttavia, un'impostazione del genere potrebbe far crollare uno dei pilastri storici della serie, ovvero la storia. Quest'ultima gioca un ruolo fondamentale nel franchise, ma bisogna dire che anche i capitoli che si sono concentrati su questa, come il recente Payback, non hanno soddisfatto in pieno. A guardare la storia della serie, i capitoli generalmente più amati risultano essere Underground 2, Most Wanted (del 2005) e Carbon, ovvero l'apice della produzione Black Box, ma limitarsi a recuperare le caratteristiche di quei capitoli e riproporle pari pari ai giorni nostri potrebbe non essere sufficiente a mettere insieme un racing game arcade di alto profilo, di questi tempi.
È probabile che, semplicemente, la serie sia incastrata in un'accezione del genere racing che non è più in grado di raggiungere livelli altissimi, considerando anche che si tratta di una tipologia di gioco ormai un po' di nicchia. La cosa risulta evidente anche nella decadenza di Ridge Racer e in generale dei titoli di questo tipo al di fuori di Forza Horizon, dunque potrebbe essere sbagliato semplicemente il punto di vista, ovvero la necessità di costruire un gioco in grado di vendere milioni di copie e rimanere impresso nell'immaginario videoludico. Tuttavia, vista la ricorrenza importante dei 25 anni, potrebbe volere la pena fare un investimento importante per mettere insieme davvero un Need for Speed dei sogni, che potrebbe avere queste caratteristiche: una componente narrativa coinvolgente, un track design non necessariamente open world ma variegato, un modello di guida anche semplice ma divertente, una buona customizzazione, inseguimenti con la Polizia e magari un buon supporto post-lancio, senza le trappole che possono derivare da casse premio e simili. È chiedere troppo? Forse sì, in effetti.