Call of Duty: Infinite Warfare è stato uno dei capitoli più discussi degli ultimi anni. Lanciato sotto una pioggia di feedback negativi si è fatto forte di una fanbase decisa a non mollare mai la serie e le vendite, dopo il tracollo iniziale, sembrano essere tornate in carreggiata, strappando il primo posto in molteplici paesi. Insomma a Natale Call of Duty va ancora via come il pane e quale miglior periodo se non gennaio per far arrivare sul mercato il primo dei quattro contenuti aggiuntivi attesi per questa stagione? Contenutisticamente il valore della produzione si appoggia ai solidi canoni ormai dettati negli anni passati: quattro nuove mappe per il multiplayer e una nuova area per gli zombi, modalità di gioco ancora apprezzatissima e molto giocata da tutta l'utenza, persino quella più hardcore.
Scopriamo insieme il primo DLC di Call of Duty: Infinite Warfare
Le mappe
La prima delle quattro mappe presentate in Sabotage è Dominion, l'immancabile remake di una delle ambientazioni più apprezzate in Modern Warfare 2. La vecchia Afghan cambia faccia per adattarsi a uno stile futuristico che non le si addice, per un risultato tutto sommato dimenticabile. Il vecchio concept della mappa era stato pensato per dare vita a interessanti scontri sulla lunga distanza ma questa rivisitazione stravolge l'idea originale a causa dei poteri garantiti ai soldati con le nuove meccaniche di gioco e dagli esoscheletri.
Movimenti più rapidi, balzi giganteschi e una marcata possibilità di accorciare le distanze hanno mutato completamente le strategie rendendo Dominion una mappa per gli scontri a medio raggio. Certamente rimangono alcuni degli spot storici per il cecchinaggio, ma sono facilmente aggirabili e il centro della location, con navi spaziali e rottami sparsi in ogni dove offre una gran quantità di coperture dietro le quali ripararsi. Allo stesso modo degli esterni anche le zone al chiuso sono poco interessanti e povere di dettagli, rendendo Dominion il punto più debole dell'intero pacchetto. Noir d'altro canto è invece una vera e propria goduria per gli occhi ma è anche particolarmente piacevole da giocare. La pioggia incessante, che però non altera la visione dei veloci scontri a distanza ravvicinata, il ponte di Brooklin che si stagli in lontananza e i wall run sui cartelloni futuristici animati dipingono un quadro al cui interno è meraviglioso guerreggiare. Noir è una delle mappe meglio disegnate e più riuscite di Sabotage e potrebbe spuntarla pure se confrontata direttamente con le location proposte nella versione base di Infinite Warfare. Dal mero punto di vista del gameplay Noir tenta di rompere gli schemi e la solita offerta a tre percorsi principali proposta dalle mappe di Call of Dutyw viene qui dimenticata, presentando una costruzione non più lineare e per questo piuttosto imprevedibile. Ci sono decine di opportunità per sorprendere gli avversari alle spalle, colpendoli dai lati o attendendoli dietro le curve cieche dei tanti corridoi. Al centro dell'area di gioco il consueto punto nevralgico caldissimo, focolaio di scontri mortali che accompagnano tutta la durata del match. Altra mappa dalla costruzione vincente anche se dal sapore più classico è Reinassance. La mappa prende come ambientazione Venezia e la voglia di simulare Ezio Auditore e arrampicarsi sui palazzi come in un Assassin's Creed qualsiasi è davvero altissima. Purtroppo le limitate capacità di scalata dei nostri RIGS ci riportano con i piedi per terra cosa che però ci permette di osservare la cura riposta nella costruzione delle decine di negozi e ristoranti che fiancheggiano le zone più calde con alcuni interni particolarmente curati, in grado di regalare un colpo d'occhio eccellente. Reinassance è una mappa piccola e tra canali, e viottoli stretti offre poche opportunità di manovra favorendo ancora una volta i giocatori con i riflessi migliori, soprattutto per quanto riguarda il matchmaking pubblico dove la strategia di squadra viene messa in secondo piano. Neon, quarta e ultima mappa di Sabotage ha diversi punti a favore ma anche parecchi contro. L'idea innanzitutto non è particolarmente originale e la simulazione virtuale di uno scontro a fuoco è già stata proposta in molteplici altri shooter, persino in capitoli precedenti di Call of Duty. I bersagli colpiti, invece di morire, si smaterializzano davanti ai vostri occhi in un esplosione di poligoni colorati ma anche il setting che vi avvolge fornisce un pericolosissimo senso di déjà vu. L'idea di ridigitalizzare le vetture dopo la loro esplosione è un bel tocco di classe ma davvero non può salvare un'idea che sa tanto di riciclone. Sono poche le idee vincenti per ciò che concerne invece il level design, situazione che appiattisce eccessivamente l'esperienza di combattimento per un semplice commento finale: dimenticabile.
Largo agli zombie
Sta diventando ormai abitudine parlare del contenuto extra per la modalità zombi come vero e proprio piatto forte del DLC.
Sabotage non è da meno e se infatti le mappe per il multiplayer vivacchiano tra alti e bassi, Rave in the Redwood torna ad alzare nuovamente il valore del pacchetto, anche grazie a quella deriva anni '90 ricca di citazionismo che piace tanto a chi quegli anni li ha veramente vissuti. Probabilmente per il giovane pubblico di Call of Duty correre a perdifiato in una rivisitazione di Crystal Lake non sarà il massimo ma per chi ha qualche anno in più sulle spalle gli easter egg presenti e l'atmosfera che si respirano sono particolarmente esaltanti. La storia vede il ritorno di Willard Wyler, che questa volta catapulterà Ike Barinholtz, Jay Pharoah, Sasheer Zamata e Seth Green in uno slasher movie terrificante. La modalità è incredibilmente entusiasmante e le dimensioni della mappa abbondanti hanno permesso agli sviluppatori di aumentare la varietà di situazioni offerte in gioco. Si passa così dalla baita di partenza ad un laghetto tenebroso per passare poi a case sugli alberi e pericolose miniere. Oltre agli zombie agghindati per l'occasione troverete sasquatch e un nuovo super nemico da affrontare, oltre a nuovi modi per eliminare i determinati mangiacervelli. Dal punto di vista del gameplay latitano forse novità più consistenti per un'esperienza globale solida ma non travolgente. L'addio di David Husselhoff, che ci aveva accompagnato in Spaceland, è triste ma al suo posto compare il regista Kevin Smith che tenterà a modo suo di tenere alta l'asticella della tensione. L'atmosfera che si respira in Rave in the Redwoods resta dunque il punto forte della nuova location, grazie anche alle riuscitissime musiche inserite, e questo nonostante i soliti power up e la possibilità di assumere sostanze stupefacenti per potenziare i nostri quattro attori protagonisti. I DLC di Call of Duty servono unicamente a mantenere la community sui server e a rinfrescare l'offerta, per una strategia che torna a ripetersi anno dopo anno in maniera sostanzialmente identica. Un pacchetto discreto nel suo complesso quindi ma che certamente non vi farà cambiare idea sulla produzione né tanto meno vi spingerà ad acquistare il gioco base per provarlo.
Conclusioni
PRO
- Zombie resta la parte migliore del pacchetto
- Noir e Renassance sono molto belle da vedere
CONTRO
- Nessuna reale novità per i veterani
- Dominion e Neon non convincono appieno