Shadow of the Beast rappresenta ancora oggi una delle pietre miliari dell'Amiga, è il classico gioco che tiri fuori dagli scaffali della memoria quando vuoi ricordare i bei tempi andati, ere preistoriche di quando i PC erano ben lontani dall'essere una Master Race, le console iniziavano ad avere successo e l'Amiga sfornava prodotti tecnicamente impressionanti come il titolo Psygnosis. Tutto si poteva dire infatti su Shadow of the Beast, che era difficile, punitivo, sadico e forse anche ripetitivo, ma non che non fosse programmato bene. Graficamente era incredibile, considerando che parliamo del 1989, per non parlare della colonna sonora: era insomma il classico titolo Psignosys, curato in ogni suo aspetto. Adesso 26 anni dopo Sony ha deciso di puntare al cuore nostalgico dei gamer più anziani e incuriosire i più giovani con un remake a basso budget che prende la storia e le atmosfere dell'originale per portare il tutto in una sorta di "metroidvania" abbastanza semplice, con un sistema di combattimento particolare. Sarà un ritorno in grande stile o una mossa patetica come il ritorno di una band anni '80?
Tra nostalgia, citazionismo e lunghissime combo, ecco la nostra recensione di Shadow of the Beast
Vendetta vera
La storia segue in maniera abbastanza fedele l'originale, vestiremo dunque i panni bestiali di Aarbron, essere mostruoso e particolarmente esperto nel combattimento corpo a corpo al servizio di Malethot, cattivissimo signore che ha l'hobby di devastare i regni confinanti. Durante l'ennesima razzia, Aarbron uccide un uomo che in punto di morte gli trasferisce i propri ricordi. Scopre così di non essere nato in questo modo, ovvero brutto come la sveglia alle sei di mattina e cattivissimo, ma di essere un bambino trasformato con la magia e che quello che ha appena ucciso è suo padre.
Giustamente arrabbiato con Malethot e la sua banda di sgherri, Aarbron decide di imbarcarsi in una vendicativa missione per farla pagare al signore oscuro e a tutti quelli che gli ostacoleranno la strada. Tutto questo dovremo dedurle semplicemente dalle immagini, perché una caratteristica fondamentale di questo gioco è la totale assenza della benché minima spiegazione riguardo a ciò che sta succedendo. Gli sviluppatori hanno infatti preferito rendere ancora più bestiale il protagonista impedendogli di capire ciò che dicono le altre creature, a meno di non sbloccare le traduzioni nella sezione degli extra, con i punti accumulati giocando. Queste le premesse di un gioco dotato della classica visuale laterale in due dimensioni che ha comunque un motore tridimensionale che non rappresenta niente di eccezionale. Il gioco infatti non vanta particolari effetti grafici impressionanti, giusto qualche effetti di illuminazione dinamica, anzi, l'effetto del sangue è abbastanza bruttino, mentre per quanto riguarda le texture e personaggi abbiamo luci ed ombre. Da una parte il modello poligonale del protagonista e di alcuni boss è particolarmente dettagliato, dall'altra i mostri e le ambientazioni non brillano per particolare bellezza. Tuttavia ogni tanto Shadow of the Beast è in grado di restituire ambientazioni abbastanza suggestive, soprattutto nei livelli ambientati all'aperto. Capita infatti che l'inquadratura si stacchi per un attimo dal personaggio per mostrarci deserti pieni di ossa mostruose, enormi caverne piene di mostri e teletrasporti o prigioni secolari di orribili e gigantesche bestie. Non abbiamo informazioni certe sul motore di gioco utilizzato, ma ci sembra essere l'Unreal Engine o una sua versione modificata che fa il suo lavoro in maniera tutto sommato efficiente. L'architettura dei livelli è abbastanza altalenante, con sezioni all'aperto particolarmente ben fatte, alternate a momenti al chiuso un po' più banali dal punto di vista visivo. Ovviamente il citazionismo la fa da padrone, soprattutto nella prima oretta di gioco, ma anche nelle sembianze di alcuni mostri, negli occhi esplosivi che levitano a mezz'aria, nelle mani mostruose che cercheranno di ghermirci nelle ambientazioni desertiche, per non parlare del fatto che potremo anche sbloccare il titolo originale e cercare di rigiocarlo in tutta la sua draconiana difficoltà. Tuttavia questo Shadow of the Beast non vuole essere un mero ricalco del titolo originale, ma un gioco dotato di una dignità propria, che spera di ottenere con un sistema di combattimento molto particolare.
Attenti alle spalle!
Nell'originale i combattimenti erano fondamentalmente basati sul dare al momento giusto un solo pugno al mostro di turno che arrivava frontalmente, in questo remake il combattimento è strutturato in maniera quasi del tutto slegata dalla fase esplorativa. A un certo punto, mentre camminiamo, verremo bloccati da due portali - uno frontale e uno alle spalle - dai quali uscirà un flusso costante di nemici. Per ucciderli basterà un colpo, ma dovremo decidere attentamente le nostre mosse per evitare di essere presi alle spalle.
