Capita sempre più spesso che nell'attuale generazione di console vengano riproposti sempre più frequentemente titoli rilasciati anche pochi anni addietro su quella precedente, in edizioni speciali create ad hoc per conquistare nuovi e vecchi giocatori. Il fenomeno non riguarda solo le grandi software house coi loro brand multi-successo, ma anche le piccole aziende, pronte a sfruttare la situazione per dare nuovo vigore ai loro prodotti di maggior richiamo. È questo il caso di Deadlight, un atipico quanto interessante survival horror sviluppato dal team spagnolo Tequila Works, uscito nel 2012 su Xbox 360 tra i giochi della Summer of Arcade. Il titolo riprende vita, è proprio il caso di dirlo viste le tematiche che affronta, a quattro anni di distanza proprio sulle nuove console (e PC) grazie a Deadlight: Director's Cut, edizione che però, lo diciamo subito, non offre nulla di particolarmente eclatante rispetto all'originale, a parte una veste grafica migliorata, una nuova modalità secondaria e un livello di difficoltà extra chiamato Incubo con un finale alternativo. Ma procediamo con ordine.
Tequila Works ci riporta in una Seattle devastata da un'epidemia zombi anche su PlayStation 4
I vivi e i morti
L'ambientazione di Deadlight: Director's Cut è quella tipica di decine di pellicole, serie Tv e romanzi di successo a tema post apocalittico e morti viventi, da Zombi di Romero passando a The Walking Dead fino a World War Z di Brooks. Siamo nel 1986 e per cause ignote, una misteriosa quanto letale epidemia si propaga rapidamente dall'Europa in tutto il mondo, fino a raggiungere il nord America e il Canada, da dove fuggono il protagonista, un ranger di nome Randall Wayne, la moglie Shannon e la figlia Lydia. Queste ultime però si perdono e l'uomo finisce per unirsi a un gruppo di sopravvissuti diretto a Seattle, dove un messaggio radio sostiene esserci l'ultima roccaforte sicura del genere umano, per cercare di sopravvivere e di ritrovare i suoi familiari.
La storia di Deadlight: Director's Cut presenta in realtà anche momenti più "drammatici", ed è raccontata attraverso una serie di scene di intermezzo animate in due dimensioni o statiche come in un fumetto, che costituiscono anche l'unico modo per vedere in faccia il protagonista altrimenti quasi sempre inquadrato di lato e in controluce, e tramite una serie di appunti scritti. Risulta quindi fondamentale esplorare a dovere ogni zona per scoprire anfratti nascosti o stanze segrete dove recuperare informazioni che vanno ad aggiungersi agli appunti di Randall raccolti nel suo diario, all'interno del quale sono racchiusi eventi e annotazioni utili a contestualizzare l'accaduto. Per quanto riguarda il gameplay, quello di Deadlight: Director's Cut è piuttosto basilare e tutti i capitoli della storia sono esattamente uguali a quelli dell'edizione precedente: è un survival horror atipico, almeno per come lo intendiamo ormai ai giorni nostri, le cui meccaniche, e non solo quelle a dire il vero, richiamano alla mente capolavori del passato come Flashback. L''impostazione è completamente bidimensionale e il nostro eroe è armato quasi sempre di un'ascia e di un paio d'armi da fuoco con pochissime munizioni, da utilizzare solo in casi estremi. La maggior parte del tempo, infatti, è opportuno fuggire dalle orde di zombi, qui chiamati Ombre, che infestano i livelli più che sparargli contro, così come è fondamentale pensare a risolvere gli enigmi ambientali per superare determinate stanze. Quando non è possibile farne a meno, ovviamente, bisogna passare all'azione violenta, sparando alla testa dei nemici o decapitandoli al suolo con l'ascia, facendo al contempo attenzione a non farli avvicinare troppo a tiro di morso, visto che i pochi punti vita a disposizione di Randall si perdono piuttosto velocemente. È possibile anche agire d'astuzia e sfruttare a proprio vantaggio tutto ciò che l'ambientazione ha da offrire. In tal senso si possono attirare i morti viventi verso un punto favorevole per eliminarli, come per esempio una pozzanghera elettrificata o una zona sopra la quale penzolano delle enormi casse da fargli cadere addosso per schiacciarli, richiamando la loro attenzione con rumori e fischi. Bisogna però sempre prestare molta attenzione alla propria stamina, elemento essenziale per far compiere al personaggio qualsiasi azione, dallo spostare proprio un elemento dello scenario al compiere uno scatto per sfuggire ai nemici, e così via, per evitare magari di ritrovarselo a corto di fiato ed energia nelle situazioni più concitate.
