Impegnativo, nostalgico e dannatamente stiloso, Scott Pilgrim Vs. The World alla fine dei conti non rappresentava che un assaggio delle capacità di Tribute Games.
Archiviata l'esperienza con Ubisoft, il team di sviluppo canadese ha dunque deciso di sfruttare la piattaforma di crowfunding per eccellenza, Kickstarter, allo scopo di finanziare la realizzazione di un action platform strapieno di idee, che dalla sua uscita a oggi è stato protagonista su PC di un graduale processo di limatura e ottimizzazione. Giusto in tempo per il debutto su PlayStation 4, dove il gioco è scaricabile gratuitamente per gli utenti iscritti a PlayStation Plus oppure acquistabile al prezzo di 17,99 euro. Sebbene le immagini facciano pensare a un clone del classico Metal Slug, in realtà sotto il "cofano" di Mercenary Kings c'è ben altro: la riconoscibilissima pixel art di Paul Robertson, in primo luogo, ma anche e soprattutto un approccio al genere in stile metroidvania, una campagna composta da ben cento missioni, tantissimi nemici differenti e boss da affrontare, nonché un editor per le armi che non stentiamo a definire "enorme". Missione compiuta, dunque? Non senza qualche danno collaterale.
Mercenary Kings è un action platform di stampo hardcore, ricco e impegnativo seppure con qualche spigolo
Tutto e subito
Al termine di una sequenza che racconta la storia della nostra squadra di mercenari, fatti letteralmente a pezzi nel corso di una missione ma poi riportati in vita grazie a una tecnologia segreta, Mercenary Kings ci catapulta nel mezzo dell'azione per familiarizzare con i concetti alla base del gameplay.
La nostra arma principale dispone di un caricatore che spesso e volentieri si svuota rapidamente, il che impedisce di fare fuoco in modo continuo contro i nemici e obbliga a prestare attenzione al caricamento, che può essere più o meno veloce a seconda del timing con cui agiamo sul tasto dorsale deputato a tale operazione. Sì, un po' come in Gears of War. Una seconda peculiarità è costituita dalla fisica del salto, che diventa più ampio in base alla pressione del relativo pulsante ma che viene anche influenzato dal peso dell'equipaggiamento. Gli appassionati di platform non si aspettino una resa eccellente in tal senso, perché spesso e volentieri l'elevazione del personaggio appare slegata dal contesto, un po' "farlocca". Niente di grave, intendiamoci, mentre desta qualche grattacapo l'impossibilità di sparare in diagonale, il che limita il nostro raggio d'azione alle sole direzioni cardinali. C'è poi tutto ciò che riguarda lo sviluppo degli scenari, che a differenza del già citato Metal Slug non è affatto lineare e anzi propone un complicato intreccio di piattaforme, scale, porte e finanche passaggi segreti da memorizzare nel modo più rapido possibile.
Fra i limiti del gioco spicca una certa ripetitività degli stage, nel senso che dovremo spesso rigiocare gli stessi livelli e dunque conoscerne ogni anfratto tornerà utile. Del resto - e qui possiamo dire ci sia un altro limite - le missioni prevedono quasi sempre la localizzazione di un determinato numero di ostaggi o di nemici all'interno delle location, attraverso una ricerca minuziosa che però viene resa frustrante dalla presenza di un timer. Un po' un controsenso: da un lato i ragazzi di Tribute Games ci chiedono di esplorare come se non ci fosse un domani, dall'altro ci ordinano di farlo alla svelta. Questo particolare aspetto dell'esperienza mal si sposa con un concetto di respawn selvaggio, che vede i nemici ripristinati nella loro posizione non semplicemente quando torniamo sui nostri passi, bensì non appena cambiamo schermata o ci allontaniamo di qualche metro. Il problema più grosso, quello rispetto a cui ci saremmo aspettati una maggiore cura, riguarda però il senso di progressione. Abbiamo detto degli scenari spesso ripetuti e di una certa mancanza di varietà anche nelle missioni, ma partire fin da subito con una mappa molto ampia, con tutte quelle diramazioni, è spiazzante e può scoraggiare chi non si aspettava una sfida così impegnativa. Da questo punto di vista Mercenary Kings è un po' il padre farabutto che ci insegna a nuotare buttandoci in mezzo all'oceano, e benché la cosa sia dannatamente "hardcore" (come del resto era hardcore Scott Pilgrim Vs. The World) non si può dire che si tratti di un gesto apprezzabile.
