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Tim Sweeney di Epic Games afferma che le casse premio sono gioco d’azzardo e screditano l’intera industria

Tim Sweeney di Epic Games teme che fenomeni come le casse premio possano finire per screditare l'intera industria dei videogiochi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   13/02/2020

Tim Sweeney, il capo di Epic Games, si è scagliato contro le casse premio, ree a suo dire di essere una forma di gioco d'azzardo e di screditare per questo l'intera industria dei videogiochi.

Il senso delle sue parole è abbastanza chiaro, e in larga parte condivisibile: cosa vuole fare l'industria dei videogiochi da grande? Vuole diventare una specie di immensa Las Vegas virtuale, attirando le attenzioni di politici e forze dell'ordine, oppure vuole essere rispettata e avere la fiducia dei suoi clienti? A noi la risposta sembra abbastanza scontata: vuole fare più soldi possibili, usando tutti i metodi disponibili, anche quelli al limite della legalità, almeno finché qualcuno stroncherà certe pratiche, legge dopo legge.

Sweeney dal nostro punto di vista sbaglia solo un punto, perché parla di rischio di discredito, come se ancora ci fosse la possibilità di salvare qualcosa. Purtroppo il discredito è già nei fatti. Basta osservare il selvaggio mondo mobile per rendersene conto, lì dove i giochi sono spesso delle schifezze per scimmie in cui basta toccare lo schermo in un punto a caso per ricevere ricompense inutili e in cui le casse premio sono usatissime proprio perché, grazie a una serie di rinforzi intermittenti a intervalli casuali, consentono di catturare i giocatori problematici in una spirale distruttiva, che li porta a spendere cifre sempre più ingenti nel coloratissimo nulla che viene loro offerto. Lo sappiamo che detta così suona molto drammatica, ma pensateci bene: presentereste mai Candy qualcosa, Clash qualcosa o Realms qualcosa tra il meglio che il medium videoludico ha da offrire? Eppure è lì che vanno la maggior parte dei soldi.

La verità è che chi guardasse oggi il mondo dei videogiochi senza averne una conoscenza pregressa e, per capirci qualcosa, partisse dai dati di diffusione delle varie piattaforme e da quelli di utilizzo, avrebbe in buona parte ragione nell'affermare che tantissimi tra i titoli di maggior richiamo sono robaccia spegni cervello pensata per lo smercio di oggetti virtuali e la spremitura dell'utenza, soprattutto quella più debole. Del resto quando una modalità come quella FUT dei FIFA finisce continuamente sotto la lente d'ingrandimento della stampa generalista per come induce i giocatori a spendere centinaia di sesterzi in pacchetti di carte virtuali / casse premio, cosa vuoi andare a recuperare? Come fai a fargli capire che i videogiochi possono essere anche Dreams, The Legend of Zelda: Breath of the Wild, Observation, Kentucky Route Zero o Cuphead (per fare giusto qualche esempio)? D'altronde i videogiocatori stessi spesso puniscono queste esperienze non comprandole o giocandole su YouTube... ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.