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The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom deve molto a Banjo-Kazooie: Viti e Bulloni

Ritenuto uno dei giochi più belli di sempre, Zelda: Tears of the Kingdom deve molto a un vecchio titolo targato Rare, ovverosia Banjo-Kazooie: Viti e Bulloni.

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom deve molto a Banjo-Kazooie: Viti e Bulloni
NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   16/05/2023

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è uno dei giochi più belli di sempre, stando ai suoi voti stellari e alle opinioni espresse dai tantissimi utenti che lo stanno provando in questi giorni. Ebbene, l'ultima avventura di Link deve molto a un vecchio titolo targato Rare, ovverosia Banjo-Kazooie: Viti e Bulloni.

Questo nome vi dice qualcosa? No? In effetti è passato un bel po' di tempo dal 2008, quando Viti e Bulloni ha fatto il proprio debutto in esclusiva su Xbox 360, sei anni dopo l'acquisizione del team di sviluppo da parte di Microsoft: all'epoca il gioco ha portato a casa un metascore di 79 punti su 100, ottimo ma ben distante dai voti superlativi di Tears of the Kingdom.

Tuttavia, come detto, il titolo Nintendo gli deve molto; per la precisione, tutte le meccaniche che ruotano attorno al potere Ultramano risulteranno estremamente familiari a chi ha avuto modo di giocare con Banjo-Kazooie: Viti e Bulloni, che consentiva allo stesso modo di costruire oggetti e veicoli combinando a piacimento gli elementi e i propulsori in proprio possesso.

In quel caso le costruzioni dovevano sottostare ad alcune limitazioni, nella fattispecie la quantità e la tipologia di materiali disponibili. Inoltre, i veicoli che era possibile creare servivano a uno scopo preciso, ovverosia quello di superare determinate sfide: spostare oggetti, raggiungere punti della mappa e così via.

Il gioco di Rare non era insomma un'avventura di ampio respiro e dalla direzione artistica irreprensibile, quanto piuttosto un'esperienza fortemente sperimentale, che si poneva come una sorta di spin-off rispetto alla serie di Banjo-Kazooie e che infatti non tutti accolsero con entusiasmo; anzi, si può dire che quell'episodio abbia segnato fondamentalmente la fine di un franchise a cui poi non sono state date altre occasioni.

Che ironia: si chiede spesso ai videogiochi di essere originali, ma quando qualcuno riesce a raggiungere tale obiettivo senza neppure perdere di vista la godibilità e la qualità del prodotto non è detto che i suoi sforzi vengano premiati, anzi. Immaginiamo tuttavia che Gregg Mayles e i suoi colleghi abbiano sorriso nel ritrovare le proprie idee in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, quindici anni dopo, scoprendo che ora vengono finalmente comprese e apprezzate dal grande pubblico.

Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.