Dopo il discreto numero di giochi che hanno accompagnato PlayStation VR al lancio, il visore di realtà virtuale per PlayStation 4 è entrato in una fase di pausa dal punto di vista delle nuove uscite. La situazione di questi primi mesi del 2017 non è passata inosservata ai possessori della periferica, che con un pizzico di preoccupazione hanno iniziato a interrogarsi sui piani di Sony per essa. PlayStation VR si trova quindi ora in un punto cruciale della sua esistenza, coi pezzi da novanta limitati al pur ottimo Resident Evil 7, mentre titoli come Farpoint e Star Trek: Bridge Crew sono ancora a qualche settimana di distanza da noi. Una fase in cui è fondamentale mantenere vivo l'interesse nei confronti del visore, anche attraverso progetti che sulla carta possono essere ritenuti minori, ma dai quali possono sempre arrivare piacevoli sorprese: è proprio questa la speranza di WhiteMoon Dreams, team indipendente che ha sviluppato Starblood Arena in esclusiva per PlayStation VR. Come stiamo per vedere, si tratta di uno sparatutto contraddistinto da una totale libertà di movimento.
Starblood Arena sa essere divertente, ma gli mancano i mezzi per essere interessante nel lungo periodo
Sangue e arena
Starblood Arena punta dritto alla sua anima di sparatutto, rinunciando completamente al tentativo di fornire una trama ai giocatori: l'unico abbozzo che abbiamo in tal senso suona più come un pretesto per darsele di santa ragione.
A quanto pare, nel futuro agli spettatori televisivi piacerà continuare a stravaccarsi sul divano come ora, ma invece di vedere una partita di calcio preferiranno ammirare navicelle pilotate da creature di vario tipo, impegnate a spararsi addosso con diversi esemplari d'armi. Visto il genere a cui appartiene, la fatica di WhiteMoon Dreams fa ovviamente leva principale sulla modalità multigiocatore, all'interno della quale è possibile trovare un set di tipologie di partita che parte dall'immancabile deathmatch singolo o a squadre. Direttamente da Rocket League arriva invece l'ispirazione per la modalità Gridiron, nella quale bisogna tirare la palla nell'area avversaria per accumulare punti: anche in questo caso non mancano le esplosioni, ma la tipologia di gioco richiede almeno sulla carta la messa a punto di una strategia diversa dallo sparo forsennato. L'ultima modalità è quella cooperativa proposta da Invasion, in cui i giocatori sono chiamati a fronteggiare ondate di nemici. Le varie opzioni dedicate al multigiocatore possono essere giocate in realtà anche in singolo, grazie alla presenza di bot controllati dall'intelligenza artificiale: ci sembra comunque superfluo dire che il single player deve essere visto solo come un passaggio di allenamento, prima di fare il debutto online per scoprire tutte le potenzialità di Starblood Arena. L'unico problema in tal senso, almeno per ora, è il matchmaking: nei primi giorni dopo il lancio del gioco capitava infatti di attendere anche diversi minuti prima di riuscire a trovare una partita. La situazione al momento non è migliorata di tantissimo, visto che a diversi giorni di distanza dall'uscita di Starblood Arena ci vuole anche qualche attimo di troppo per trovare una partita. I ragazzi di WhiteMoon Dreams hanno già detto di essere al lavoro per rendere più soddisfacente il matchmaking, che allo stato attuale però si dimostra ben al di sotto della sufficienza anche a causa di quella che sembra una diffusione del gioco non proprio eccellente.
Trofei PlayStation 4
Gli irriducibili del completamento a tutti i costi possono trovare pane per i loro denti, visto e considerato che Starblood Arena conta la bellezza di 55 trofei divisi tra 1 platino, 1 oro, 11 argento e 42 bronzo. Gli obiettivi sono legati a un po' tutti quanti gli aspetti del gioco, a partire dalle prestazioni nelle partite classificate online nelle varie modalità fino ad arrivare all'uso di determinati personaggi o armi per un certo numero di volte. Premiato anche chi decide di ammazzarsi spontaneamente.
