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Benvenuti a Dark Souls col permadeath

Roguelike e soulslike si fondono in Necropolis

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   19/07/2016

Quando Harebrained Schemes fece sapere al mondo che era al lavoro su un roguelike che riprendesse lo stile di gioco di Dark Souls, furono parecchie le antenne che si alzarono nella direzione dello studio già responsabile degli ottimi Shadowrun. Necropolis, a quasi due anni dal suo annuncio, arriva sul mercato conscio della complessità della sfida prefissata. Chi ha già sbirciato il voto a fine articolo avrà compreso come non tutto sia andato per il verso giusto, ma la sua natura procedurale e alcune trovate interessanti potrebbero renderlo appetibile per una parte di giocatori che apprezzano molto questo genere. Punitivo quanto basta e molto sbilanciato in favore del gioco in gruppo, il rogue/soulslike Necropolis, in base alle vostre esigenze, potrebbe regalarvi parecchi sorrisi o altrettante smorfie.

Necropolis prova ad unire due generi estremamente noti, riuscendo più nelle premesse che nella sostanza

Trollare, che passione

Ricercare qualcosa in grado di essere definito "arco narrativo" in Necropolis è quanto meno pretenzioso. A dispetto di quello che si potrebbe pensare interpretando il titolo del gioco o le atmosfere lugubri, gli sviluppatori si sono sforzati per instaurare una nota ironica in ogni elemento della produzione. A partire dal doppiaggio, realizzato utilizzando una serie di suoni gutturali che non hanno alcun significato ma che risultano parecchio buffi, fino alle frasi che affiancano le descrizioni degli oggetti o le battute che accompagnano l'inizio di ogni partita, tutto è virato alla totale presa in giro di un genere e di un modo di narrare che evidentemente gli sviluppatori apprezzano, ma che volevano omaggiare con uno spirito goliardico.

Benvenuti a Dark Souls col permadeath

È qui che si presenta il primo grande peccato di Necropolis: le possibilità indotte da questo metodo di narrazione si rivelano fin troppo superficiali, riducendosi ad una piccola serie di frasi che già dopo la terza o quarta partita cominceranno a ripetersi ciclicamente. E la mancanza di un vero e proprio fil rouge durante i dieci livelli che compongono i dungeon, non fanno altro che togliere qualsivoglia tipologia di attrazione narrativa al titolo. Vi ritroverete, già dopo un paio d'ore, a non far assolutamente più caso a quelle frasi che la prima volta vi sembravano dense di un significato nascosto, ma che risulteranno alla fine semplici digressioni senza un reale scopo. Questo fattore riduce sensibilmente la curiosità di andare alla ricerca delle - poche - iscrizioni sui muri dei dungeon, che raccontano la storia di divinità inventate in una veste sempre ridicola. Non mancheranno ad esempio racconti riguardo divinità che mentre mangiano liberano la propria aria nell'intestino e via dicendo. Un peccato davvero, perché le premesse per qualcosa di divertente e stimolante erano tutte lì, a portata di mano.

Muori e riprova, sempre, incrollabilmente

Veniamo a ciò che ha reso famosi i due generi principali che si amalgamano in Necropolis. È ovvio quanto Harebrained Schemes abbia puntano sulla notorietà di cui godono attualmente sia i roguelike che i soulslike. L'idea di prendere gli elementi chiave del design di entrambi risulta vincente sulla carta. Ecco quindi la generazione procedurale dei dungeon e la morte irreversibile; così come gli stilemi del combat system dall'altra, con la medesima mappatura dei comandi.

