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Prendi i soldi e picchia

Alla scoperta dell'esordio Mobile di Avalanche Studios

RECENSIONE di Michele Maria Lamberti   —   15/07/2015

Dagli autori di Just Cause uno si potrebbe aspettare, per il loro primo titolo su iOS e Android, un gioco di una certa caratura, magari non esattamente uno degli open world per i quali sono diventati famosi, ma certamente un prodotto ambizioso, curato e caratterizzato da quella stessa "pazzia" e grandeur che sembra ormai marchio di fabbrica dei talentuosi svedesi. Le cose purtroppo non stanno esattamente così: una certa qualità si vede tutta, ambientazione e personaggi sono freschi, ma il team non è riuscito a sfuggire all'irresistibile (e deleterio?) fascino di un paio di cliché del gioco su piattaforma mobile. Andiamo a vedere quali.

Il primo gioco mobile di Avalanche Studios: Rumble City può dire la sua in un mercato del genere?

Biker phones from Sweden

Dicevamo di un'ambientazione fresca: non precisamente una cosa innovativa all'estremo, ma poco vista, almeno da un po'. Ci aggiriamo più o meno negli Stati Uniti degli anni '60, quando gang di motociclisti si contendevano tra loro e con la polizia le più importanti città a stelle e strisce. Proprio di una di queste bande siete ai comandi, alle prese innanzitutto con le forze dell'ordine che sembrano averla smantellata - il primissimo obiettivo è infatti, nei panni del capo, uscire di prigione e riunire tutti i vecchi membri - e poi con i rivali di sempre, i Jesters, che sembrano aver avuto più di un ruolo nella recente disfatta.

Prendi i soldi e picchia

Tutto questo in un classicissimo, per gli hardware coinvolti, strategico a turni con visuale isometrica, con i diversi stage divisi in caselle nelle quali controllare agilmente con le dita i vari personaggi. Il genere è parecchio inflazionato su tablet e telefonini, prima concessione ad una maniera di approcciarsi a questo mercato abbastanza prudente, ma certo non la peggiore, anzi, considerando il modo in cui tale genere è declinato. Gli stage sono da affrontarsi sequenzialmente su tre mappe diverse, e ogni tanto ci s'imbatte in un livello che non è possibile sbloccare se non avendo raccolto in precedenza il numero di stelle richiesto, fino a tre per ognuno in base alla performance. Ma quando si entra nel vivo, si scopre una realizzazione curata: della banda fanno parte diversi personaggi ognuno col proprio ruolo, dal classico picchiatore a chi utilizza delle bottiglie di birra come arma da lancio fino a una vagamente sadomaso biker donna che, armata di frusta, colpisce a distanza e può spostare i nemici di una casella. E ogni stage è strutturato in base a queste caratteristiche, in modo da farvele sfruttare al meglio spremendovi le meningi innanzitutto per sopravvivere, e poi per ottenere la massima valutazione. Il level design, insomma, è certamente di gran caratura, tale da, già dai primi livelli, non perdonarvi una mossa falsa. E questo è certamente segno di grande studio e cura.

Insert cash

Quando però si comincia a prendere gusto in questa particolare visione di uno strategico che diviene quasi un puzzle per quanto è necessario pianificare bene le proprie mosse, e si vede che presto gli avversari cominciano ad essere ben più numerosi dei membri del proprio team, che l'energia persa ad ogni colpo è veramente tanta e non viene recuperata dopo una vittoria, che bonus e potenziamenti acquistabili in valuta virtuale (guadagnata ad ogni stage) sono pochi e poco efficaci, e che gli stage in sé diventano sempre più arzigogolati e pericolosi, si comincia a sospettare il perché Avalanche abbia dedicato così tanta attenzione a fornire un'esperienza così difficile e severa: per spillarvi soldi.

Prendi i soldi e picchia

Rumble City ci offre infatti il classico e odiato modello freemium, nel quale accanto alla valuta virtuale si può decidere di spendere pure quella reale, per assicurarsi quantità ingenti di lingotti coi quali fare incetta di item curativi e potenzianti e affrontare almeno una parte del percorso in relativa tranquillità. Non siamo di fronte al freemium più odioso della storia, questo no. È sempre possibile, ad esempio, affrontare una rissa già vinta per fare un po' di cassa, e a mali estremi si può smettere di giocare per un po' e aspettare che l'energia dei personaggi si ricarichi da sola, resta comunque una certa tristezza nel constatare che dei programmatori che evidentemente il fatto loro lo sanno siano stati "costretti" a limitare le potenzialità del loro strategico per asservirsi a una formula che già di suo non è la cosa più simpatica dell'universo. E che i programmatori il fatto loro lo sappiano si capisce anche dalla realizzazione grafica, in un simpatico e dettagliato, soprattutto a livello di animazioni, 3D, che dà il meglio di sé sugli schermi più grandi. Poco da segnalare sul fronte sonoro invece, musichette dimenticabili ma effetti, soprattutto le varie urla dei characters, abbastanza degni di nota.

Conclusioni

Versione testata Android (3.05)
Digital Delivery App Store, Google Play
Prezzo Gratis
Multiplayer.it
5.8
Lettori
ND
Il tuo voto

Il gioco in sé non si merita il numero che vedete grande qua sopra: il concept di uno strategico creato come fosse un puzzle e tutta la realizzazione generale sarebbero degni di un intero voto e pure qualche altro decimo in più. Ma se andiamo a vedere perché Rumble City è strutturato in un certo modo - e ciò non ha certo comportato un lavoro minore da parte di Avalanche, anzi - allora non possiamo trattenere un po' di tristezza e un po' di rabbia. Con piccole modifiche, per esempio al sistema di bonus, sarebbe stato un validissimo premium; così invece scaricatelo pure, ma se non avete intenzione di spendere preparatevi ad una serie di frustrazioni inutili.

PRO

  • Interessante come strategico/puzzle
  • Ambientazione fresca, realizzazione almeno discreta

CONTRO

  • Il modello freemium è di per sé discutibile...
  • ...e si ripercuote su tutto il gioco
  • Molto potenziale sprecato