Potremo dunque stordirli, parare, passargli alle spalle, eseguire attacchi speciali per ottenere punti extra, curare le nostre ferite o evocare ombre demoniache per farci aiutare. Ogni uccisione accumulerà un indicatore di sangue che una volta riempito ci permetterà di scatenare una "Catena della furia", ovvero una serie di attacchi particolarmente brutali che ci permetteranno di eliminare nemici a destra e a sinistra premendo un tasto e la direzione al momento giusto. Terminata l'ondata, potremo proseguire il nostro cammino e lo scontro sarà giudicato in base a quanto volte siamo stati colpiti e al moltiplicatore del punteggio ottenuto. Ogni scontro aumenta il punteggio finale del livello, che ovviamente viene inserito in una classifica mondiale divisa per livelli di difficoltà. All'inizio portare a casa la pelle è molto semplice ma col tempo dovremo imparare a gestire i due fronti quasi come fosse un rythm game, stordendo, uccidendo e parando gli attacchi, in modo da eliminare sempre la minaccia più vicina. Riuscirci è soddisfacente almeno quanto risolvere un puzzle game, ma alla lunga, nonostante la varietà dei nemici, è una meccanica che può stancare. Per rendere le cose più facili potremo utilizzare i punti guadagnati per migliorare le nostre abilità di combattimento e stordire i nemici più a lungo, raccogliere più sangue con ogni attacco o aumentare il numero di mosse speciali che potremo usare. Volendo ci sono anche delle rune sparse per i livelli che ci permetteranno di sbloccare perk speciali, come la possibilità di curarsi lentamente tra i combattimenti o stordire i nemici con una parata perfetta.
Trofei PlayStation 4
Parte dei Trofei di Shadow of the Beast può essere ottenuta semplicemente terminando il gioco nelle varie difficoltà disponibili, tuttavia per ottenere quelli più importanti bisognerà ottenere tutte le rune, sbloccare i potenziamenti e riuscire a ottenere votazioni eccellenti in tutti i combattimenti del livello. Insomma, pur essendo un gioco "minore" la sfida offerta è veramente ardua!
L'animaccia tua
Ogni tanto dovremo affrontare dei boss, legati a particolari schemi di attacco facilmente intuibili, che spezzeranno questo schema ma quasi sempre con scontri abbastanza abbordabili che non cambieranno più di tanto il ritmo di gioco. Nella fase esplorativa dovremo risolvere piccoli enigmi legati a leve temporizzate, teletrasporti e giochi d'ombre per sbloccare via via le varie sezioni dei livelli, ma anche qui non ci troviamo certo di fronte a puzzle insormontabili. Per quanto riguarda i collezionabili, potremo sbloccare le già citate rune, dei globi di luce che ci daranno dei punti oppure decidere la sorte degli altri giocatori. Un po' come Dark Souls infatti, Shadow of the Beast prevede un multiplayer asincrono legato al punto in cui altri giocatori sono morti e hanno lasciato la propria anima.
Una volta trovato il punto esatto potremo decidere se "liberare" l'anima e regalare al suo possessore un elisir per tornare in vita (altrimenti sarà costretto ad avere delle penalità per rinascere nello stesso punto) oppure farla a pezzi nel minor tempo possibile e guadagnare dei punti. Per quanto riguarda la longevità, diciamo che il gioco è in linea con quanto viene pagato e può essere portato a termine in una mattinata di gioco intenso, a patto di non voler a tutti i costi esplorare ogni anfratto, scegliere la difficoltà maggiore o tentare la scalata alla classifica. Sotto questo aspetto Shadow of the Beast ha in effetti un buon coefficiente di rigiocabilità, perché ovviamente una volta finitolo potremo fare una seconda partita utilizzando i potenziamenti già sbloccati e migliorando ancora di più il personaggio, tuttavia non sappiamo bene quanti possano volersi imbarcare nuovamente in una serie di combattimenti abbastanza simili tra di loro. La struttura stessa del gioco, vuoi per citazionismo, vuoi per carenza di idee, rispecchia molto quella dei giochi di un tempo con l'ultima che fa da riassuntone su tutti i nemici affrontati e uno scontro finale che scombina completamente le carte in tavola e cita spudoratamente un altro grande classico dell'epoca, che non vi diciamo per evitare lo spoiler.
Conclusioni
Shadow of the Beast è tutto sommato un prodotto dignitoso e rispettoso dell'originale. Esattamente come il suo predecessore offre un mondo affascinante ma una certa ripetitività nei combattimenti, che sono tuttavia interessanti nella loro dinamica simile a puzzle game. Forse avremmo apprezzato una storia un po' meno criptica e un finale più soddisfacente, ma se cercate un gioco semplice che stuzzichi il vostro animo nostalgico sarete accontentati.
PRO
- Citazionista e nostalgico quanto basta
- Sistema di combattimento interessante
- Alcuni panorami veramente spettacolari
- Rigiocabile, se amate scalare le classifiche
CONTRO
- Forse un po' troppo ripetitivo
- Finale sbrigativo
- Architettura dei livelli altalenante
- Tutto sommato molto breve