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Sony non ha obbligato nessuno dei suoi studi a fare dei live service, ma se non avessero avuto alternative?

Facciamo un'ipotesi sulle motivazioni che hanno spinto molti PlayStation Studios a lanciarsi sul modello live service, invece di continuare a fare ciò che sapevano fare.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   19/02/2025
Un'immagine di Concord

Sinceramente voglio credere a Shuhei Yoshida quando afferma che Sony non ha obbligato i suoi studi a lanciarsi in massa sul modello live service. Ritengo irrealistico che qualcuno abbia preso a muso duro i vari capi e li abbia costretti a piegarsi a un diktat piovuto dall'alto. Volendo, certi messaggi possono essere fatti arrivare in modo più sfumato, creando un contesto che porti le persone a fare la scelta che noi riteniamo più corretta, così da non generare contrasti. Non ti obblighiamo a mettere il guinzaglio, ma ti diamo la scelta tra il farlo e il lanciarti in una pozza di lava, poi vedi tu.

Chiaramente la mia è solo un'ipotesi (parecchio maliziosa, oltretutto). Meglio dirlo subito. Serve più che altro a cercare una spiegazione ai motivi che avrebbero spinto studi come Naughty Dog, Bend, Guerrilla e chi per loro, a decidere di fare live service, dopo essersi fatti un nome con opere di tutt'altro tipo.

L'offerta che non si può rifiutare

Immaginiamo di dirigere uno studio di sviluppo e di ritrovarci con i vertici della multinazionale che ci possiede che decidono di investire miliardi di dollari sul modello live service, lasciando invariati gli investimenti sul modello tradizionale. Nessuno ci impone quali progetti presentare, ma che scelta abbiamo, in realtà? I costi di sviluppo crescono sempre di più, quindi la torta degli investimenti sul secondo modello va per forza divisa in fette più ampie. Ergo, a parità di soldi spesi, saranno prodotti meno giochi. È aritmetica spicciola.

Passare da The Last of Us 2 a The Last of Us Online è stata una scelta di Naughty Dog?
Passare da The Last of Us 2 a The Last of Us Online è stata una scelta di Naughty Dog?

L'altra torta va invece crescendo, le alte sfere ci credono e guardano in quella direzione, facendo addirittura acquisizioni miliardarie mirate a potenziarsi da quel lato (pensiamo a Bungie), investendo un'enorme quantità di soldi nei vari Concord, Marathon, Fairgame$ e così via.

Non ci arrendiamo e presentiamo più progetti, magari due legati al modello tradizionale, di cui abbiamo un know how profondo, e un terzo live service. Lo facciamo perché dobbiamo mostrare che anche noi, in fondo, guardiamo nella stessa direzione della dirigenza e vogliamo dargli una sponda. Oltretutto, qualcosa dobbiamo fare, perché altrimenti rischiamo di essere ridimensionati o, peggio, chiusi. Al proposito i nostri vertici non si sono mai fatti grossi problemi a tagliare i rami secchi, come London Studio o Japan Studio.

In un quadro del genere nessuno ci ha obbligati a fare nulla, vero, a parte l'intero sistema per cui lavoriamo. Del resto il potere non è solo quello che si esercita dando ordini, ma soprattutto quello che non ha bisogno di dare ordini per ottenere quello che vuole.

Ma torniamo a noi e ricapitoliamo: abbiamo presentato tre progetti, sappiamo dove stanno andando i soldi e siamo costretti a seguirli. In fondo abbiamo uno stipendio da giustificare e centinaia di persone da pagare, quindi non possiamo stare lì a fare troppo i preziosi. Anche se il live service è il meno convincente dei tre e quello che consideriamo più rischioso, perché dobbiamo davvero ripartire da zero per realizzarlo, quale sarà accettato, secondo voi?

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.