Benvenuti a Dark Souls col permadeath
Benvenuti a Dark Souls col permadeath

I dolori arrivano nel momento nel quale ci si rende conto che i dungeon si presentano sempre molto simili tra loro, con differenze minime in termini di design e con troppe poche tipologie di nemici che si ripetono instancabilmente per tutto il proseguo dell'avventura. Non basta la presenza di una buona dose di armi, scudi ed armature a generare quella sensazione di varietà di cui necessita il gioco. La maggior parte delle lame, tra l'altro, si comporta sempre allo stesso modo, con moveset, pesantezza e potenza delegate ad un semplice numero che non è possibile modificare in nessun modo. È chiaro come tutto questo sia stato necessario per scendere a compromessi con la natura procedurale del titolo, ma si sarebbe potuto trovare un qualche compromesso che rendesse ogni partita più utile anche in vista delle successive. In questo senso non bastano una serie di potenziamenti acquistabili una singola volta e poi attivabili durante tutte le successive partite, poiché vanno a modificare in maniera estremamente blanda e poco incisiva la build del proprio alter ego. Anche la scelta iniziale di quale classe utilizzare non cambia sostanzialmente nulla, se non il nome della divinità alla quale si è legati e la colorazione del proprio vestiario. Questo non fa altro che smorzare ancor più l'entusiasmo del giocatore, consapevole di dover ricominciare nuovamente, senza alcuna differenza e con un sistema di combattimento che purtroppo funziona solo a metà. Quest'ultimo infatti è basato su una serie di attacchi e contrattacchi tipici del genere di riferimento, ma che mancano di mordente e si limitano a risultare frustranti e legnosi. Il sorriso generato dalla nuova arma acquisita e non ancora testata, si spegne velocemente quando ci si rende conto che l'unico grado di sfida posto dal titolo si rivela essere la quantità di nemici che questo ci vomita addosso. Il tutto coadiuvato da un'intelligenza artificiale limitata e che porta gli avversari ad incastrarsi in qualsiasi punto della mappa. È veramente un peccato rendersi conto dello scemare dell'entusiasmo man man che si gioca il titolo, perché è evidente come Harebrained Schemes abbia provato davvero a riproporre quelle atmosfere dalle quali ha preso spunto. Le premesse e l'impatto iniziale del titolo risultano essere estremamente positive, ma è la ripetizione forsennata di partita sempre uguali a loro stesse che ne decretano il parziale fallimento. Diciamo parziale, perché chi ama alla follia questo genere potrà comunque trovare qualcosa di suo gradimento, ma non si può nascondere una mancanza di rigiocabilità che dovrebbe essere fonte assoluta di ossigeno per un roguelike.

In cooperativa è meglio

Ciò che salva Necropolis dal prendere una semplice sufficienza è la presenza della coop fino a 4 giocatori. Questa risulta divertente, ben equilibrata e dona mordente e risate ad un titolo che altrimenti, giocato da soli, rischierebbe di stancare troppo e troppo presto. La chicca in termini di design risulta essere il fuoco amico, che non farà altro che portarvi spesso ad uccisioni simultanee, che però sfoceranno quasi sempre in una risata, grazie alla possibilità di rianimare i propri compagni, fino alla morte della totalità dei giocatori.

Mamma, guarda: senza piedi!

L'impatto visivo con Necropolis, a prescindere dai gusti di ogni giocatore, è qualcosa che non può certamente lasciare indifferenti. A livello puramente artistico, il titolo rappresenta una piccola perla. Lo stile utilizzato per rappresentare i protagonisti, i vari elementi dello scenario e soprattutto i nemici sprizzano stile da ogni pixel.

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È impossibile non lasciarsi ammaliare dalle fiamme che fuoriescono dai bracieri in giro per i dungeon, o dai dettagli che caratterizzano questo o quell'altro nemico sul proprio cammino. Anche le armi e le armature risultano differenti l'una dall'altra e tutte curate nei particolari. L'unica cosa che lascia interdetti è la riproposizione delle ambientazioni, sempre molto simili. Dettaglio, questo, ovviamente derivato dalla natura procedurale del titolo, dal quale nessun esponente del genere è riuscito a smarcarsi. L'aspetto tecnico nudo e crudo risente di una quantità di pop up e compenetrazioni poligonali, che seppur nella maggior parte dei casi non incidono negativamente sul gameplay, ne rovinano comunque l'insieme, che invece trova proprio nel comparto grafico uno dei suoi maggiori punti di forza.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: I7 4790 a 4.00GHz
  • Memoria: 8GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 960ME
  • Sistema Operativo: Windows 10 a 64bit

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Pentium Core 2 Duo E8500 3.17GHz o AMD Phenom II X2 555 3.2GHz
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce 630 GT o AMD Radeon HD 6670
  • DirectX: Versione 9.0c
  • Memoria: 5 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 7 o Higher
  • Processore: Intel Pentium Core i3 2100 3.10GHz o AMD A8 3870K 3.0GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 750ti o AMD Radeon HD 7900 Series
  • DirectX: Versione 12
  • Memoria: 10 GB di spazio disponibile

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 27,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (8)
6.7
Il tuo voto

Necropolis pone le proprie basi su fondamenta solidissime, perdendosi troppo in fretta a causa di scelte di design non sempre felicissime, demandate all'aumento della difficoltà in modo forzato e mai troppo stimolante. Sarebbe stupido mettere a confronto una produzione come questa con quelle From Software, ma dal momento che lo stesso Necropolis non fa altro che paragonarsi alla creatura di Miyazaki e compagnia non si possono non trovare delle magagne. A queste si pone parzialmente una pezza grazie ad una coop estremamente divertente, un lato artistico curatissimo e la possibilità di aggiornare il gioco con contenuti e cambiamenti che potrebbero portarlo sulla via giusta.

PRO

  • L'impatto visivo è estremamente piacevole
  • La co-op a quattro giocatori aumenta esponenzialmente la longevità
  • Buona dosi di armi e armature...

CONTRO

  • ...ma tutte troppo simili tra loro
  • Dopo qualche run il divertimento in singolo cala vertiginosamente
  • Il prezzo è estremamente alto per un titolo di questa portata