Trofei PlayStation 4
Sono 33 I Trofei messi a disposizione da Deadlight: Director's Cut. Questi sono suddivisi in 14 di Bronzo, 13 d'Argento, 5 d'Oro e 1 di Platino e si possono ottenere alcuni progredendo nel corso dell'avventura principale, completandola per esempio in modalità Incubo o recuperando un certo tipo e numero di oggetti, altri in quella Sopravvivenza, sopravvivendo più di 13 minuti e 43 secondi, e così via.
Il mondo dopo l’uomo
Come l'originale su Xbox 360 Deadlight: Director's Cut non è un gioco difficile da completare, almeno al livello di difficoltà diverso da Incubo, anche perché i checkpoint fanno rinascere quasi sempre sul luogo della morte a piena energia e senza penalizzazioni di sorta. Però il livello di sfida non è male, e visto che le meccaniche funzionano piuttosto bene è quasi impossibile non farsi trascinare in questo mondo disperato e pieno di pathos, accanendosi magari come nei vecchi platform avventurosi di un tempo mentre si cerca di eseguire qualche salto di precisione all'ultimo pixel. Per trovare quindi un difetto alla produzione bisogna parlare di longevità: la disperata corsa di Wayne mentre attraversa boschi e città devastate da un'orda di zombi inarrestabile non dura più di cinque ore, e a poco serve l'introduzione di un'inedita modalità chiamata Sopravvivenza.
Quest'ultima, infatti, altri non è che una sorta di "orda" dove bisogna resistere il più possibile a ondate di non morti sempre più numerosi, abbattendoli e spostandosi di stanza in stanza all'interno di un ospedale. Il tutto sfruttando sia le armi convenzionali come una mitragliatrice, le molotov e un fucile da cecchino, che quanto offre l'ambiente circostante per creare delle difese o per eliminare le minacce. Il tempo impiegato per sopravvivere agli assalti viene poi conteggiato e registrato in un'apposita classifica. Insomma, una modalità a nostro parere che nulla aggiunge di effettivo all'esperienza di gioco o alla sua durata, se non in minima parte, e che dopo un po' finisce per annoiare. Passando alla parte tecnologica, uno degli aspetti meglio riusciti di Deadlight era certamente lo stile grafico adottato dagli sviluppatori, che sfruttava al meglio la gestione delle luci per ricreare ambientazioni inquietanti e sinistre. Da questo punto di vista una migliore valorizzazione del sistema di illuminazione delle aree di gioco, unita alla maggiore risoluzione a 1080p garantita da PlayStation 4, in questa versione Director's Cut restituiscono alla vista di chi osserva degli scenari più definiti, davvero d'atmosfera e ben dettagliati nonostante la struttura bidimensionale, con luci oniriche ed efficaci giochi di chiaroscuri, strutture che cadono a pezzi, liquidi credibili e buone animazioni. La pulizia dell'immagine è notevole, così come i particellari e gli effetti volumetrici di fumo e nebbia, principali responsabili del salto in avanti tecnico della produzione, considerando la scarsa importanza dei modelli poligonali di protagonista e comprimari. Difficile, insomma, restare indifferenti a quanto appare su schermo, così come è difficile rimanere insensibili di fronte agli effetti sonori e alle musiche, davvero azzeccate e adatte al contesto, al pari del doppiaggio con le voci in inglese (il titolo è completamente sottotitolato in italiano).
Conclusioni
La versione Director's Cut di Deadlight è un'esperienza che non può lasciare indifferenti i videogiocatori grazie a una buona giocabilità, a un'atmosfera davvero azzeccata e alla costante sensazione di inquietudine e pericolo, che sono i punti cardine attorno ai quali è stata costruita l'esperienza. Quello di Tequila Works non è un titolo lunghissimo o troppo impegnativo, ma nel complesso resta piacevole da giocare proprio come l'originale. Tuttavia, nonostante le migliorie tecniche e la presenza di una nuova modalità secondaria, il prodotto non offre materiale sufficiente per spingere chi l'ha già giocato su Xbox 360 o PC ad acquistarlo nuovamente, e dunque è consigliato esclusivamente a coloro che non l'hanno ancora fatto.
PRO
- Bella l'atmosfera
- Meccaniche vecchio stampo davvero piacevoli
- Comparto artistico di ottimo livello
CONTRO
- Non molto longevo
- Chi l'ha già giocato difficilmente troverà un motivo per iniziarlo nuovamente