Ari Aster, il regista tra gli altri di Hereditary e Midsommar, teme l'intelligenza artificiale. Non solo, teme anche tutti quegli ingegneri e tecnici che, invece di parlarne come di una tecnologia, l'appellano quasi come se fosse una divinità.
Durante un'intervista con Letterboxd per Eddington, il suo prossimo film, Aster ha cercato di esprimere le sue paure per la diffusione dell'IA generativa, inquadrandola come una forza incontenibile con sfumature quasi-religiose che sta attivamente e spaventosamente fondendo la nostra esperienza di vita con una realtà generata dalle macchine.
Un dio spietato
"Se senti questi ingegneri e le persone che stanno introducendo l'IA, non ne parlano come di un nuovo, fantastico medium; non la definiscono nemmeno tecnologia. Ne parlano come di un dio", ha detto Aster. "Parlano come se fossero dei discepoli. Sono molto devoti. Qualunque spazio ci fosse tra la nostra realtà vissuta e questa realtà immaginaria sta scomparendo, e ci stiamo fondendo. E questo è spaventoso".
"Ho molta paura a riguardo", ha continuato. "Ovviamente è già troppo tardi. Ormai siamo davanti a una gara. È così che ha sempre funzionato la storia dell'innovazione tecnologica: se possiamo fare una cosa, la facciamo. Ho domande più grandi, capite? Cosa disse Marshall McLuhan? 'L'uomo è l'organo sessuale del mondo delle macchine', giusto? Questa tecnologia è un'estensione di noi, siamo noi estensioni di questa tecnologia, o siamo qui per darle vita?"
Il riferimento a Marshall McLuhan è un cenno diretto all'opera fondamentale del filosofo del 1964, Understanding Media: The Extensions of Man (Gli strumenti del comunicare). McLuhan era un teorico dei media famoso per la frase "il medium è il messaggio", con cui sosteneva che la tecnologia che usiamo per comunicare è più trasformativa per la società del contenuto effettivo che veicola. Il suo concetto postula che le nuove tecnologie siano estensioni del corpo e dei sensi umani, ma che, nell'estendere il nostro raggio d'azione, esse rimodellino anche il nostro intero panorama sociale e psicologico. Invocando McLuhan, Aster sta inquadrando l'IA come un'estensione dell'umanità in grado di alterare il mondo, che si sta ora rivoltando per cambiare radicalmente i suoi creatori, sollevando la questione di chi sia veramente al comando.
"La cosa più perturbante, per me, è che è meno perturbante di quanto vorrei. Vedo video generati dall'IA e sembrano vita vera; sembrano semplicemente reali. Si ritorna alla capacità umana di adattamento. Più le cose diventano strane e più a lungo le viviamo, più diventano normali. Ma sta accadendo qualcosa di enorme in questo momento, e noi non abbiamo voce in capitolo. Quindi, eccoci qui. Non posso credere che vivremo davvero tutto questo e vedremo cosa succede. Santo cielo".