L'intelligenza artificiale generativa continua a essere al centro del dibattito globale in diversi ambiti, videogiochi compresi, tra chi ha deciso di utilizzarla in modo massiccio, come EA, Microsoft o Krafton, chi la utilizza in modo moderato, come Larian Studios, e chi non la apprezza particolarmente, come Bruce Straley, uno degli autori di The Last of Us, attualmente al lavoro su Coven of the Chicken Foot. Secondo lui, scrivere prompt non è arte. Sembra una banalità, ma per molti non lo è.
I prompt non sono arte
In un'intervista concessa alla testata Polygon, riguardante Coven of the Chicken Foot, Straley ha chiarito che il suo team, Wildflower Studios, non la sta utilizzando nello sviluppo e afferma che si tratta di un vicolo cieco creativo.
"È come un serpente che si mangia la coda", afferma Straley. "Non può crescere né pensare da sola: si limita a consumare e a cercare di imitare ciò che ha consumato. Questo è il massimo che può fare al momento".
Coven of the Chicken Foot ha come protagonista una creatura guidata dall'IA che apprende dalle azioni del giocatore, in modo simile a quanto avveniva con Trico in The Last Guardian. Tuttavia, nonostante questo compagno sia guidato dall'IA non fa alcun uso di IA generativa: è programmata manualmente da sviluppatori in carne e ossa.
In questo senso, Straley è frustrato dai fraintendimenti che crea descrivere il personaggio di Coven of the Chicken Foot come un "compagno guidato dall'IA", perchè viene spesso frainteso: "È difficile persino presentare l'idea di questa creatura, perché nel mio mondo i personaggi non giocanti sono IA", ha spiegato. "I programmatori IA sono figure che fanno parte della programmazione. Ora però non puoi più dirlo, perché parlando di compagno IA [...] la gente penserà che abbiamo usato il machine learning, gli LLM e tutto il resto. No, non abbiamo fatto nulla di tutto ciò. Qui c'è duro lavoro, tanto problem solving e molto pensiero creativo. Ed è questo, secondo me, che la rende più affascinante. Mi piace l'arte con schegge e imperfezioni. È come la ceramica: ha difetti perché non è uscita perfettamente dal forno. Ed è proprio questo il bello dell'arte".
Straley prosegue affermando che l'arte creata dall'IA generativa manca di ciò che rende significativa l'arte umana: un'anima. "Senza un essere umano dietro la creazione, personalmente non ho alcun interesse a guardare una serie TV fatta da un robot. Non ho alcuna voglia di osservare opere d'arte generate da un computer", dice. "Non credo che scrivere prompt sia arte".