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Steam, perché tanti sviluppatori e publisher stanno facendo il tifo per l'Epic Games Store?

Cerchiamo di capire che l'emorragia di sviluppatori e publisher che sta subendo Steam non è solo il risultato dei soldi in più offerti da Epic Games, almeno non solo.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   21/03/2019

Perché tanti sviluppatori e publisher stanno scappando da Steam, dandosi completamene all'Epic Games Store? La risposta più ovvia è anche quella più superficiale: perché l'Epic Games Store offre una fetta maggiore di ricavi per vendita, ossia l'88% contro il 70% di Steam (80% in caso i ricavi superino i 50 milioni di dollari). Sicuramente non si tratta di un fattore secondario, ma non spiega tutto. Anzi, non spiega proprio nulla, visto che un negozio come quello di Discord offre il 90% dei ricavi agli sviluppatori, eppure se ne parla pochissimo e ha ottenuto un numero limitatissimo di esclusive.

Seconda risposta: Epic Games paga per le esclusive. Sicuramente, e fa bene, ma allo stesso tempo non crediamo che ciò spieghi come mai publisher come Ubisoft con The Division 2 e Deep Silver con Metro Exodus abbiano deciso di abbandonare Steam, a meno di non credere che Epic Games abbia ripagato in toto la produzione di entrambi i giochi. Diciamo che può permettersi di farlo con i titoli indipendenti, ma che per i tripla A la questione è più complicata visto che produrli costa immensamente di più.

Ovviamente non neghiamo che i due fattori appena descritti siano importanti, ma se spiegano la messa in vendita dei giochi sull'Epic Games Store, non spiegano perché ci sia così scarsa resistenza ad abbandonare Steam, almeno momentaneamente. Insomma, ci deve essere dell'altro. A illustrare la situazione ci ha pensato Rami Ismail, con un'uscita brutale quanto sincera, che ben rende la frustrazione di molti sviluppatori di fronte allo stato attuale di Steam: "c'è un'intera generazione di sviluppatori indie che è stata spazzata via a causa di un cambio degli algoritmi di selezione dei giochi raccomandati di Steam, e Valve si è giustificata dicendo 'è quello che dicono i dati'. Bene, ora i dati dicono che Metro Exodus non è su Steam perché l'accordo raggiunto da 4A Games con Epic è migliore." Quello che a molti sembrerà solo uno sfogo, in realtà è il punto nodale della faccenda: Valve ha smesso di ascoltare publisher e sviluppatori, perseguendo una sua personale visione di Steam che con il tempo li ha scontentati sempre di più, creando una specie di odio represso verso la piattaforma, impossibile da sfogare in mancanza di alternative valide.

Steam

Le accuse degli sviluppatori verso Steam sono innumerevoli: il già ricordato cambio di algoritmo che dalla mattina alla sera ha tolto visibilità a decine di progetti validi; il via libera alla vendita di una quantità assurda di titoli spazzatura che hanno finito per oscurare tutti quelli che non possono permettersi di pagare per apparire in homepage, afflusso non frenato ma amplificato da Steam Direct, sistema di selezione peggiorativo del già orribile Steam Greenlight; l'inerzia verso le recensioni degli utenti, che unita alla terribile politica dei rimborsi richiedibili entro le due ore di tempo di gioco, ha dato la stura a qualsiasi imbecille avesse da ridire con gli sviluppatori, con le recensioni spesso usate come forma di ritorsione per faccende che con i giochi recensiti c'entrano poco o nulla. Insomma, le rimostranze sono tante, ma negli anni Valve ha sempre fatto finta di niente, finendo anzi per rafforzare i motivi di scontento.

Per molti queste assurde politiche portate avanti in nome di una filosofia commerciale che spera nell'esistenza di un'utenza così matura da sapersi autoregolare, che serve soprattutto a far risparmiare a Valve moltissimi soldi di gestione, è diventata sempre più opprimente, fino al punto da trasformarsi in un boomerang per gli affari. Steam da paradiso degli indie è diventato un inferno in cui solo alcuni riescono a emergere, non necessariamente i migliori, e che non lascia scampo a tutti gli altri. Chiarito il quadro generale va sottolineato un altro punto: gli sviluppatori pagano, e tanto per stare su Steam. La spesa minima è del 30% su ogni copia venduta. Immaginate di avere venduto 10.000 copie di un gioco a 20€. Fanno la bellezza di 200.000€ di ricavi, dei quali 60.000€ vanno a Valve.

Ecco, perché a chi paga (ribadiamo Valve prende il 30% su ogni vendita) non viene data alcune voce in capitolo sul servizio offerto? Perché deve solo subire scelte calate dall'alto, fatte senza consultarsi con nessuno? Così all'apparire di un negozio che sembra voler accogliere tutte queste richieste e che offre già 85.000.000 di potenziali clienti, non è normale che siano in molti a volere che diventi un'alternativa concreta alla piattaforma di Valve?

Con questo non vogliamo indirizzare le scelte di nessuno. Chi scrive possiede più di mille titoli su Steam, quindi sarebbe semplicemente un folle a sperare che fallisca. Rimane il fatto che negli anni Valve sembra aver fatto di tutto per alienarsi le simpatie di quel mondo dello sviluppo che fino a poco tempo fa venerava Steam. Indossare la casacca di Steam e sventolarne la bandiera contro tutto e contro tutti, soprattutto di fronte a dei problemi concreti che già stanno producendo effetti nefasti, non è di nessun aiuto. Anzi, è solo un male, perché crea una trincea da cui diventa sempre più difficile uscire.