Secondo le stime di Nvidia, l'attività di ricerca di Ethereum ha contribuito in maniera minima al suo volume di affari. Nonostante all'azienda manchi la "capacità di rintracciare e quantificare" l'uso delle sue schede video, la compagnia americana pensa di poter dire che solo il 2-6% del fatturato del Q4 2020 è stato generato dalla vendita di GPU destinate alla ricerca di cryptovalute.
A comunicarlo è stata la CFO di Nvidia Colette Kress, che ha detto che la compagnia ritiene che dai 100 ai 300 milioni di dollari dell'ultimo quarto dell'anno fiscale scorso sono derivati dalla vendita di GPU che sono state utilizzare per minare Ethereum. Su di un totale di 5 miliardi di ricavi, si tratta di un'inezia. Per chi non la conoscesse, ETH è la seconda criptovaluta più diffusa al mondo e nel corso dello scorso anno il suo valore è cresciuto del 124%. Una crescita enorme, in linea con tutto il mercato delle criptovalute, che ha spinto alle stelle la domanda di GPU di nuova generazione grazie alle quali macinare i calcoli necessari per trovare queste valute virtuali.
Una delle GPU più richieste, per il suo favorevole rapporto tra potenza di calcolo e costo, è la GeForce RTX 3060, una scheda pensata per il gaming, ma che è stata sfruttata per altri motivi. Per questo motivo Nvidia ha promesso di limitare le capacità delle proprie GPU "da gaming" nella ricerca di criptovalute e di voler mettere in commercio dei modelli di GPU pensati appositamente per questo compito.
In questo modo il colosso della tecnologia spera di rendere meno allettanti le sue RTX, così da consentire ai gamer di trovare le schede nei negozi e sfruttarle per quello che sono state create. Proprio in queste ore Asus annuncia la sua linea di GeForce RTX 3060 12 GB.