Trofei PlayStation 4
I ventisei Trofei di Mercenary Kings non sono semplicissimi da ottenere, com'era lecito aspettarsi. Piuttosto che sbloccare gli achievement semplicemente completando le missioni, dovremo infatti eliminare un determinato numero di nemici, raccogliere un tot di materiali, attivare tutte le abilità, guadagnare un milione di dollari e così via.
Le armi e tutto ciò che gli sta intorno
Superato l'impatto iniziale, scopriremo che Mercenary Kings ribadisce l'importanza dell'esplorazione (rapida, però) attraverso un sistema di looting molto ricco e sfaccettato, che chiede di raccogliere tutti i materiali che troviamo in giro, o che vengono abbandonati dai cadaveri dei nostri avversari, per utilizzarli una volta tornati al campo base.
Insieme al denaro guadagnato al termine di ogni missione completata con successo, infatti, avremo modo di sfruttare i vari metalli recuperati per migliorare il nostro equipaggiamento in tantissimi modi, andando a creare armi composte da numerosi "strati", nell'ottica di un sistema che sembra non conoscere limiti e che, nelle fasi più avanzate, consente di mettere insieme veri e propri strumenti di distruzione di massa.
Cannoni potentissimi che ci serviranno anche per confrontarci con i vari boss, anch'essi caratterizzati da una visione nostalgica e tradizionale, con routine comportamentali che vanno necessariamente memorizzate, punti deboli da sfruttare e così via. Questo impianto, che su PlayStation 4 mostra il fianco a caricamenti un po' troppo frequenti, viene coadiuvato da un comparto tecnico che gioca con le atmosfere degli anni '90 fra pixel art, belle animazioni, sangue a volontà e un accompagnamento musicale all'altezza delle aspettative. Le missioni possono infine essere affrontate da soli o in modalità multiplayer cooperativa, in locale oppure online, benché il matchmaking appaia al momento un po' grezzo, privo di chat vocale (si comunica solo con alcuni messaggi preimpostati) e apparentemente incapace di bilanciare l'abilità dei partecipanti per garantire partite alla portata del loro attuale grado di esperienza.
Conclusioni
I punti in comune fra Mercenary Kings e Scott Pilgrim Vs. The World sono numerosi, tuttavia la sensazione è che gli sviluppatori di Tribute Games abbiano voluto mettere tutte, ma proprio tutte le proprie idee in questa nuova produzione...con risultati non sempre eccellenti. Intendiamoci: l'approccio hardcore rappresenta un valore aggiunto per moltissimi videogiocatori e ci sono elementi oggettivamente ricchi ed entusiasmanti, vedi le cento missioni e il sistema di creazione e modifica delle armi, ma per arrivare a godere di tali aspetti è necessario prima sbattere il muso contro un'impostazione poco amichevole, con qualche spigolo fastidioso. Superato tale scoglio sarà probabilmente amore, tuttavia non possiamo fare a meno di chiederci come sarebbe stato il gioco con un pizzico di attenzione in più alla gradualità e alla varietà dell'esperienza.
PRO
- Cento missioni, armi personalizzabili
- Stile grafico inconfondibile e gradevolissimo, ottime musiche
- Approccio hardcore, guadagna punti dopo un po'...
CONTRO
- ...ma all'inizio può essere piuttosto frustrante
- Scenari e missioni abbastanza ripetitivi
- Qualche scelta di gameplay discutibile, caricamenti frequenti