In tutte le direzioni
In termini di pure meccaniche di gioco, Starblood Arena raccoglie il testimone lasciato da EVE: Valkyrie e RIGS al lancio di PlayStation VR. Rispetto a questi due titoli, il gioco realizzato da WhiteMoon Dreams prova a fare leva sul concetto di "sei gradi di libertà", ritrovabile in giochi del passato come Descent e Forsaken. In parole povere, la navicella che controlliamo ha la possibilità di muoversi nello spazio tridimensionale, fluttuando attraverso i tre diversi assi che lo compongono. Oltre ad andare in avanti o indietro, a destra o a sinistra, è infatti possibile salire o scendere con la navicella usando i tasti dorsali del controller, premendoli eventualmente in combinazione per controllare l'inclinazione del proprio mezzo. La mira viene presa coi movimenti della testa, che fanno quindi da puntatore per rivolgere il fuoco che viene sparato dall'arsenale della propria navicella. Una serie di elementi che sembrerebbe in grado di dare dei seri grattacapi in termini di motion sickness, che però sorprendentemente non si fa sentire quanto si potrebbe temere. Anche se siamo consapevoli della soggettività di questo tipo di problematiche legate alla realtà virtuale, come persone particolarmente predisposte a soffrire di motion sickness possiamo dire di aver passato indenni la fase di adattamento iniziale, abituandoci abbastanza velocemente ai movimenti compiuti all'interno di Starblood Arena. Segno che gli sviluppatori stanno imparando a gestire questo aspetto dei giochi in realtà virtuale anche quando essi appartengono a generi più movimentati, e la cosa non può farci altro che piacere. Saggia comunque anche la decisione di ridurre la durata delle partite a pochi minuti, per permettere ai giocatori di non stancarsi eccessivamente in un'unica sessione troppo lunga.
Una volta dentro la navicella, Starblood Arena dà ovviamente il meglio di sé: la sventolata libertà a sei gradi si riflette in un sistema di controllo che richiede un po' d'esercizio all'inizio, dando successivamente grandi soddisfazioni nell'ingaggio contro i nemici. Buona la diversificazione tra le caratteristiche dei vari personaggi, legati a figure classiche come quelle di cecchino, tank e così via. Per qualche ora Starblood Arena riesce senza dubbio a essere divertente, ma è sul lungo periodo che la situazione si fa un po' più problematica. Dal punto di vista contenutistico, come già descritto, tolte le due modalità deathmatch e le altre due "di contorno" resta davvero poco, con la sensazione di aver già visto tutto quanto in poco tempo pronta a sopraggiungere in modo inesorabile. Un problema che affligge Starblood Arena anche dal punto di vista stilistico, ispirato in modo evidente a Overwatch senza tuttavia riuscire a toccare le vette distintive del titolo di casa Blizzard. Così come i personaggi non risultano particolarmente memorabili lo stesso si può dire anche delle mappe, teoricamente in buon numero visto che sono dodici in totale, ma piuttosto deprimenti in termini di design e varietà. A risollevare le sorti interviene una buona possibilità di personalizzazione per i personaggi, che però non riesce a mettere in secondo piano le problematiche più evidenti.
Conclusioni
Starblood Arena diverte, ma non riesce a ritagliarsi uno spazio che vada oltre la sufficienza. A un gameplay positivo si affiancano infatti alcune lacune non di poco conto, che partono da un prezzo troppo elevato per quella che è l'offerta proposta dal gioco. Nel complesso, i punti a sfavore mettono in inevitabile discussione la durata del titolo di WhiteMoon Studios nel lungo periodo, a meno che gli sviluppatori non si facciano carico nei prossimi mesi di aggiornamenti importanti.
PRO
- Gameplay divertente
- Buon set di personaggi
- Motion sickness quasi assente
CONTRO
- Design generale migliorabile
- Matchmaking problematico
- Pochi contenuti
- Prezzo troppo elevato