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Spirittea: il publisher non vuole pagare gli youtuber per coprire il gioco, è polemica

Il publisher di Spirittea ha riferito di non sentirsi a proprio agio a pagare gli youtuber per parlare del gioco, facendo partire una discussione.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   22/11/2023
Spirittea: il publisher non vuole pagare gli youtuber per coprire il gioco, è polemica
Spirittea
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Spirittea si è rivelato un notevole successo tra gli indie usciti di recente, ma oltre gli elementi positivi del gioco a tenere banco nelle discussioni ci sono anche le affermazioni di Mike Rose, fondatore del publisher No More Robots, il quale ha affermato di non voler pagare gli youtuber per effettuare una copertura del gioco, cosa che ha scatenato una certa polemica.

Abbiamo visto come Spirittea sia diventato subito un successo anche grazie al Game Pass, dove è uscito direttamente al day one, avendo messo insieme diverse caratteristiche di sicuro impatto per molti utenti: si tratta di una sorta di gestionale che ricorda Stardew Valley, ambientato in Giappone e con riferimenti alle tradizioni folkloristiche e rurali del paese, dunque un mix sicuramente esplosivo.

In base a quanto riferito dagli sviluppatori, Spirittea ha già attirato oltre 150.000 giocatori e raccolto 1 milione di dollari in introiti, di fatto ricavando una cifra pari a tre volte i costi di produzione già al lancio.

Le discusse affermazioni di Mike Rose

Spirittea unisce lo stile di Stardew Valley all'ambientazione nipponica rurale
Spirittea unisce lo stile di Stardew Valley all'ambientazione nipponica rurale

Al di là delle celebrazioni, però, ha fatto un po' discutere un'affermazione di Mike Rose pubblicata su X. Si tratta di un commento a carattere personale sul rapporto con gli influencer e gli youtuber, ma ha comunque fatto partire un certo dibattito: "Una cosa che si è probabilmente notata molto durante il lancio è che abbiamo avuto assolutamente zero copertura su YouTube", ha scritto Rose.

"Se cercate Spirittea su YouTube, vedrete solo un paio di video maggiori. Questo perché quasi tutti gli youtuber che ci hanno contattato volevano dei soldi per fare dei video", ha spiegato Rose. "Ora, io capisco che sia così che funziona la cosa. Gli youtuber vogliono essere pagati per effettuare una copertura dei giochi, certo, ma io non voglio proprio farlo. Mi sembra strano e ipocrita, non posso proprio. Dunque penso che i nostri giochi non verranno più coperti su YouTube".

Le affermazioni di Rose hanno stimolato varie reazioni, con molti utenti a far notare come i video di copertura da parte degli youtuber sono a tutti gli effetti un lavoro, e come tale andrebbe retribuito, dunque non ci sarebbe nulla di male nella richiesta di denaro e sarebbe anzi fuori luogo la presa di posizione di No More Robots.

Tuttavia, c'è anche chi mette in evidenza una sorta di cortocircuito che si genera in una situazione del genere: se un publisher deve pagare uno youtuber per avere un coverage di un proprio gioco, allora quello dovrebbe essere considerato ufficialmente una forma di pubblicità che ha poco a che fare con un commento genuino, considerando anche che gli youtuber hanno modo di monetizzare già i propri video.

Entrambe le posizioni hanno elementi condivisibili pur da punti di vista differenti e la discussione è comunque interessante in quanto caratterizza profondamente il modo di coprire e promuovere i videogiochi al giorno d'oggi.