Lo scontro tra WhatsApp e Telegram non terminerà dall'oggi al domani, o forse non terminerà affatto; ciò non toglie che, a prescindere, ogni applicazione abbia poi i suoi problemi particolari. Quello di Telegram sembra essere la pirateria.
Sia chiaro, si tratta di un "problema" di Telegram ma bisogna fare una dovuta distinzione: la colpa non è certo degli sviluppatori, quanto degli utenti che usano gruppi e chat per attività illecite. Apprendiamo così che la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni in diverse regioni italiane. 300 canali sono stati censurati alla fine delle operazioni, e di certo non sono pochi.
Il tutto è cominciato lo scorso aprile 2020, con varie indagini sulla pirateria digitale di beni tutelati dal diritto d'autore (e illegalmente diffusi tramite le chat di Telegram), per esempio le versioni digitali di noti quotidiani italiani. I 300 canali oscurati per pirateria provocavano perdite per 250 milioni di euro ogni anno (670 mila euro al giorno).
Di seguito l'esito dell'indagine da parte della Procura della Repubblica di Bari, come noterete negli ultimi mesi sono stati chiusi un gran numero di canali:
- chiusi 7 canali a fine aprile 2020
- chiusi 17 canali pochi (fine aprile 2020, inizio maggio 2020)
- chiusi 114 canali a maggio 2020. Alcuni di questi sono canali già chiusi in precedenza, riattivati poi sotto mentite spoglie
- chiusi 26 canali a fine maggio 2020, così come richiesto all'Associazione Italiana Editori