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Sony ha tagliato tutti i ponti con Gaming Heads, cui ha ordinato di distruggere tutto il merchandise

Sony ha deciso di tagliare i ponti con il produttore Gaming Heads, che sarà obbligato a distruggere tutto il merchandise legato ai suoi marchi.

Sony ha tagliato tutti i ponti con Gaming Heads, cui ha ordinato di distruggere tutto il merchandise
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   26/09/2023

Sony ha deciso di tagliare completamente i ponti con il produttore di merchandise Gaming Heads, con cui ha collaborato per molti anni. La casa giapponese ha anche ordinato la distruzione di tutte le scorte degli oggetti legati ai suoi marchi, inclusi gli oggetti attualmente in vendita, quelli che sono in procinto di essere spediti ai clienti e quelli in produzione.

Chiedere a Sony per essere rimborsati

La lettera con spiegata la situazione
La lettera con spiegata la situazione

La situazione è stata spiegata da Gaming Heads in una lettera pubblicata su Facebook, dove viene raccontato che le statue di Jak 3, quelle di The Last of Us Parte II (Ellie e Joel e Ellie), quelle di Sly Cooper e quelle di God of War saranno distrutte. Altri oggetti attualmente in produzione, come le statue di Ratchet & Clank e Bloodborne, saranno bloccati. Tutti gli altri oggetti PlayStation legati a marchi non di Sony continueranno invece a essere venduti.

Le statue che saranno distrutte includono anche quelle per cui i clienti hanno già pagato e che sono in via di spedizione. I clienti colpiti dalla decisine sono stati invitati a parlare con Judy Ward, la Group Manager of Commercial Partnerships and Global Licensed Merchandise di PlayStation. Insomma, i rimborsi vanno chiesti a Sony.

Gaming Heads sembra essersi lavata completamente le mani della situazione, facendola ricadere completamente su Sony, e non ha offerto rimborsi diretti ai clienti, ma solo le sue scuse. Il doversi rivolgere a Sony è stato ribadito anche nelle risposte ai clienti date nella discussione nata dalla pubblicazione della lettera.

Sony di suo non ha commentato l'accaduto. Nella lettera si parla di dieci anni di collaborazione andati in fumo per non si sa bene quale motivo e dei tentativi di Gaming Heads andati a vuoto di convincere la compagnia giapponese a recedere dalla sua decisione.